126 locali in tutta la Lombardia hanno aderito alla campagna “L’abbiamo imbroccata”, un’evoluzione di “Imbrocchiamola!”. Anche 18 aziende servono in mensa l’acqua di rete. Un primo bilancio: 1,5 milioni di bottiglie di plastica “risparmiate”, pari a 100mila chilogrammi di CO2. L’obiettivo: coinvolgere i 1.700 locali della regione.
“L’abbiamo imbroccata” è il passato prossimo di “Imbrocchiamola!”, la campagna di Altreconomia per il consumo di acqua di rubinetto nei locali pubblici. Di “Imbrocchiamola!”, però, “L’abbiamo imbroccata” rappresenta anche un’evoluzione, frutto di un progetto promosso da Fondazione Rete Civica di Milano, Legambiente Lombardia, Università Bicocca, con la partecipazione di Altreconomia, Metropolitana Milanese, Amiacque, Prothea, e con il contributo di Fondazione Cariplo.
Oggi, a un anno dall’avvio della campagna, è possibile un primo bilancio: “L’abbiamo imbroccata” ha fatto risparmiare oltre 100mila chilogrammi di CO2. E questo è solo il primo importante risultato di un’iniziativa che sta modificando le abitudini dei milanesi, sensibilizzando l’opinione pubblica sull’importanza di consumare acqua del rubinetto anche nei ristoranti o nei luoghi di lavoro.
Gli obiettivi di “L’abbiamo imbroccata” sono quelli di ridurre i costi ambientali legati a produzione, trasporto e smaltimento delle acque in bottiglia ed incentivare il consumo dell’acqua di rete come risorsa di qualità da valorizzare e non sprecare. Per questa ragione sono stati coinvolti i locali pubblici, le aziende, gli studi professionali e tutte le realtà sensibili dislocate nel territorio di Milano e provincia. I locali che hanno aderito a “L’abbiamo imbroccata”, e deciso di servire l’acqua di rete sui loro tavoli, sono già 126 in tutta la Lombardia tra ristoranti, agriturismi, circoli Arci e Acli, bar e anche rifugi alpini.
Di questi: 79 sono a Milano e 47 fuori città, di cui 29 solo nella provincia del capoluogo meneghino. Al progetto hanno aderito anche 18 aziende dove ora finalmente i dipendenti possono bere acqua del rubinetto durante la pausa pranzo.
Grazie all’adesione di questi locali è stato possibile risparmiare il consumo di circa 1 milione e 500mila bottiglie di plastica, con i relativi risparmi ambientali di produzione della plastica e trasporto (ad esempio sono stati risparmiati oltre 100mila kg di CO2). Tra i locali aderenti a “L’abbiamo imbroccata” ci sono da segnalare anche ristoranti che sono riusciti in pochi mesi, con costanza e intelligenza a passare dal 100% di richieste di acqua in bottiglia, a servire circa l’80% dell’acqua del rubinetto ai propri clienti.
Ma gli ideatori del progetto sognano in grande: stimando infatti l’adesione futura di tutti i 1.700 locali presenti tra Milano e provincia si potrebbe arrivare un giorno a evitare il consumo di oltre 20 milioni di bottiglie di plastica all’anno, con un risparmio di oltre un milione e 400mila chilogrammi di CO2. Senza considerare i costi ambientali del trasporto delle bottiglie di minerale che secondo una stima ogni giorno percorrono in media 350 km sulle strade italiane.
“Dopo decenni di cecità consumistica -ha spiegato Damiano Di Simine, presidente Legambiente Lombardia- riscopriamo il valore di un bene il cui costo è incluso nella tariffa di fornitura, e il cui valore è nella semplicità: l’acqua potabile non deve essere imbottigliata, etichettata, trasportata, filtrata, demineralizzata. Niente di tutto ciò, perchè ogni trattamento è un inutile costo supplementare che per di più rischia di contaminarla o di comprometterne i valori nutrizionali. L’acqua potabile è pulita, salubre e buona così come sgorga dai rubinetti”.
Ma “L’abbiamo imbroccata” si pone come obiettivo anche quello di una maggiore attenzione e consapevolezza sull’acqua del rubinetto: i locali e le aziende che aderiscono all’iniziativa entrano in un network che lavorerà in modo costante per migliorare la qualità dell’acqua, effettuando, laddove necessario, più controlli (ad esempio sui filtri che devono essere sempre sottoposti a una buona manutenzione per evitare contaminazioni), e molte campagne di informazione per i gestori dei locali. Insomma più acqua pubblica ma sempre ottima da bere.
Secondo i dati Istat, la fiducia delle famiglie italiane nei confronti dell’acqua del rubinetto è aumentata negli ultimi anni: se nel 2002 il 40% ammetteva la propria sfiducia, nel 2011 il rapporto è diminuito a solo 3 famiglie ogni 10. Un aumento dell’apprezzamento dovuto sicuramente anche agli alti costi dell’acqua in bottiglia: la spesa mensile per l’acquisto di acqua minerale infatti è di oltre 19 euro, pari quasi a quanto si paga per il servizio di acqua potabile, circa 20 euro. Chi si affida all’acqua in bottiglia paga dunque due volte l’acqua che beve.
www.altreconomia.it
23 Novembre 2024