RIFLESSIONI E PROPOSTE NEL TEMPO DELLA CRISI. TRASFORMARE LA TOSCANA IN UN LABORATORIO DELL’INNOVAZIONE PER LA SOSTENIBILITA’
Un contributo di Eugenio Baronti
Premessa politica
Si sta facendo strada una consapevolezza diffusa sulla gravità di questa crisi internazionale in cui si intrecciano e interagiscono tra loro tre diverse crisi epocali: crisi economica finanziaria, crisi climatica ambientale e crisi energetica, tutte e tre sono il prodotto del tramonto della seconda rivoluzione industriale basata sullo sfruttamento dell’ energia fossile e nucleare. Questa era è arrivata al capolinea.
L’attuale modello di relazioni economiche e produttive non può riprendersi riproponendosi tale e quale anche per il futuro, semplicemente perché mancano le risorse energetiche e mancano i capitali. Siamo di fronte ad un passaggio storico delicato per l’umanità intera, questa crisi è destinata a cambiare le nostre vite, ad incidere sui nostri comportamenti individuali e sociali, sui nostri stili di vita. Questa nostra generazione sta consumando il capitale naturale terrestre a ritmi frenetici, modificando profondamente le caratteristiche fisiche e biologiche della terra con conseguenze potenzialmente catastrofiche. I nostri stili di vita, e gli attuali livelli di consumo del mondo occidentale, non sono estendibili alla stragrande maggioranza dell’umanità e questo nostro pianeta diventa, ogni anno che passa, sempre più piccolo e affollato. C’è bisogno di una terza rivoluzione tecnologica per innovare e modificare il nostro sistema produttivo ma questa, da sola, non basterà a salvarci dall’imbarbarimento e da una possibile crisi di civiltà. C’è bisogno anche di una nuova cultura, di ricercare, sperimentare e trovare soluzioni a problemi, bisogni ed esigenze inedite, per portata sociale e per dimensioni, ci sarà bisogno di una efficace politica e cultura che favorisca l’integrazione e la necessaria coesione sociale per evitare l’implosione, c’è un estremo bisogno di un nuovo umanesimo che sia capace di far proseguire un cammino di libertà e di civiltà all’umanità in questo nuovo millennio.
CAMBIARE DIREZIONE DI MARCIA: INTRAPRENDERE IL CAMMINO VERSO LA SOSTENIBILITA’
Non si esce da questa crisi con azioni e misure ordinarie, con le solite ricette tradizionali, ne tanto meno con piccoli aggiustamenti. Una crisi di queste dimensioni può portarci diritti verso il precipizio e il declino economico e sociale oppure può offrirci l’opportunità per iniziare, fin da subito, a cambiare direzione di marcia incamminandoci con determinazione sulla strada della sostenibilità nel produrre, consumare, nel vivere, nell’abitare; una strada che passa attraverso una progressiva azione di riconversione e riqualificazione del nostro modello di sviluppo e che implica un cambiamento profondo del modello attuale dei consumi e, di conseguenza, dei nostri stili di vita e comportamenti individuali e sociali.
E’ necessario trovare un giusto equilibrio tra due diverse azioni essenziali: da una parte, governare l’emergenza con tutte quelle iniziative di sostegno economico finanziario ai lavoratori, alle famiglie e alle imprese, per evitare il precipitare della situazione sociale e, dall’altra, per non lasciarci completamente assorbire e schiacciare dall’emergenza, è essenziale, non solo pensare, ma realizzare buone pratiche ed azioni concrete che prefigurino già, qui ed oggi, la prospettiva futura verso la quale vogliamo andare, avviando processi di riconversione, riqualificazione, innovazione per un’indispensabile opera di diversificazione produttiva capace di creare nuova imprenditorialità, nuova occupazione e nuova ricchezza sociale.
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Una politica pubblica è necessaria ed essenziale per incrementare una domanda qualificata che sappia facilitare la crescita di un’altrettanta qualificata offerta di prodotti ad alto valore tecnologico e innovativo così favorendo e accelerando una riqualificazione del sistema produttivo toscano.
