L’intervista al presidente Valerio Caramassi su traguardi e obbiettivi del gruppo toscano
Per spiegare che cosa si è inaugurato oggi a Pontedera, dove è stato tagliato il nastro all’impianto di Revet Recycling per il riciclo delle plastiche eterogenee da raccolta differenziata, bisogna partire dall’inizio, e dall’inizio significa parlare di Revet come gruppo: al presidente di entrambe le società, Valerio Caramassi, chiediamo subito di rispondere a un dubbio che è quasi una critica: qualcuno parla di monopolio…
«È il secondo impianto che inauguriamo in due anni come gruppo Revet, un gruppo che oggi significa 35 milioni di fatturato, oltre 200 dipendenti, 4 impianti satellite a Empoli, Livorno, Grosseto e Siena. Negli ultimi tre anni abbiamo investito 17 milioni in ricerca e tecnologia. Dietro RevetRecycling ci sono due società: Revet e Refri. Ma dietro questo progetto ci sono 24 aziende (pubbliche, private, pubblico-private e cooperative), una banca (Fidi Toscana) e più di 200 campanili toscani. Tutto senza leggi né costrizioni. Da Quadrifoglio a Sienambiente, da Publiambiente a Geofor. Il merito è loro ed è paradossale che questo merito, ora, venga definito come monopolio».
Riciclo è ricerca, tecnologia e industria…
«Questo impianto è la prova provata che senza ricerca, tecnologia e industria non c’è riciclo. La raccolta differenziata è un presupposto ma il riciclo o è ricerca tecnologia e industria o non è! E qui dobbiamo ringraziare la Regione Toscana, la Provincia e il Comune di Pontedera, Pontech e Pontlab che hanno rappresentato un humus indispensabile al raggiungimento di questa tappa. Tappa, non arrivo!»
Inizia un cammino più unico che raro. In Italia e in Europa. Filiera corta e partnership toscane per un contributo al rilancio del manifatturiero toscano.
«Sulle plastiche eterogenee inizia un percorso toscano del tutto originale: raccolta, selezione, preparazione per il riciclo e riciclo entro i confini regionali (che significa innanzitutto meno emissioni, ma anche controllo della filiera). E questo percorso può ulteriormente arricchirsi di partnership con aziende trasformatrici del materiale da noi prodotto.
Dico di più. La Toscana chiude il ciclo anche nel vetro, nella carta, nei poliaccoppiati. Avremmo certo da recuperare nella quantità delle raccolte ma non abbiamo uguali nel riciclo. Ed è al riciclo che guarda l’Europa».
L’obiettivo deve essere il riciclo: ma non tutto è facilmente riciclabile allo stesso modo
«Sulle materie prime seconde e sul riciclo, come per qualsiasi altra materia, non si può ragionare in astratto. Ogni materia ha il suo ciclo industriale, le sue convenienze, le sue criticità. Mentre per vetro, carta, alluminio, acciaio il problema è solo nella qualità dell’approvvigionamento (ogni Kg di materiale che non rientra nei cicli industriali è una spesa doppia e un peggiore impatto ambientale), per le plastiche il discorso è diverso. Quelle che hanno un valore di mercato (bottiglie e flaconi) rientrano nei cicli industriali senza alcuna criticità, quelle che hanno un disvalore di mercato, sono indirizzate per lo più a recupero energetico con costi doppi per il sistema: di conferimento e di bolletta energetica».
Cosa intende quando dice che è necessario riorientare le risorse disponibili in modo coerente?
«Direttive europee, Leggi nazionali e regionali, piani e dichiarazioni di intenti e petizioni di principio indicano una gerarchia precisa: riduzione, riciclo, recupero energetico, discarica come ultima ratio. L’allocazione delle risorse (non dei discorsi) deve seguire questa gerarchia che oggi, invece è, per le plastiche eterogenee, del tutto rovesciata. Tutte le risorse vanno alla raccolta (salvo l’encomiabile sforzo degli incentivi -bloccati dal patto di stabilità però – della Toscana) e al recupero energetico con doppia voce: costi di conferimento e incentivi GSE. Ora questo nodo, in Toscana si può affrontare. Il protocollo firmato nel 2010 è in scadenza e a settembre ci riuniremo per rinnovarlo. Il tempo delle assemblee e delle perorazioni è scaduto. Qui c’è green economy e green industry. Qui ci sono oltre 200 posti di lavoro e la possibilità di consolidare e sviluppare una filiera che in Toscana vale oltre 600 aziende e centinaia di posti di lavoro».
