Questi i dati emersi dalla VII edizione dell’EcoForum organizzato da Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club, dedicato quest’anno ai mercati dell’economia circolare e realizzato in collaborazione con Conai e Conou e con il patrocinio del ministero dell’Ambiente e della Regione Lazio
L’economia circolare in Italia vale 88 miliardi di euro ed impiega circa 575mila lavoratori, in particolare tra i giovani. È quanto emerso dalla VII edizione dell’EcoForum organizzato da Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club, dedicato quest’anno ai mercati dell’economia circolare e realizzato in collaborazione con Conai e Conou e con il patrocinio del ministero dell’Ambiente e della Regione Lazio.
Con il 79% di rifiuti totali avviati a riciclo l’Italia presenta un’incidenza più che doppia rispetto alla media europea (solo il 38%) e ben superiore rispetto a tutti gli altri grandi Paesi europei: la Francia è al 55%, il Regno Unito al 49%, la Germania al 43% e la Spagna al 37%.
L’Italia, inoltre, è il primo Paese in Europa sull’obbligatorietà dei criteri ambientali minimi. La sostituzione di materia seconda nell’economia italiana comporta un risparmio annuale pari a 21 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 58 milioni di tonnellate di CO2. Siamo primi tra i grandi Paesi Ue anche per riduzione dei rifiuti: 43,2 tonnellate per milione di euro prodotto: la Spagna ne produce 54,7, la Gran Bretagna 63,7, la Germania 67,4, la Francia 77,4 (media Ue 89,1).
Inoltre per ogni chilogrammo di risorsa consumata il nostro Paese genera, a parità di potere d’acquisto, 3,5 euro di Pil, poco meno della Gran Bretagna (3,7, che ha però un’economia trainata dalla finanza), meglio della media Ue (2,2) e di Spagna (3,1), Francia (2,7) e Germania (2,3).
L’Italia può poi contare su un importante strumento, quello del Green Public Procurement (Gpp). Circa 170 miliardi di euro di spesa pubblica possono essere orientati verso la sostenibilità. Oggi il Green Deal europeo vede nel Gpp uno strumento indispensabile, e l’Italia è il primo Paese in Europa che ha introdotto dal 2016 l’obbligatorietà dei Criteri Ambientali Minimi in tutte le gare d’appalto.
Si deve mantenere questo primato e far crescere il numero di comuni, enti di gestione di aree protette, amministrazioni e società pubbliche in generale che devono adottarlo, ma serve un grande progetto per la formazione della pubblica amministrazione e un’attività costante e diffusa di controllo del rispetto dei Cam.