E’ necessario far crescere la domanda di innovazione, ma è altrettanto strategicamente importante lavorare sull’offerta. La vera sfida e quella di riuscire a farla incontrare, interagire ed integrare dentro la costituenda rete del sistema regionale della ricerca, dell’Università e dell’alta formazione.
Per raggiungere questo obiettivo oggi abbiamo alcuni strumenti in più che ci offre la nuova Legge regionale n. 20/2009: la Conferenza regionale per la ricerca e l’innovazione che non dovrà essere, ne assomigliare, ad un altro tavolo di concertazione tra le rappresentanze di tipo sindacale dei diversi soggetti del sistema della conoscenza e dell’innovazione, ma dovrà coinvolgere e mettere intorno ad un tavolo le migliori competenze ed esperienze del nostro sistema regionale, dovrà trovare il modo per consolidare i rapporti tra i diversi soggetti della costituenda rete regionale della ricerca, per annullare la distanza tra il nostro sistema di imprese e le punte avanzate di eccellenza scientifica e tecnologica, assicurando informazione, supporto e conoscenza al sistema produttivo toscano, caratterizzato dalla fortissima presenza di piccole imprese oggettivamente in grande difficoltà nell’identificare e realizzare significativi progressi nel campo dell’innovazione anche per mancanza di conoscenza dei traguardi innovativi raggiunti in tanti settori.
Dobbiamo costituire un sistema informativo efficace ed efficiente, capace di mettere in rete tutte le conoscenze, i traguardi scientifici raggiunti e tutto ciò che serve per far incontrare la domanda di innovazione con l’offerta di trasferimento tecnologico dei risultati della ricerca. Il costituendo ufficio brevetti regionale nel settore biomedico e farmacologico derivante dal protocollo di intesa tra Regione, Università e aziende ospedaliere universitarie rappresenta una indicazione che deve essere raccolta e generalizzata. L’Ufficio brevetti regionale deve riguardare tutti i settori.
C’è bisogno di dotarsi di strumenti efficaci per seguire e accompagnare in tutti i passaggi un brevetto verso la sua valorizzazione fino al processo industriale e di commercializzazione per costruire nuove imprese in Toscana e produrre nuova occupazione.
OBIETTIVI: entro settembre istituire la Conferenza regionale della ricerca e l’innovazione e rendere operativo entro il 2010 il sistema informativo per mettere in rete e far conoscere tutte le conoscenze scientifiche. Creare un Ufficio brevetti regionale ed un efficace sistema per la loro valutazione e valorizzazione. Evitiamo, però, di costruire nuove costose strutture regionali, razionalizziamo e riconvertiamo quelle che già esistono.
In questo processo di innovazione, la Formazione assume un ruolo ed una importanza strategica.
I diversi attori istituzionali, economici e sociali devono essere capaci di superare la rigidità e la separatezza dei nostri diversi sistemi formativi (Università, scuola, sistema della formazione professionale). Dobbiamo promuovere e intensificare la collaborazione e l’ interazione per garantire una maggiore capacità di reazione alle inevitabili trasformazioni e processi di ristrutturazione e di riconversione indotti da questa crisi globale. Nel prossimo futuro cambierà radicalmente la nostra vita, soprattutto il rapporto e l’intreccio tra il tempo di vita, di formazione e di lavoro. Non ci sarà più una separazione netta, come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi, non ci sarà più un tempo della scuola esclusivo separato da quello del lavoro, i due tempi saranno destinati a interscambiarsi ed incontrarsi durante tutto l’arco della vita. Qualsiasi azione di riconversione e riqualificazione passa solo attraverso una efficace opera di formazione.
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Nella futura società della conoscenza è necessario che nella formazione superiore sia sempre più coinvolta la popolazione adulta con le sue esigenze e necessità di apprendimento continuo.
L’apprendimento permanente (Lifelong Learning), così come sta avvenendo in altri paesi europei, deve diventare un compito istituzionale dell’Università a completamento della sua missione di soggetto fondamentale della ricerca e della formazione.