A Pontedera una delle prime aziende italiane attiva sulle plastiche miste post consumo
Impianto Revet Recycling per il riciclo del plasmix: ecco come funziona
Recuperare la frazione più critica delle raccolte differenziate, quella delle plastiche miste, creare nuove opportunità nel settore del riciclo, coniugare la creazione di valore con la sostenibilità ambientale.
Con questi obiettivi è nata Revet Recycling, una delle prime aziende italiane che è riuscita a riciclare le plastiche miste post consumo trasformandole in granulo con cui realizzare ri-prodotti di alta gamma, come i particolari per l’automotive.
Per mezzo dei suoi due impianti – quello per la produzione di profili per l’arredo urbano, e quello per la densificazione e granulazione del plasmix, inaugurato oggi – l’azienda controlla l’intera filiera industriale del riciclo delle plastiche miste, valorizzando così una frazione critica altrove destinata prevalentemente al recupero energetico.
Con uno sviluppo lineare di circa 120 metri, (oltre alle opere accessorie per la depurazione delle acque di lavaggio e il filtri di abbattimento delle emissioni) il nuovo impianto è in grado di trattare 2500-3000 chili l’ora di materiali plastici.
Ciò significa che ogni anno Revet Recycling (detenuta al 51% da Revet spa azienda che raccoglie, seleziona e avvia a riciclo le raccolte differenziate toscane e al 49% da Refri Srl holding emiliana del gruppo Unieco che si occupa del recupero dei rifiuti elettronici) processerà circa 15mila tonnellate di quella frazione critica delle plastiche che quasi sempre e quasi ovunque viene destinata a recupero energetico.
Revet Recycling invece la valorizza come materia e grazie ad un approccio che parte dal prodotto finito per risalire al blend di polimeri più adatto ad ogni singola esigenza, è la prima realtà industriale che è riuscita a sostituire la materia vergine anche in prodotti di alta gamma, come i particolari per l’automotive.
Il nuovo impianto di riciclo di Revet Recycling, costato oltre 5 milioni e inaugurato oggi dall’assessore regionale all’ambiente Anna Rita Bramerini, insieme al presidente di Revet Recycling Valerio Caramassi, all’amministratore delegato Emanuele Rappa, al presidente della provincia di Pisa Andrea Pieroni e al responsabile raccolta Corepla, è quanto di più attuale sotto il profilo tecnologico.
Le plastiche miste vengono caricate su due nastri che le conducono alla linea di triturazione (2500-3000 kg/h), dove una serie di denti metallici montati su un albero centrale riduce il materiale in scaglie di diametro inferiore ai 40 millimetri.
Le plastiche triturate vengono trasportate ad un serbatoio (buffer) di accumulo dove, spinte da coclee di trasporto, sono riversate nelle due vasche di lavaggio in successione, la frazione più pesante, composta principalmente da detriti e poliestere, affonda e viene espulsa dal ciclo (30% circa), mentre la frazione galleggiante viene inviata a due centrifughe che separano il materiale dall’acqua di lavaggio e da inquinanti solidi.
A questo punto il materiale è pronto per essere riciclato. Le plastiche vengono riversate su un nastro dosatore che le conduce al densificatore: nella camera di miscelazione, per effetto dell’attrito e della pressione generati dalla rotazione di due viti controrotanti, si raggiunge la temperatura di fusione (circa 220 °C). Il flusso (1600-2000 kg/h) viene quindi immesso nell’estrusore dove, mediante la rotazione di una vite senza fine (Æ 300 mm.) viene omogeneizzato e liberato dei gas residui. Un filtro autopulente separa le ultime eventuali impurità.
Il materiale, raffreddato e solidificato, viene ridotto alla dimensione voluta (Æ <3 mm.), passato all’interno di un vibrovaglio e stoccato all’interno di un silo miscelatore, pronto per essere impiegato in cicli produttivi di manufatti.
Dal punto di vista occupazionale il nuovo impianto di granulazione delle plastiche miste impiegherà a regime circa 10 dipendenti. Jacopo Carucci GreenReport
22 Novembre 2024