Sindaci, assessori e funzionari della Liguria che non hanno fatto nulla per alzare la misera percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti, rischiano di tasca loro. La procura della Corte dei Conti, infatti, ha appena mandato a giudizio l’attuale e l’ex sindaco di Recco e i loro rispettivi assessori, per non aver rispettato le percentuali minime di differenziata imposte dalla legge. Savona si ferma ad un inquietante 21,9% e l’ing. Pesce ha appena dichiarato che i paesi limitrofi sono attorno al 15%
Stima dello spreco di soldi pubblici: un milione e 200 mila euro. Contestato il danno economico derivante da tributi e sanzioni per l’eccessivo conferimento in discarica, ma anche, ed è la prima volta in Italia, il danno ambientale. E ora nel mirino ci sono Genova e altri venti comuni. La Guardia di Finanza ha già acquisito documenti, contratti e statistiche da Sarzana a Ventimiglia.La raccolta differenziata non decolla la Corte dei Conti processa i sindaciRecco primo caso, chiesto un milione di multa per gli amministratori della città
L’ATTUALE sindaco di Recco e il suo predecessore, i rispettivi assessori all’ambiente e il dirigente comunale responsabile del settore sono stati citati a giudizio dalla procura della Corte dei Conti per aver causato un danno erariale derivante dal mancato rispetto delle percentuali di raccolta differenziata dei rifiuti. I cinque, in caso di condanna, dovranno risarcire un milione e 200 mila euro.
Se per il danno economico originato dai maggiori tributi e dalle sanzioni per i quantitativi extra conferiti in discarica, si tratta del terzo processo del genere in Italia, per la prima volta nel nostro paese è stato, invece, contestato ai cinque “invitati” (l’invito a dedurre è l’equivalente dell’avviso di garanzia penale) il danno ambientale, pari a circa 80 mila euro. Il procuratore regionale Ermete Bogetti lo collega all’aumento illegittimo di rifiuti portati in discarica,che contribuiscono ad aumentare il «deterioramneto della risorsa naturale terreno, mediante l’introduzione di sostanze e organismi nocivi per l’ambiente e nell’immissione in atmosfera di gas nocivi».Ma, aldilà di questi aspetti, l’inchiesta della Corte affidata ai finanzieri della Sezione
Accertamenti Danni Erariali del Nucleo di Polizia Tributaria di Genova, rappresenta un vero e proprio terremoto per quasi tutti i comuni liguri visto che — e lo raccontiamo in queste stesse pagine — la nostra regione è all’ultimo posto tra quelle del centro nord per la raccolta differenziata e al sud è superata anche dalla Campania.Per quanto riguarda Recco verranno processati Gianluca Buccilli, sindaco dal 1999 al 2009, l’attuale primo cittadino Dario Capurro, l’ex assessore Stefano Bersanetti e il suo successore Franco Senarega, oltre al funzionario Franco Canovi. Gli anni presi in esame vanno dal 2006 al 2010quando era in vigore una convenzione siglata nel 2003 tra il Comune di Recco e quello di Genova che affidava il servizio di raccolta e conferimento all’Amiu. Nel 2010, Recco ha assegnato ad un’altra società il servizio dopo lo svolgimento di una gara d’appalto.La citazione della Corte contesta le bassissime percentuali didifferenziata. Se le leggi in materia stabilivano che per il 2006 e il 2010 i livelli minimi dovevano essere del 35% e del 60%, le statistiche di Recco fanno segnare rispettivamente dei miseri 11,89% e 22,83%.
La colpa di amministratori efunzionari, secondo la procura è di aver «omesso di assumere qualsivoglia iniziativa atta a ricondurre la gestione dei rifiuti nell’ambito della legge.. promuovere azioni nei confronti di Amiu che in violazione del contratto… non ha rispettato i limiti minimi di legge di raccolta differenziata».
I cinque sono difesi dall’avvocato Alessandro Ghibellini. L’ex gloria della pallanuoto locale è da tempo un consulente del Comune di Recco e di recente si è pure occupato di igiene urbana, ma in questo caso si smarca dal suo precedente ruolo, con un ardito dribbling al conflitto d’interessi, difendendo amministratori che sono accusati di aver procurato un danno proprio al Comune.