OBIETTIVI: La Regione toscana deve svolgere questo ruolo di indirizzo politico e creare le condizioni per costruire un sistema regionale di apprendimento permanente promuovendo e consolidando una stretta collaborazione con tutti gli altri sistemi formativi, con le imprese, con le parti sociali.
Un efficace sistema di formazione di qualità, mirato, è la precondizione necessaria per muoverci con successo verso la prospettiva dell’innovazione per la sostenibilità.
INDIVIDUARE I CAMPI STRATEGICI DEL PERCORSO DELLA SOSTENIBILITA’
Una volta individuati i campi strategici di intervento è necessario costruire un progetto integrato trasversale, un ambito regionale multidisciplinare di competenze capace di garantire ai diversi soggetti territoriali il necessario sostegno e supporto tecnico, formativo, conoscitivo, progettuale, finanziario per costruire azioni ed interventi concreti.
Il processo di riqualificazione e riconversione del nostro modello di sviluppo sta tutto dentro un percorso democratico e partecipato verso la sostenibilità. Sostenibilità nel progettare, nel produrre, nel commercializzare e consumare, nel gestire i rifiuti, nel sistema energetico, nella mobilità delle merci e persone, nelle relazioni sociali e nell’abitare.
Dobbiamo trasformare la Toscana in un laboratorio dell’innovazione per la sostenibilità, procedere a dissodare il terreno da ogni pigrizia ed inerzia culturale, renderlo fertile perché possa attrarre chiunque abbia anche un solo seme di innovazione da piantare e possa farlo qui in Terra di Toscana perché siamo stati capaci di organizzarci per accoglierlo, valorizzarlo, per farlo crescere.
UN PROGETTO INTEGRATO PER L’ECOSOSTENIBILITA’ NELL’ABITARE E NELLA RIQUALIFICAZIONE DEL PATRIMONIO EDILIZIO ESISTENTE
La ricerca di una maggiore armonia tra ambiente naturale e settore delle costruzioni è l’essenza della Edilizia Sostenibile che abbiamo individuato come strumento strategico per uno sviluppo qualitativo del territorio.
L’edilizia nel suo complesso assorbe oltre il 40% dell’energia prodotta e emette il 50% delle emissioni in atmosfera. Un paese come l’Italia non può essere competitivo se un suo edificio consuma in media il triplo di energia di quella che consuma un edificio in Germania. In questa differenza c’è una quantità immensa di energia disponibile sprecata e una quantità di emissioni in atmosfera che obbligherà il nostro paese a pagare un prezzo altissimo per il non raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal protocollo di Kyoto.
Stiamo lavorando per fare della Toscana il laboratorio internazionale dell’ ABITARE MEDITERRANEO. Non vogliamo e non dobbiamo più continuare a trasferire competenze, tecniche e materiali dal nord Europa, pensate in un ambito climatico, storico e culturale completamente diverso da quello nostro. Noi ci candidiamo a livello europeo e internazionale a diventare il laboratorio per la ricerca e la realizzazione dell’edificio e della casa ecosostenibile del futuro, pensata e progettata nell’ambito storico, culturale e climatico del bacino mediterraneo. Per raggiungere questo obiettivo vogliamo creare un ambiente multidisciplinare in cui si integrano varie discipline e competenze.
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Pensare e progettare “Mediterraneo”, nella nostra specificità climatica, porta ad una diversa concezione dell’abitare, come testimoniato dalle tradizioni architettoniche del passato, ricche di potenzialità e di interessanti contaminazioni culturali. Questo deve anche portare ad una rivisitazione delle logiche nord europee nel settore della ricerca sulle costruzioni e sui problemi energetici e ambientali.
