Le vicende della mensa scolastica di Corsico sono state in questi ultimi mesi al centro di un acceso dibattito. Tanto da suscitare anche l’attenzione del New York Times. A fronte della morosità di molte famiglie rispetto al pagamento della retta per la mensa scolastica, il Sindaco della città, Filippo Errante, ha scelto la “linea dura”: impedire l’accesso alla mensa a quei bambini e a quelle bambine le cui famiglie non sono in regola con gli arretrati e i pagamenti correnti. L’amministrazione locale è legittimata a pretendere il pagamento di un servizio laddove sussista da parte delle famiglie una morosità colpevole.
Se andiamo oltre la facile retorica dei “furbetti” che non vogliono pagare, un primo problema si pone: sotto determinate soglie di povertà una retta, anche minima, può non essere sostenibile. È possibile che a pagare le colpe o le difficoltà dei genitori debbano essere i bambini? È il secondo aspetto che mettono giustamente in evidenza i comitati dei genitori corsichesi, da mesi mobilitati: perché il dato di fatto è che i bambini si vedono, come è accaduto e sta accadendo, negare l’accesso alla mensa scolastica.
La linea dura adottata dall’amministrazione corsichese per “far rispettare le leggi [e] garantire l’equità sociale” ha prodotto un risultato che inciderà in modo più significativo nel tempo di quanto, i piani di rientro e i soldi recuperati sembrano aver fatto per coprire il buco di bilancio. Si è infatti affermato un principio, controverso sullo stesso piano dell’equità sociale del “paghi o non mangi a scuola”. Le conseguenze pratiche e immediate sono sotto gli occhi di tutti e ben raccontate dai Comitati dei genitori corsichesi: discriminazioni nei confronti di bambini e bambine, riduzione del tempo scuola e, di conseguenza, dei momenti di socialità, convivialità e integrazione e dell’accesso, per molti bambini, ad un pasto bilanciato e sano dal punto di vista nutrizionale.
Ma emergono altri due elementi dalla vicenda di Corsico. Mi riferisco alla solidarietà e ai diritti. Rispetto alla prima, la reazione dei bambini e dei genitori, degli i nsegnanti e dei presidi è stata un esempio a cui tutti dovremmo ispirarci: gesti di solidarietà concreta per garantire il più possibile che anche i bambini che non avevano diritto al pasto potessero mangiare.
Rispetto ai diritti, sono gli stessi bambini a chiamarli in causa quando affermano: “i bambini hanno diritto a mangiare, perché (il sindaco) non ci protegge?”. Corsico quindi rappresenta la cartina di tornasole di una delle sfide fondamentali che ci troviamo ad affrontare in questi tempi di crisi: realizzare, rispettare e proteggere i diritti umani fondamentali per garantire equità e coesione sociale. Questo compito chiama in causa tutte le istituzioni, anche, e forse oggi più di ieri, quelle locali.
Soprattutto in contesti di povertà urbana, la mensa scolastica è uno strumento fondamentale per garantire l’accesso a un cibo adeguato, in particolare per le fasce di popolazione più vulnerabili come quella dei bambini e delle bambine. Una mensa che contribuisce alla piena realizzazione del diritto al cibo, è una mensa accessibile a tutti e tutte, che garantisce i più alti standard sociali, ambientali e nutrizionali del cibo consumato. E non bastano le dichiarazioni di principio, come ad esempio fa in materia di diritto al cibo la Carta di Milano, la legacy politica e culturale dell’Expo2015; o leggi specifiche, come quella adottata dalla regione Lombardia in materia di riconoscimento, tutela e promozione del diritto al cibo; o addirittura proposte di costituzionalizzazione di questo diritto, come fa una proposta di legge depositata alla Camera a realizzare questi diritti. Serve invece che questi vivano nei territori, nelle pratiche dal basso e nelle rivendicazioni. Corsico è un esempio di ciò, le domande che solleva vanno oltre i confini di quel territorio e pretendono risposte chiare e urgenti alle istituzioni a tutti i livelli.
L’Art. 3 della nostra Costituzione, afferma il compito delle istituzioni di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Vietare l’accesso alla mensa significa non rimuovere gli ostacoli ma erigerne di nuovi.
Fonte Huffingtonpost
24 Novembre 2024