Si stima che oltre il 70% degli edifici italiani sia antecedente al 1976, anno dell’entrata in vigore della prima legge sul risparmio energetico degli edifici che, in seguito alla crisi mondiale del petrolio dei primi anni ’70, cercava di porre dei limiti alla dispersione termica degli involucri.
Se la L. 373/1976 ha avuto un’applicazione pressoché nulla a causa della scarsità dei controlli da una parte e della ricerca della massimizzazione del profitto dall’altra, la prima vera normativa sul risparmio energetico, anche molto innovativa rispetto al panorama europeo del tempo, la L. 10 del 1991, fu in parte disattesa per la mancata pubblicazione dei decreti applicativi, tanto che molti degli edifici realizzati dopo la sua emanazione risultano tutt’altro che energeticamente efficienti. Occorre attendere ancora molti anni perché l’Italia adotti una normativa che, oltre a recepire le direttive europee mirate al raggiungimento degli obiettivi posti dal protocollo di Kyoto, promuova il miglioramento del rendimento energetico degli edifici di nuova costruzione: il D. Lgs. n.192/2005, il D. Lgs. n. 311/2006, D. P. R. 59/2009 fino al D. M. del 26 giugno 2009 che fornisce le Linee Guida Nazionali. L’obiettivo europeo del 20 20 20 impone tuttavia che, oltre a realizzare nuovi edifici altamente performanti, si debba necessariamente intervenire su quei tre quarti di fabbricati esistenti, enormemente inquinanti ed inefficienti. La riqualificazione energetica del costruito potrebbe rappresentare, per di più, una preziosa opportunità di rilancio dell’edilizia e di tutto il settore indotto, ormai profondamente colpiti dalla crisi economica degli ultimi anni.
LA RIQUALIFICAZIONE ECOSOSTENIBILE
Intervenire sull’esistente è indubbiamente molto complesso per la vastità delle tipologie edilizie e delle tecnologie costruttive presenti e per la difficoltà nell’individuarle con esattezza ed a priori, senza contare che molto spesso è necessario fare prima i conti con restrittivi vincoli urbanistici e paesaggistici.
Nella ricerca della soluzione più appropriata e che sia al tempo stesso sostenibile, occorrerebbe innanzitutto partire da un’analisi bioclimatica dell’edificio onde stabilire possibili interventi preliminari al progetto di recupero e di risanamento vero e proprio.
Dall’analisi dell’ambiente esterno e del microclima, così come dallo studio dell’orientamento e dell’irraggiamento solare, è possibile determinare le potenzialità dell’edificio e le modalità di intervento, sfruttando al massimo l’apporto solare per il riscaldamento, per il raffrescamento, per l’illuminazione naturale o per la redistribuzione degli ambienti interni. L’esame del percorso del sole e delle ombre, sia proprie che portate sull’edificio da elementi naturali o altri fabbricati, fornisce, inoltre, informazioni preziose sulle schermature da utilizzare nella maniera più opportuna, senza limitare l’illuminazione naturale degli ambienti, né il guadagno solare nelle stagioni più fredde.
Lo studio della piovosità dell’area può fornire utili indicazioni sulla possibilità di raccolta dell’acqua piovana per il suo riutilizzo diretto, come per il suo sfruttamento nel controllo del microclima. Dall’osservazione dell’orografia del terreno e della vegetazione presente si possono scoprire o ottimizzare elementi schermanti o barriere frangivento/antirumore naturali, mentre attraverso la valutazione dei venti prevalenti è possibile individuare accorgimenti per la protezione del fabbricato dai venti invernali, come per la captazione delle brezze per il raffrescamento estivo.
L’analisi del sito e lo studio bioclimatico dell’edificio, in poche parole, appaiono come uno strumento propedeutico indispensabile che indirizza le successive scelte progettuali che, a seguito di un’attenta valutazione del bilancio energetico e delle dispersioni dell’involucro, non possono prescindere dalle moderne tecnologie di isolamento, da infissi ad alte prestazioni termo-acustiche e da impianti efficienti.