OBIETTIVO: Creare un Centro di Competenza Tecnologica secondo un modello a rete a livello regionale per lo studio, la ricerca, il trasferimento tecnologico, l’innovazione e la realizzazione di buone pratiche per la sostenibilità ambientale, energetica e la qualità e vivibilità dell’abitare. Un ambito multidisciplinare che affronti la problematica a 360 gradi: la qualità strutturale dell’edificio, l’ecoefficenza energetica, le tecniche costruttive, le tecnologie impiantistiche, le tipologie dei materiali utilizzati, il livello di vivibilità, l’inserimento nel contesto urbano, la creazione di luoghi e spazi comuni per ricostruire comunità e per favorire la vivibilità e le relazioni sociali ed umane.
Il Centro di competenza deve promuovere lo sviluppo scientifico-tecnologico delle imprese (in particolare di PMI) dotarsi di una massa critica di risorse materiali e immateriali idonea a fare dell’innovazione uno dei motori principali dello sviluppo locale, deve svolgere attività di informazione scientifico-tecnologica rispetto alle normative tecniche nazionali ed europee, informazione sulle procedure per ottenere marchi e brevetti, sui programmi comunitari e nazionali e sulle relative procedure di accesso, percorsi assistiti nelle fasi di trasferimento tecnologico e implementazione delle scelte innovative.
Il Centro di competenza Tecnologico deve fare squadra tra le Pubbliche Amministrazioni, le Imprese, le Associazioni Professionali, gli Organismi di ricerca e le Università partecipanti al progetto, rilanciare la competitività delle aziende locali puntando alla ricerca tecnologica ed alla sperimentazione di strumenti e procedure da adottare nei sistemi di progettazione e di realizzazione di interventi nuovi di edilizia sostenibile, negli interventi di riqualificazione, recupero e adeguamento normativo del patrimonio edilizio esistente, con particolare cura negli interventi in centri storici e su edifici di qualità storico ambientale garantendone la integrità materiale, la sicurezza antisismica e il recupero energetico, promuovere e diffondere metodi di progettazione integrata (ecoefficienza energetica, sostenibilità sociale e vivibilità, antisismica).
Promuovere ricerca, progettazione e produzione e diffusione di tecnologie ecocompatibili progettate per rispondere alle diverse esigenze e ai diversi contesti territoriali nel rispetto delle loro specificità ambientali e culturali
OBIETTIVI: Abitare Mediterraneo diventerà un progetto europeo in autunno, a settembre sarà già un progetto regionale finanziato con bando sul POR FESR, costituiremo il tavolo di tutti i diversi soggetti interessati per dar vita al centro di competenza.
Nell’ottica della trasversalità settoriale della programmazione integrata, abbiamo inserito tra le misure straordinarie urgenti per ridurre l’emergenza abitativa, una misura sperimentale di 13 milioni di euro per progetti pilota di edilizia sostenibile sperimentale sociale pubblica. L’obiettivo è quello di ancorare la ricerca e la sperimentazione alla realizzazione di buone pratiche concrete per innescare processi culturali di rinnovamento, tarare su queste esperienze nuove normative regionali e dimostrare la fattibilità e la replicabilità di questi interventi per portarli in tempi ragionevoli a sistema generalizzato e diffuso su tutto il territorio toscano. Questo progetto necessità del contributo, della collaborazione e della progettazione integrata tra diversi settori primo fra tutti quello della Formazione ma ovviamente anche attività produttive, energia, ambiente.
