L’agenda del Governo per l’obiettivo “crescita” trascura totalmente rinnovabili ed efficienza energetica, e accoglie le idee di piano del Ministro Passera che vorrebbe legarlo alla ricerca del petrolio, alla costruzione di rigassificatori e metanodotti. Un Governo che guarda solo alle energie fossili e che conferma la sua concezione antiquata di sviluppo.
Più gas e petrolio per tutti. Non sarà sicuramente passato inosservato l’idea di piano ferragostano sull’energia di Corrado Passera (su La Repubblica del 13 agosto ha avuto la sua presentazione) che vorrebbe legare la crescita del Paese alla ricerca del petrolio, alla costruzione di rigassificatori e metanodotti. Si tratterebbe di un mezzo punto di Pil, svela il ministro.
Un piano che potrebbe essere pronto per settembre con l’obiettivo di elevare la produzione petrolifera nazionale fino a raggiungere il 20% della domanda, nuovi investimenti nel gas con i progetti di metanodotti dall’Algeria e il “corridoio Sud” nell’Adriatico, realizzazione di quattro rigassificatori tra quelli già approvati e in costruzione, il tutto con permessi più facili per perforazioni petrolifere (da 12 a 5 miglia?) e maggiore semplificazione amministrativa. Sulle trivelle ci siamo già espressi, mentre sul fatto che l’Italia debba diventare un hub del gas nel Mediterraneo e in Europa, i dubbi sono più che forti sia per fattori economici che ambientali di medio periodo.
Da un punto di vista dell’effettiva produttiva nazionale, poi, le quantità in gioco sembrano poche e se anche si riuscisse a ridurre di un po’ la dipendenza estera sarebbe per qualche anno, lasciando in seguito sul territorio infrastrutture inutili e dannose. Quel mezzo punto di Pil è stato poi controbilanciato dai probabili costi ambientali e sanitari?
Nell’agenda del Governo pubblicata qualche giorno fa dopo un Consiglio dei ministri tanto lungo quanto fumoso in termini di concretezza, in 18 pagine di ‘desiderata’ e di previste azioni programmatiche, sull’energia c’è solo un paragrafo brevissimo a pagina 12. In particolare sulla Strategia Energetica Nazionale che qui si riporta:
Il Governo conferma il settore energetico come elemento chiave per la crescita sostenibile per il Paese; per questo si intende formulare una Strategia Energetica Nazionale incentrata su tre obiettivi cardine: energia meno costosa per cittadini e imprese, maggior sicurezza e indipendenza di approvvigionamento, crescita economica legata al settore energetico.
Nient’altro di rilevante. Obiettivi impossibili e con scarse ricadute occupazionali di una proposta che tra le righe contiene quanto esposto sopra, visto che sulle rinnovabili questo Governo sembra aver già dato, anzi tolto (si parla addirittura di obiettivi 2020 già raggiunti). Un’ipotesi di strategia che diventa bizzarra se si vede in quale capitolino viene inserita: “Crescita e rinnovamento della società a vantaggio delle generazioni future”. Indicativo poi il sotto paragrafo collegato: “Attuazione dell’agenda per la crescita sostenibile”. Lo sappiamo che la parolina ‘sostenibile’, va sempre bene e fa la sua figura, anche se qui è totalmente scollegata dalla sua valenza ambientale. Ma noi presumiamo per chi sarà veramente sostenibile, visti gli interessi in gioco delle grandi e piccole lobby energetiche ed estrattive, di cui molte straniere, per non parlare delle colate di cemento che sembrano delinearsi da quel rilancio delle infrastrutture e delle grandi opere (forse con connessa defiscalizzazione) e dell’edilizia previste dal Governo Monti nello stesso documento.
Non un segnale su una visione di lungo periodo che dia forza all’efficienza energetica del sistema produttivo, al taglio degli sprechi energetici e all’edilizia esistente da risanare, alla green economy citata ogni momento dal Ministro Clini (lo ha letto questo documento? Lo sente suo?) e una decarbonizzazione della produzione di energia, magari valorizzando anche le tantissime competenze presenti nella ricerca e nelle PMI del nostro Paese ormai da tempo mortificate da politici e da una classe dirigente ‘traviata’ da legami con imprese energivore e impattanti e mai orientata agli interessi dei cittadini. E quando va bene ancorata a un passato novecentesco con il quale stiamo facendo i conti in questi anni. Penso alle decine di Ilva, Porto Marghera o Casale Monferrato che sono presenti nel nostro Paese. Bombe esplose o pronte a esplodere. Mentre le nazioni di vecchia industrializzazione, a partire da quelle europee, provano, anche se a fatica, a spingersi verso una transizione energetica innovando e puntando su fonti pulite ed efficienza, da noi si propone una strategia imbarazzante per un Paese che dovrebbe puntare a un profondo rinnovamento.
Stiamo di fronte a un Governo che va in senso contrario, antiquato e incapace di elaborare un’idea di futuro. Ha già affossato un settore che spingeva – fotovoltaico e rinnovabili elettriche – e che doveva essere solo regolato; è in ritardo di mesi sulla definizione del sostegno all’efficienza energetica e alle rinnovabili termiche, vuoto spinto nel campo della mobilità sostenibile (anzi, viene elargito quasi mezzo miliardo di sussidi all’autotrasporto) e ora propone un documento dove non compaiono mai le parole ‘rinnovabili’ ed ‘efficienza energetica’, il che dimostra come questo Esecutivo sia eterodiretto dai grandi interessi industriali ed energetici. Non sorprende una Confindustria che applaude al progetto di Passera. Al solito vale il motto “piatto ricco mi ci ficco” (vedi nucleare), pur sapendo l’organizzazione di via dell’Astronomia che, a parità di investimento, puntare sul risparmio e sull’efficienza energetica crea 10-12 volte più occupazione che puntare sulle classiche grandi opere (citiamo IlSole24ore) e poi nel tempo non si lasciano macerie sul campo ma si migliora il Paese.
Nelle prossime settimane parleremo con i numeri per far capire come sia senza senso questo piano del Ministero dello Sviluppo Economico e del Governo, ma sia chiaro ormai che siamo di fronte ad avversari della vera sostenibilità energetica e ambientale. Ne prendano atto i partiti che appoggiano questo Governo e intenderanno legarsi a questi uomini nei prossimi anni, perché dall’accurata gestione di questi settori discenderanno le future le politiche economiche e industriali, il risanamento finanziario del Paese e la creazione di occupazione. In una parola, il futuro modello di sviluppo. Che, diciamocelo, non può essere lasciato in queste mani.
Leonardo Berlen
Quale Energia
22 Novembre 2024