Sandro Medici dalle Repubblica Romana all’Altra Europa di Tsipras per “dare prospettiva alla sinistra”
Ex presidente di muncipio ed ex candidato alle scorse comunali per la lista Repubblica Romana, Sandro Medici scende in campo per le prossime europee con la lista ‘Un’altra Europa con Tsipras’
Ylenia Sina
Ex presidente dell’ex decimo municipio, candidato sindaco alle scorse comunali per la lista Repubblica Romana, Sandro Medici scende in campo per le europee nella lista di sinistra ‘Un’altra Europa con Tsipras’, il leader della coalizione greca della sinistra radicale Syriza. “Sostenere la prospettiva di un percorso a sinistra”, uno dei motivi che lo hanno portato a candidarsi. Ignazio Marino? “E’ un sindaco in gabbia. La battaglia per liberarsi delle politiche dei patti di stabilità e dell’austerità che stanno colpendo la Capitale può essere giocata anche in Europa”.
“Un’altra Europa con Tsipras”. Perché ha deciso di scendere in campo?
Prima di tutto una considerazione di carattere politico generale: ho seguito questa scelta per sostenere il tentativo di dare una prospettiva alla sinistra di questo Paese coagulando un sentimento popolare molto ampio. L’obiettivo non sono solo le elezioni di maggio, ma anche quello che verrà dopo. Non si potrà fare finta di niente.
Quindi ha deciso di mettersi in gioco in prima persona.
Diciamo che sono tra i tanti in questo Paese alla ricerca di una sinistra perduta e voglio dare il mio contributo con un atteggiamento operoso nella costruzione del progetto. Non è sufficiente guardare le nuove imprese con simpatia. Fortini diceva ‘Essere o non essere è filosofia’ mentre ‘Fare o non fare è politica’. Non nascondo che ho anche ricevuto una pressione affettuosa da parte di tutte le realtà che, meno di un anno fa, si erano raccolte attorno all’esperienza di Repubblica Romana. Alle scorse elezioni comunali non abbiamo raccolto abbastanza voti per eleggere dei consiglieri ma quell’esperienza resiste e mi chiede di continuare il percorso.
L’avventura politica alle europee può essere letta come una naturale continuazione di quel percorso?
Se venissi eletto è chiaro che porterei in Europa le ragioni di questa città. Mi sento molto legato ai destini di Roma. Inoltre l’esperienza di Repubblica Romana ha ottenuto un risultato politico molto importante: affermare che la proposta del centrosinistra, con i suoi aspetti positivi ma anche i suoi limiti, è finita. Lo stesso Pd sta lentamente scivolando verso il centro. E non solo perché i suoi leader, penso a Letta e Renzi, hanno una storia politica ‘democristiana’ ma anche perché sono i mercati internazionali ed europei a volere che questo accada. In questo quadro lo spazio della sinistra si è andato via via riducendo. Lo diciamo da un anno ma, per dirla in parole semplici, uno si stanca di avere ragione. Anche in Campidoglio la coalizione che sostiene il sindaco è praticamente morta perché il centrosinistra non esiste più.
La sua esperienza politica è molto legata ai territori di questa città. Quali istanze porterebbe in Europa?
Le altri capitali europee godono di una grande autonomia politica e finanziaria. Penso a Parigi, Londra, Berlino che ha addirittura un potere legislativo. Questo aspetto per Roma è sempre stato sottovalutato. Altro tema è come queste città devono governare in un momento di crisi. Lo sollevammo anche nel corso della campagna elettorale alle comunali: non si può governare Roma senza risolvere la questione del suo debito. La nostra proposta era azzerare questo debito, eredità delle politiche del passato ma anche frutto del carico esagerato che Roma ha sempre dovuto sopportare per le sue funzioni di capitale. Al contrario Marino, così come altri sindaci d’Italia, continua a ragionare dentro alle imposizioni del patto di stabilità e del fiscal compact. L’unico modo per uscire da questa gabbia è ribellarsi a queste imposizioni.
E’ questo uno dei punti da portare in Europa?
Certo. È importante battersi sui territori per impedire la vendita dei servizi pubblici e le dismissioni. Penso per esempio al caso Acea per Roma. Ma questa è una battaglia che va fatta anche a livello di parlamento e commissione europea per incidere sugli indirizzi politici generali.
A distanza di otto mesi, qual è giudizio sulla Roma di Marino?
La situazione sta peggiorando. Credo che Ignazio Marino, anche al di là della sua volontà e delle sua qualità, è un sindaco in gabbia. Non credo sia felice di starci ma non ha nessuna intenzione di liberarsi. Se continua a essere compiacente nei confronti delle politiche del patto di stabilità questa città non potrà che peggiorare.
Qualche esempio?
La scorsa settimana lo sportello antiviolenza di Tor Bella Monaca è stato sfrattato. Il sindaco in un mese non è riuscito a trovare uno spazio da assegnare per svolgere questo importante servizio sociale. Non perché non voglia ma se continuerà ad essere schiavo di questa logica non ci riuscirà mai a patto di vendersi pezzi di patrimonio o quote di Atac o di Ama. Bisogna disobbedire o la situazione si aggraverà sempre di più.
27 Novembre 2024