LA RICERCA DI NUOVE TECNOLOGIE E LA REALIZZAZIONE DI BUONE PRATICHE PER L’UTILIZZO DEL LEGNO IN EDILIZIA E PER PROMUOVERE UNA INDUSTRIA TOSCANA DEL LEGNO
Le tecnologie moderne relative all’utilizzo del legno in edilizia hanno delle caratteristiche estremamente apprezzabili, in particolare la durabilità delle costruzioni, le caratteristiche bioclimatiche e l’ottimo
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comportamento delle strutture lignee nei confronti degli eventi sismici. Sul piano della sostenibilità, il legno è rinnovabile e riciclabile, consuma pochissima energia nelle fasi di produzione e posa in opera; non rilascia emissioni, polveri o fibre nocive durante l’impiego inoltre, a fine utilizzo, si smaltisce senza inquinare e può restituire l’energia accumulata se viene impiegato per la termovalorizzazione. L’uso di questa tecnologia innovativa, con un materiale che è indiscutibilmente tradizionale, appare come una reale novità nello scenario dei processi produttivi edilizi e per la sicurezza degli edifici. La certezza dei tempi di realizzazione e conseguentemente dei costi degli interventi, ha tutte le condizioni per diventare la tecnologia di riferimento per la realizzazione di edifici ad uso pubblico o ad uso residenziale pubblico. Infine, queste tecnologie, consentono di sperimentare una nuova offerta edilizia, che potrebbe favorire la costituzione di una industria del legno strutturale toscano, oltre ad offrire nuove opportunità imprenditoriali locali e consentire di sviluppare servizi professionali innovativi e nuove opportunità per un lavoro qualificato. Una richiesta di mercato stabilizzata, ed un ciclo produttivo definito, consentirebbe una corretta programmazione della offerta di materie prime, con la conseguente tutela e valorizzazione del patrimonio boschivo delle montagne della Toscana che, con i suoi 1,1 milioni di ettari di bosco, è la regione più verde d’Italia. Oltre ad un beneficio in termini di ecoefficienza degli edifici avremmo anche un beneficio economico e ambientale perché i nostri boschi, che negli ultimi cento anni hanno aumentato di tre volte la loro estensione, sarebbero più puliti, sicuri, fruibili.
La Regione ha già prodotto le linee guida per l’edilizia del legno in Toscana proprio per sostenere ed estendere lo sviluppo delle tecnologie del legno nell’edilizia, di una materia prima naturale rinnovabile e disponibile. Adesso si tratta di passare dalle parole ai fatti e di realizzare buone pratiche, esempi concreti per promuovere la crescita e la diffusione di queste tecnologie.
IL CONTRIBUTO DEL SETTORE CASA REGIONALE AL SUPERAMENTO DELLO STATO DI CRISI DEL SETTORE EDILIZIO
Le misure straordinarie che attualmente sono in approvazione in consiglio con i loro 143 milioni di euro, rappresentano un contributo non solo per rispondere prioritariamente al disagio e all’emergenza abitativa, ma anche un modo concreto di sviluppare una domanda qualificata pubblica per favorire e sviluppare un’altrettanta qualificata offerta innovativa.
Ad oggi sono state riprogrammate risorse per 186 milioni di euro dalle 11 LODE (ne manca solo una) Sarà avviata una poderosa opera di riqualificazione e recupero del patrimonio di edilizia sociale pubblica che riguarderà 10.294 alloggi con un incremento di 1116 nuovi alloggi.
Con i 143 milioni delle misure urgenti e straordinarie saranno realizzati circa 2000 nuovi alloggi di diverse tipologie, tra questi ci sono anche i circa 700 alloggi popolari vuoti, in stato di degrado, individuati grazie ad una ricognizione effettuata su tutti i comuni che saranno recuperati e assegnati.
Complessivamente le risorse in campo entro la fine di questo anno saranno 329 milioni a cui si aggiungeranno altri 20 milioni che rimangono da programmare e quindi 349 milioni di euro che significano centinaia e centinaia di cantieri sparsi in ogni provincia.
OBIETTIVI: Il vero problema è riuscire a spenderli in tempi ragionevolmente brevi. Per farlo ognuno deve fare la sua parte
Noi Regione abbiamo accelerato e semplificato al massimo i procedimenti e cambiato le regole di assegnazione delle risorse, che impongono il rispetto dei tempi stabiliti e impediscono l’immobilizzazione delle risorse. Sarebbe necessario verificare con l’urbanistica la possibilità di trovare soluzioni che facilitino e accelerino i tempi autorizzativi.
Come Regione chiederemo ai diversi Enti interessati (sovrintendenza, ARPAT, Autorità di Bacino, ecc.) di istituire una corsia preferenziale, per accelerare i tempi dei pareri necessari per costruire.
