A Capannori la società Creo apre l’impianto di carbonizzazione termale, un altro è previsto nel porto di Piombino
L’IMPIANTO fa in 8 ore quanto la natura in millenni: trasforma i rifiuti organici in lignite, ovvero in carbone utilizzabile per la combustione, come ammendante dei terreni, nella produzione industriale (dai filtri alle vernici). Si chiama carbonizzazione idrotermale. Viene realizzata in una centrale brevettata e realizzata con finanziamenti europei a Valencia. Ora l’impianto arriva in Toscana, a Lucca, grazie a Luca Gelli e Massimo Manobianco.I due, il primo imprenditore nel settore manti stradali e il secondo tecnico, hanno fondato e controllano la Creo srl, società licenziataria esclusiva per l’intero Paese dei quattro brevetti inventati in Spagna dalla Ingelia sl. Creo prevede di aprire entro il 2017 impianti a Capannori e nell’area del porto di Piombino, oltre che nel Leccese, in Basilicata, Veneto e Umbria (altri impianti, tra cui a Montespertoli e Siena, vorrebbe aprire direttamente Ingelia). Investimento toscano di 35 milioni di euro, al netto dei capannoni, 8 milioni dei quali dovrebbero arrivare, attraverso il “Protocollo d’Insediamento”, da contributi della Regione a cui è stata chiesta l’autorizzazione a realizzare le centrali. Obiettivo 8 milioni di giro d’affari per ciascun impianto e oltre 40 assunzioni. «Ma alcune Pmi toscane — spiega Manobianco — forniranno anche le sezioni d’impianto, dai reattori alle turbine, per le centrali di tutta Italia. Così valorizzeremo il know e il tessuto socio-economico locale, si svilupperà un indotto rilevante ». Sfida affascinante. Lo presentano come un progetto di Blue Economy con molte ricadute. «La Toscana — spiegano i due imprenditori — soffre un surplus produttivo di rifiuti organici di 300.000 tonnellate, destinate ad aumentare con la crescita della raccolta differenziata, e oggi smaltite in discarica o attraverso i termovalorizzatori. Noi le trasformeremo in lignite nei due impianti di potenzialità 60.000 (Capannori) e 120.000 (Piombino) tonnellate, evitando emissioni di Co2 in atmosfera. Le prospettive di sviluppo sono enormi: l’Europa importa carbone per 23 miliardi di euro, mentre produce 140 milioni di rifiuti organici che per due terzi vanno in discarica e che invece potrebbero essere mutati in risorsa».Gelli e Manobianco giurano sul basso impatto ambientale delle centrali. «Consumi energetici limitati — spiegano — Non c’è combustione, non si bruciano rifiuti, non si rilasciano polveri sottili in atmosfera, c’è autosufficienza idrica. L’impianto funziona come una centrale termica a metano, le emissioni sono equivalenti per quantità e qualità a quelle del riscaldamento di un albergo o di 30 appartamenti. E il traffico veicolare è stimato a pieno regime in un camion all’ora. Di contro ci giochiamo il jolly degli odori: se il ciclo del compostaggio si chiude in 60-70 giorni dal momento del conferimento, abbandonando per lungo tempo i rifiuti a mandare cattivi odori, il processo di carbonizzazione idrotermale si chiude in otto ore e avviene all’interno di piccole aree». Creo promette vantaggi per i conti pubblici: «Calcoliamo che le amministrazioni risparmieranno il 20% nel conferimento».Attraverso la regolazione di temperature e pressioni, oltre alla lignite si può ottenere un liquido sterile contenente acqua e sostanze fertilizzanti, utilizzabile in agricoltura attraverso l’estrazione degli elementi chimici dal liquido. Ma la vera magia è un’altra: ricavare carbone da rifiuti che produciamo tutti i giornie renderlo rinnovabile.
Fonte La Repubblica
22 Novembre 2024