Dopo il Report dell’IPCC, è chiaro a tutti che il momento migliore per ridurre le emissioni era 25 anni fa; il secondo miglior momento per farlo è oggi
Quando nel 2015, contestualmente all’approvazione dell’Accordo di Parigi, fu chiesto all’IPCC (Panel scientifico sul clima delle Nazioni Unite) un rapporto speciale sulla possibilità e il modo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, molti pensarono sarebbe stato difficile avere un rapporto concertato degli scienziati a livello globale in meno di tre anni. Però il 2018 è un anno importante, perché dovrebbe cominciare la revisione degli impegni assunti dagli Stati, insufficienti per limitare il riscaldamento globale a 2°C, figuriamoci a 1,5°C.
Eppure il rapporto è arrivato, completo e chiaro e dice quello che Gavin Schmidt, climatologo e direttore del Goddard Institute della NASA, ha così efficacemente sunteggiato: “il momento migliore per ridurre le emissioni era 25 anni fa; il secondo miglior momento per farlo è oggi”. Sappiamo tutti che i negoziati internazionali hanno perso molto tempo con schermaglie e scaricabarile -io non agisco se non agisci tu, ecc. – sapendo benissimo che il taglio delle emissioni voleva dire andare contro gli interessi delle grandi corporation dei combustibili fossili e un assetto economico e sociale. 25 anni che si sarebbero benissimo potuti impiegare almeno a prepararsi, e così non è stato. Ma ora, siamo fuori con l’accuso, ora non c’è più tempo per recriminare e nemmeno per piangersi addosso: occorre agire, velocemente e in modo incisivo. Evitando di cadere nelle solite trappole tese a distrarre e differire. Sapendo che più ritardiamo drastiche riduzioni delle emissioni, più le conseguenze saranno irreversibili e le soluzioni future saranno costose.
Il report IPCC sottolinea che oggi abbiamo l’opportunità, ancora e per poco, per modificare la china pericolosa su cui abbiamo posto il mondo come lo conosciamo e dimostra che mantenere il riscaldamento globale entro 1,5°C è più sicuro rispetto ai 2°C in termini di impatti climatici: l’aumento della temperatura globale a 2 ° C al di sopra dei livelli preindustriali porterebbe a conseguenze devastanti, fra cui l’innalzamento del livello del mare, la desertificazione di molti territori, la perdita di habitat e specie naturali e la fusione delle calotte glaciali, che avrebbero ripercussioni gravissime sulla nostra salute, sui mezzi di sussistenza, sulla sicurezza umana e sulla crescita economica. Ogni mezzo grado fa la differenza per le persone e la natura: questa è la realtà del riscaldamento globale. Dobbiamo scegliere un’azione climatica più forte e accelerare la transizione verso un’economia a zero carbonio in tutti i settori: quello energetico, quello dei trasporti e quello alimentare.
I governi devono aumentare il livello di ambizione dei propri obiettivi e politiche climatiche, agire in fretta per una rapida e giusta transizione verso economie a basse emissioni di carbonio. Ritardare l’azione sarebbe troppo costoso, in termini economici e in termini di sofferenza, per essere finanche preso in esame. La differenza tra il possibile e l’impossibile dipende dalla volontà politica, così come il senso della politica stessa dipende dalla capacità di comprendere la minaccia e assumerla come priorità, insieme a tutti gli altri Paesi.
L’appello del WWF è che i Paesi annuncino la revisione verso l’alto dei propri impegni in occasione del dialogo Talanoa alla XXIV Conferenza delle parti della Convenzione quadro ONU sul cambiamento climatico (COP24), che si terrà a dicembre a Katowice, in Polonia.
In occasione del lancio del rapporto IPCC, il WWF Italia ha lanciato una campagna per l’azione sul clima anche in Italia, a partire dalla richiesta al Governo italiano di attuare l’impegno a uscire del carbone entro il 2025 con i provvedimenti necessari. Sul sito dedicato è stato pubblicato un contatore che indica i giorni già trascorsi dalla decisione assunta con la Strategia Energetica Nazionale http://stopcarbone.wwf.it/ . Ma quel che si fa o si dovrebbe fare in Italia sarà oggetto di un prossimo articolo.
Da La Stampa – di Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia
24 Novembre 2024