Il vicesindaco Mazzoni: entro la fine del mese sarà completata la bonifica dell’impianto, poi il via allo smantellamento
PIETRASANTA. L’inceneritore del Pollino, visto dal suo interno, sembra un enorme relitto alla deriva. Un relitto con i forzieri inquinati da reagenti chimici, con insetti che svolazzano in ogni dove, tubi in rame e ferro arrugginiti dall’usura del tempo e da una manutenzione obbligatoriamente venuta meno, escrementi di piccioni lungo il calpestio e vasche di acqua piovana che lasciano in scia un odore nauseabondo. Questo folle Titanic finito definitivamente a picco sei anni fa è costato alla comunità, fra realizzazione, riserve ed annessi vari, circa 55 milioni di euro, per poi sfiorire, indegnamente, fra sentenze di tribunale e inchieste epidemiologiche su cui ancora si attende un cenno e un minimo di chiarezza.
Quella verità invocata da chi abita in zona e che ancora oggi ha il cuore stretto in gola perché non sa esattamente cosa ha dovuto respirare negli otto anni in cui il termovalorizzatore – così veniva chiamato – ha incenerito rifiuti per poi sprigionare fumi nell’aria circostante.
Entro la fine del mese di ottobre la messa in sicurezza dell’impianto, affidata ad Ersu, sarà completata. E poi? Ecco, poi, si aprirà un nuovo capitolo, altrettanto complicato e oneroso: smantellare la struttura, bonificarla definitivamente. E non sarà una passeggiata. Poi ancora, forse, si potrà pensare a una riconversione dell’area in una sede didattica ambientale. A monito per quello che è stato e che mai più dovrà essere.
«Stamani abbiamo aperto le porte dell’impianto alla stampa: non appena sarà terminata la bonifica, organizzeremo un open day – entro la fine dell’anno – anche per i pietrasantini e per tutti coloro che vorranno vedere l’interno dell’impianto e rendersi conto personalmente – spiegano il vicesindaco Daniele Mazzoni e l’assessore Simone Tartarini – delle opere fatte per metterlo in sicurezza. Un lavoro imponente , ma necessario. La definitiva rimozione dei liquidi e dei rifiuti solidi renderà l’area inerte dal punto di vista ambientale. Siamo alle battute finali di questa lunga, complicata e dolorosa vicenda per la comunità di Pietrasanta ed in particolare per gli abitanti del Pollino».
Lavori scaglionati in tre fasi – le prime due sono già concluse – dal costo di mezzo milione di euro commissionati da Cav ad Ersu: la prima fase relativa alla rimozione di circa 80 tonnellate di rifiuti, la seconda di bonifica dei silos abbandonati ai margini dell’impianto e contenenti soda caustica ed altri reagenti potenzialmente tossici. «Adesso stiamo completando la bonifica delle vasche contenente acqua piovana e non: circa 800 mila litri che dovremo appunto togliere dalle 10 vasche qui posizionate – 3 grandi e 7 più piccole. In seguito procederemo alla definitiva ripulitura. Se si tratta di acqua inquinata? È venuta a contatto con i rifiuti ed è probabile che nelle sedimentazioni sia presente diossina. Al momento, però, nelle acque superficiali, non sono stati riscontrati elementi tossici, ma il monitoraggio è in atto e quindi aspettiamo a trarre delle conclusioni. Di certo stiamo portando a compimento un passaggio di bonifica ambientale particolarmente delicato. E di estrema importanza» fa sapere il direttore generale di Ersu, Walter Bresciani Gatti.
Con lo sguardo fisso all’insù a scrutare quel groviglio di tubi, manopole ed assemblaggi in ferro e rame, diventa difficile immaginare che in pochi mesi, una volta completata la messa in sicurezza, sarà possibile smantellare l’intero impianto. «È però quello che faremo: Pietrasanta, all’interno del Cav – aggiunge Mazzoni – spinge per una rimozione definitiva di tutta l’impiantistica, fatto salvo il recupero del materiale riciclabile. Un fatto è però certo: mai più un inceneritore o un impianto di questo genere al Pollino e sul nostro territorio». Luca Basile – Il Tirreno
22 Novembre 2024