I primi cacciabombardieri F-35 Lightning 2 per Aeronautica e Marina italiane avranno un costo previsto attualmente in 127,3 milioni di dollari (99 milioni di euro) ad esemplare per la versione A convenzionale con consegne a partire dal 2013 e di 137.1 milioni di dollari (106,7 milioni di euro) per la versione B a decollo corto e atterraggio verticale (Stovl) destinati a operare anche sulla portaerei Cavour che verranno acquisiti dal 2015.
Lo spiega il generale Claudio Debertolis, Segretario generale della Difesa, in un’intervista al web magazine Analisi Difesa nella quale emerge come negli anni successivi il prezzo di produzione del velivolo dovrebbe scendere a 90,6 milioni di dollari per la versione A e 118,8 per la versione B nel 2017 per poi calare progressivamente fino a 60 milioni di dollari oltre il 55° esemplare dei 90 previsti per le forze aeree e aeronavali italiane dopo il taglio deciso dal governo rispetto ai 131 cacciabombardieri previsti inizialmente per rimpiazzare AMX e Tornado dell’Aeronautica e Harrier della Marina.
Dati riferiti al costo del solo velivolo nella sua configurazione standard che confermano come i costi del programma Joint Strike Fighter (ribattezzato “il jet da un trilione di dollari” dalla stampa statunitense) continuino a crescere. Basti pensare che il 7 febbraio scorso lo stesso generale Debertolis comunicò alla Commissioni Difesa di Camera che i costi previsti per i primi tre esemplari di F-35A erano pari a 80 milioni di dollari ognuno. Stima relativa all’aereo “nudo” rivelatasi imprecisa e riferita a una pianificazione ormai superata dalle vicende del programma la cui lievitazione a determinato duri scontri negli Stati Uniti tra Lockheed Martin e il Pentagono.
Una volta usciti dalle catene di montaggio dello stabilimento FACO di Cameri, all’inizio del 2015 i primi 3 F-35A italiani (60 quelli previsti) saranno inviati presso il centro di addestramento negli Stati Uniti per iniziare la formazione dei piloti e degli specialisti. Nel 2016 saranno seguiti dai primi 2 di un successivo gruppo di 3 esemplari, sempre nella versione a decollo convenzionale . Il primo F-35A si schiererà sulla base di Amendola dell’Aeronautica Militare nel marzo 2016, mentre il primo F-35B a decollo corto e atterraggio verticale (30 esemplari divisi tra Marina e Aeronautica), il cui contratto d’acquisto è previsto nel 2015, comincerà ad operare dalla base di Grottaglie a partire dalla seconda metà del 2018.
Intanto sono già state ordinate alcune componenti per i successivi lotti di aerei che saranno contrattualizzati nei prossimi due anni e consegnati nel 2016 e 2017. Al di là del costo, già oggetto di polemiche tra il Governo e i movimenti pacifisti, il programma mantiene per l’Italia importanti criticità che riguardano l’utilizzo a regime ridotto dell’impianto Final Assembly and Check-Out (FACO) costruito dall’Italia sulla base aerea di Cameri con un costo di 800 milioni di euro e le incertezze circa le ricadute per l’industria italiana previste sulla carta per 13 miliardi di dollari, pari al 77 per cento dell’investimento italiano ma concretizzatesi finora solo in misura molto ridotta con contratti firmati per appena 650 milioni di dollari.
Il cacciabombardiere di quinta generazione è destinato a equipaggiare le forze aeree statunitensi (Air Force e Navy) e di numerosi Paesi alleati tra i quali, oltre all’Italia, Gran Bretagna, Canada, Turchia, Norvegia, Israele, Australia, Giappone e Olanda.
di Gianandrea Gaiani – Il Sole 24 ore
21 Novembre 2024