Gli obiettivi finali della riqualificazione “sostenibile” dell’esistente possono essere identificati, in definitiva, nel risparmio energetico e nella conseguente riduzione delle emissioni di inquinanti, ma anche e soprattutto nel miglioramento del comfort, inteso come comfort abitativo, termico, igrometrico ed acustico del singolo edificio all’interno di un contesto ambientale ed architettonico già costituito.
I VINCITORI DEL II PREMIO NAZIONALE DI BIOARCHITETTURA “COSTRUIRE NEL COSTRUITO/RECUPERARE L’ESISTENTE 2011”
Il dialogo con il costruito e la relazione con la comunità sono i principi alla base del II Premio Nazionale di Bioarchitettura “Costruire nel costruito/Recuperare l’esistente 2011” organizzato da Bioarchitettura e dell’Istituto nazionale di Architettura In/Arch e promosso dall’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) insieme a LegnoFinestraItalia, con il patrocinio dei ministeri dei Beni culturali e dell’Ambiente. Il progetto vincitore, Zenale Building Renovation, dell’architetto Filippo Taidelli, è una ristrutturazione integrale di un edificio del 1901 nel centro storico di Milano che coniuga un’armoniosa integrazione nell’architettura dell’intorno con il massimo comfort abitativo dell’involucro e con il minimo spreco di energia, attraverso l’isolamento di pareti e coperture e l’utilizzo di moderni impianti HVAC (Heating, Ventilation and Air Conditioning).
Il secondo premio è andato a Fabrica Nova dell’architetto Massimo Gin, la ristrutturazione edilizia con cambio di destinazione d’uso di una fornace per refrattari costruita alla fine degli anni ’30 del Novecento sull’isola di Murano; l’intervento ha visto la creazione di 20 unità immobiliari in classe “A” secondo il D. Lgs 192/2005.
Dopo la città ed un’area industriale, il terzo premio è stato assegnato al recupero di un centro agricolo con cascina nel piacentino: Casa Maloni, dell’arch. Sonia Calzoni; il contesto in cui si trova e la varietà dei volumi che la compongono hanno permesso alla progettista di sperimentare molteplici soluzioni per il miglioramento del comfort secondo principi anche bioclimatici, quali la ridistribuzione dei locali interni, lo studio delle nuove aperture sì da garantire un’adeguata ventilazione degli ambienti o l’utilizzo dei porticati come prolungamenti delle aree giorno interne. Alcuni nuovi tamponamenti perimetrali sono stati rivestiti con doghe di legno naturale disposte orizzontalmente e che possono aprirsi in corrispondenza delle finestre e quindi, oltre a fungere da facciata ventilata, costituiscono anche il sistema di oscuramento e protezione delle aperture; nella parte sovrastante il portico, infine, aprendosi orizzontalmente, le schermature possono diventare un’ulteriore pensilina a protezione dal sole. Particolare cura è stata rivolta al rapporto con la campagna, modellando i declivi del terreno ed arricchendo la vegetazione esistente con alberi a mascheramento della strada provinciale o a protezione degli edifici, senza dimenticare l’attenzione al risparmio energetico dei fabbricati, avendo realizzato murature comunque ben coibentate e tetti ventilati ed impiegato pannelli solari ben integrati in copertura.
DETRAZIONI PER LE RISTRUTTURAZIONI EDILIZIE ED INTERVENTI DI RIQUALIFICAZIONE 2012
Ricordiamo, infine, che, grazie al Decreto Crescita e Sviluppo, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 147 del 26 giugno 2012, fino al 30 giugno 2013 è possibile usufruire di una detrazione Irpef del 50% sulle spese per interventi di ristrutturazione, con un limite massimo di spesa detraibile di 96.000 €, e ancora del 55% per interventi di risparmio energetico. A partire dal 1 luglio 2013 le detrazioni dal 50% torneranno al 36%, ma ci auspichiamo che i futuri governanti del nostro paese possano rivedere tali scadenze e indirizzare ancora maggiormente la politica di “crescita” sul recupero dell’edilizia esistente, in termini di riqualificazione energetica, e magari anche sismica, e di qualità dell’abitare.
24 Novembre 2024