Nelle memorie difensive vengono citati vari aspetti, tra cui: la regolarità dell’appalto, la circostanza che la maggior parte dei comuni liguri siano fuorilegge, errata programmazione di Regione e Provincia, l’assenza di danno ambientale visto che la discaricaè autorizzata, il costo maggiore della raccolta differenziata rispetto a quella indifferenziata.
Obiezioni alle quali replica la procura punto per punto. Ad esempio con i dati del Rapporto Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale del Ministero per l’Ambiente) che «mostra inequivocabilmente come all’aumentare della percentuale di raccolta differenziata decresce il costo annuo complessivo della gestione dei rifiuti».
L’avvocato Ghibellini arriva anche a contestare lo scarso effetto deterrente della cosiddetta ecotassa (ossia l’addizionale del 20% per i rifiuti finiti in discarica «ove non siano conseguiti gli obiettivi minimi di raccolta differenziata previsti dalla legge»), perché troppo lieve. «E’ come sostenere — replica il procuratore Bogetti — che se il ladro ruba è perché la pena per il furto è troppo bassa e dunque non sussiste la responsabilità del ladro».
E adesso si aprono nuovi fronti anche Genova finisce nel mirinoLiguria in clamoroso ritardo, solo al Sud si fa peggioE ADESSO tocca a Genova e ad un’altra ventina di località liguri tra le quali i capoluoghi di provincia. In questi ultimi mesi, i finanzieri della Sezione Danni Erariali hanno raccolto in molti uffici, da Sarzana a Ventimiglia, la documentazione relativa ai dati della raccolta differenziata e, dopo aver mandato a giudizio amministratori e funzionari per il primo caso, quello di Recco, sono stati aperti altri fascicoli.
Sui nomi dei comuni “indagati” non trapela alcunché, ma l’accesso dei finanzieri a Tursi non lascia dubbi sul fatto che quella di Genova sia una delle amministrazioni nel mirino. Naturalmente, la Procura della Corte dei Conti se è vero che parte da un dato oggettivo come il mancato adeguamento ai livelli stabiliti dalla legge lo è altrettanto che analizza anche un elemento soggettivo quale può essere il comportamento di sindaci, assessori e funzionari. Ossia se si sono dati da fare per migliorare la situazione, se hanno contestato eventuali violazionicontrattuali con le aziende cui era stato affidato il servizio con precisi accordi e obiettivi.Detto ciò, il quadro ligure sulla differenziata è quanto mai sconfortante.
La nostra è una regione cheper quanto riguarda i rifiuti sembra appartenere al profondo Sud, e purtroppo non è in questo caso una nota positiva.Se nel 2010 la percentuale di raccolta differenziata in Italia fa registrare una media nazionaledel 35,3% (dati ministeriali del-l’Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), al Nord la percentuale sale al 49,1%. Ma se il Veneto è la regione più virtuosa con il 58,7%, la Liguria è la cenerentola conappena il 25,6%. Addirittura sotto la media del Centro Italia (27,1%) e poco sopra la media del Sud (21,2%), ma decisamente staccata dalla Campania che fa registrare un 32,7%.Per quanto riguarda i dati cittàper città, si passa all’Osservatorio Regionale sui Rifiuti gestito da Arpal.
Genova, nel 2011, si assesta ad un dignitoso, ma nulla più, 31%, che comunque è sempre appena la metà di quanto previsto dagli obiettivi minimifissati dal combinato di articoli del Codice dell’Ambiente del 2006 e della legge finanziaria del 2007.Certo i genovesi possono consolarsi se guardano le altre province: Savona si ferma ad un inquietante 21,9%; Imperia fa un po’ meglio con 24,5% mentre La Spezia va decisamente meglio con il 35,9%.Nella sua citazione agli amministratori di Recco, il procuratore Ermete Bogetti sottolinea come «la circostanza che tanti non rispettino la legge non costituisce scriminante per il singolo che non la rispetta».E poi cita il Rapporto Ispra attraverso il quale «si evince che regioni italiane paragonabili per condizioni di territorio e distribuzione della popolazione hanno ampiamente conseguito e superato in tutti gli anni gli obiettivi minimi di legge, dimostrando la effettiva realizzabilità del risultato voluto dal legislatore nazionale e comunitario».
Insomma, l’esperienza degli altri dimostra che se proprio non è possibile raggiungere nei tempi le tabelle ministeriali perlomeno, con un po’ di impegno, si può tentare di sfilarsi la maglianera di ultimi del gruppo.(m.p.)
Marco Preve da Repubblica
22 Novembre 2024