Record di firme ora in Cassazione. “No alla privatizzazione dell’acqua”
In piazza Navona a Roma gli scatoloni con un milione e 400mila schede che sono state portate dai magistrati per la convalida. Entro la primavera del 2011 si potrebbe tenere il referendum
di GIULIA CERINO
ROMA – Oltre un milione e quattrocentomila firme per i referendum abrogativi delle norme che consentono la privatizzazione dell’acqua. In meno di sei mesi: un record. La corsa referendaria contro la privatizzazione della gestione del servizio idrico italiano è terminata. Il frutto del lavoro del Forum dei movimenti per l’acqua è tutto contenuto in più di cento scatoloni di cartone pieni di moduli referendari disposti al centro di Piazza Navona, a Roma. Dietro la montagna di box bianchi e azzurri, un camioncino pronto a dirigersi verso la Cassazione, dove le firme devono essere depositate. Da adesso in poi, infatti, si tratterà solo di aspettare il verdetto della Corte e sperare che dal ministero dell’Interno arrivi il via libera. Se così fosse, entro la fine della primavera 2011, gli italiani saranno chiamati ad esprimersi in merito a tre quesiti referendari: l’articolo 23 bis che prevede che le società, per fornire servizi idrici, si trasformino in aziende miste con capitale privato al 40%, l’articolo 150 del decreto legislativo 152/2006 che contempla, come unico modo per ottenere l’affidamento di un servizio idrico la gara e la gestione attraverso società per azioni, e in merito all’ultimo quesito, quello relativo all’abrogazione dell’articolo 154, nella parte in cui si impone al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa.
Le cose sono andate meglio di come il Forum dei movimenti per l’acqua, l’organizzatore della campagna, si aspettasse. Dopo due mesi, le firme erano già 500mila e a fine giugno la campagna aveva già battuto tutti i record: un milione e 400mila firme raccolte in tutta Italia. Ma la battaglia non è stata delle più facili. E anzi, in alcuni momenti, andare avanti con la raccolta firme è stato più faticoso del previsto. Prima i battibecchi con il leader dell’Idv, Antonio di Pietro, che ha presentato un quesito referendario sull’acqua concorrente a quello siglato dal Forum. Poi i tentativi di rappacificazione. Infine, la rottura definitiva 1 tra l’ex magistrato ed il movimento referendario. A maggio le critiche di una parte della rete, la nascita del comitato di cittadini “Acqualiberatutti” per il No al referendum. Infine il botta e risposta durato più di tre mesi tra il ministro Ronchi e il Forum. A giugno poi l’annuncio che, “pur rimanendo sulle proprie posizioni, il Pd aveva deciso di sottoscrivere il terzo quesito referendario presentato dai movimenti, quello relativo agli investimenti sulle reti idriche”.
Una battaglia lanciata con il sostegno di nomi noti: da Stefano Rodotà, uno degli ideatori dei tre quesiti al presidente della regione Puglia, Nichi Vendola. Ma portato a termine con migliaia di banchetti in tutta la penisola. Anche nelle sezioni di partito. Con momenti di grande visibilità come durante la Marcia della pace Perugia-Assisi di metà maggio, o i gazebo volanti durante il Giro d’Italia.
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25 Dicembre 2024