«Il termovalorizzatore rappresenta ormai da due anni uno sbilancio per la società di 3 milioni di euro all’anno».
Una pesante affermazione contenuta nella risposta dell’assessore all’ambiente del comune di Pisa Salvatore Sanzo all’interrogazione presentata in consiglio comunale dai consiglieri Marco Ricci e Ciccio Auletta (Una città in Comune), che chiedevano contestualmente aggiornamenti sulla chiusura della linea 2 dell’impianto gestito da Geofor.
Lo scorso aprile la linea 2 è stata chiusa per uno sforamento dei livelli di diossine; a fine giugno l’azienda ha annunciato una spesa di 300.000 euro per la sostituzione dei filtri a manica che dovrebbe essere completata a giorni. Il tutto però come intervento tampone, in attesa del revamping – spesa stimata 25 milioni di euro – che dovrebbe mantenere in vita l’impianto fino al 2021, come previsto nel Piano straordinario dell’Ato Costa e nel Piano Industriale di Reti Ambiente.
Intanto però l’inceneritore di Ospedaletto rappresenta una perdita per l’azienda di circa 3 milioni di euro, segnata sia nel bilancio 2012 che in quello del 2011. Molteplici le cause: una lieve riduzione di rifiuti urbani, ma soprattutto la fine degli incentivi “cip 6”, ovvero la possibilità di vendere l’energia prodotta da rinnovabili a un prezzo superiore – questione controversa su cui Geofor ha aperto anche un contenzioso amministrativo.
Se infatti la produzione di energia elettrica di Ospedaletto è aumentata nel 2012 rispetto al 2011, questa però «è stata ceduta sul mercato, che ha fra l’altro fatto registrare una diminuzione del prezzo nel corso dell’anno», determinando una pesante perdita di utile.
Perché quindi volerlo tenere in piedi a ogni costo e procedere con il revamping? «Per consentire il mantenimento in sicurezza della sua conduzione in esercizio almeno fino al 2021, anno di termine tecnico dell’investimento», è la risposta del Comune, che aggiunge: «La sua definitiva dismissione potrà avvenire non prima del termine dell’ammortamento tecnico degli investimenti effettuati».«Ma se ogni anno si perdono 3 Milioni di euro, com’è possibile il recupero dell’investimento? », si chiedono quindi i consiglieri comunali, che aggiungono: «Nonostante queste perdite, l’intenzione dell’amministrazione comunale è di proseguire su questa strada non sulla base di politiche di efficienza nello smaltimento dei rifiuti ma per mere ragioni economiche».La risposta di Geofor è che la perdita provocata dal termovalorizzatore va a incidere su un bilancio in attivo, e che nel complesso l’azienda non è in perdita. Ciò nonostante, Geofor è ben consapevole che l’inceneritore ormai è vecchio e non può riservare che dolori. È il bilancio stesso a dirlo: «Deve osservarsi che la perdita registrata dal termovalorizzatore non è compensata dall’utile derivante dai conferimenti in discarica. La vetustà della macchina continua ad assorbire ingenti risorse economiche», e aggiunge: «Il prezzo praticato ai committenti è uguale indipendentemente dall’impianto ove avviene il conferimento, ossia termovalorizzatore o discarica, quando è noto che i costi operativi della macchina termica sono ben superiori a quelli di una discarica».Il presidente di Geofor Paolo Marconcini aggiunge: «L’azienda non ha un bilancio complessivo in perdita, perché ci sono le attività di servizio. C’è una rimessa di quella linea, è vero, del resto però c’è una rimessa anche nel compost, significa con questo che non dovremmo procedere con l’impianto anaerobico? » E si spinge oltre: «Il piano straordinario prevede il revamping di Ospedaletto e la terza linea del Picchianti, per il quale è stimata una spesa di 70-80 milioni di euro. Totale: 200 milioni circa. Non sarebbe stato meglio pensarne direttamente uno nuovo in grado di accogliere entrambe le richieste? Con tecnologie aggiornate e migliori sistemi di sicurezza? Tra spesa di dismissioni dei vecchi impianti e realizzazione di uno, unico e nuovo, la differenza sarebbe stata compensata dalla migliore efficienza. Ma la politica vuole altro, evidentemente».
Mentre si discute pubblicamente di decisioni già prese ma non attuate, i comuni di RetiAmbienti sono ancora in alto mare con le procedure di gara per il socio privato del nuovo gestore unico.
Al riguardo Marconcini nega che ci sia uno stallo: «RetiAmbiente esiste, ed esiste in funzione del fatto che sarà il contenitore entro il quale agirà il nuovo gestore. Recentemente si è riunito il gruppo di lavoro dei Comuni, e l’Ato Costa è intenzionata a mettere a gara il piano straordinario con le correzioni e l’inquadramento del piano regionale rifiuti».L’intreccio è fitto e la procedura complessa: cosa conferire in RetiAmbienti? Il patrimonio impiantistico o la sola gestione? Non si rischia, con il nuovo maxi gestore, di unire forzatamente situazioni societarie più o meno sane?
Domande importanti alla quale tutti i comuni interessati dovrebbero rispondere e aprire una discussione pubblica, ed entro le quali si colloca anche il futuro dell’impianto di Ospedaletto. Ma il disaccordo fra mondo ambientalista, istituzioni e aziende partecipate è ampio, non solo sui risvolti economici della gestione dei rifiuti, ma anche sugli aspetti della salute pubblica: Marconcini dice agli ambientalisti «di preoccuparsi del 40-50% che va in discarica», questi ultimi rispondono chiedendo «di effettuare indagini epidemiologiche nell’area sud-est di Pisa, visto che non si effettuano dal 2002».
In ogni caso, una soluzione transitoria senza impianti non è realisticamente prefigurata da nessuno, e già arrivare al 30% di residuo indifferenziato totale a livello regionale, come vorrebbe la Regione entro il 2020, sarebbe un gran traguardo.
di Cinzia Colosimo – Tirreno
23 Novembre 2024