Con un seminario di studio e approfondimento sulla materia degli appalti che si terrà a fine luglio, proporremo di modificare il sistema degli appalti abolendo l’affidamento al massimo ribasso ed
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elaboreremo uno “schema di capitolato tipo” che permetta di premiare qualità, ecoefficienza, competenza
e affidabilità delle imprese, per creare un argine di difesa e metterci al riparo dalle incursioni dei tanti avventurieri senza scrupoli che sono in circolazione in questi tempi di crisi. Attualmente in diverse realtà abbiamo il 50% dei cantieri fermi. Una situazione intollerabile.
UN PROGETTO INTEGRATO PER UNA VIA TOSCANA VERSO LA SOSTENIBILITA’ NELLA PROGETTAZIONE, COMMERCIALIZZAZIONE, PRODUZIONE, CONSUMO, NEGLI STILI DI VITA E NELLA GESTIONE DEI RIFIUTI
C’è bisogno anche su questo campo strategico di creare un ambito di competenze multidisciplinari, ed intersettoriale. Non possiamo continuare ad affrontare il tema della sostenibilità con azioni ed interventi settoriali, non possiamo, ad esempio, trattare in modo separato la grande questione dei rifiuti considerato che la montagna che ogni anno produciamo è la conseguenza del nostro modo di progettare, produrre e consumare ed è dunque inscindibilmente legata ai nostri comportamenti sociali ed individuali, ai nostri stili di vita. Un progetto integrato sta dentro una strategia complessiva che coinvolge il settore ambiente, ricerca, formazione, attività produttive e che necessita anche di processi culturali per modificare abitudini e comportamenti, per responsabilizzare i cittadini creando percorsi di partecipazione e di educazione ad un consumo consapevole e sostenibile per poter soddisfare i bisogni sociali e individuali consumando meno energia e producendo meno rifiuti. C’è bisogno di promuovere una ricerca sulla “chiusura del ciclo” che cerchi di far rientrare nel circolo produttivo la maggior quantità possibile di rifiuti con il minor costo e il minor impatto ambientale in modo tale da stimolare la nascita, la crescita e lo sviluppo di una filiera industriale di valorizzazione delle materie prime seconde differenziate.
Se facciamo convergere in questo progetto integrato tutte le migliori energie disponibili potremo procedere progressivamente alla messa a sistema della raccolta differenziata dei rifiuti che ha grandi potenzialità occupazionali. Nella esperienza più consolidata e più estesa in Toscana, che è quella del Comune di Capannori, i risultati ci dicono che con 45 mila cittadini serviti da questa modalità di servizio si sono creati 40 posti di lavoro: all’incirca un addetto per ogni mille cittadini serviti. Portando a sistema a livello regionale la raccolta differenziata “porta a porta” possiamo realisticamente attenderci la creazione di non meno di 3500 nuovi posti di lavoro.
Ma è assolutamente impossibile pensare di portare avanti questa azione in modo separato da tutto il resto. Contestualmente è necessario sviluppare la filiera industriale ed innovativa del recupero e riciclaggio e mettere in campo le diverse buone pratiche di riduzione dei rifiuti e di educazione ad un consumo consapevole. O tutto questo procede insieme, in modo integrato e progressivo, o altrimenti ogni azione separata è destinata a non produrre quel salto di qualità e di civiltà oggi necessario.
Su queste problematiche sono in atto diverse azioni concrete, in particolare segnalo l’iniziativa che riguarda il Distretto Cartario della Piana di Lucca dove è stato attivato un tavolo tecnico scientifico e istituzionale coordinato, a livello politico direttamente dal sottoscritto in accordo con l’Assessore all’ambiente, alle Attività Produttive ed al Servizio Idrico. L’oggetto è quello di mettere a confronto le migliori tecnologie oggi disponibili a livello internazionale per risolvere il problema che si trascina da decenni: quello del trattamento dei fanghi di cartiera e degli scarti di pulper. Tale problema, se non risolto, oggi rischia di diventare un handicap per la competitività del distretto cartario della piana lucchese ed un rischio per i 6.000 addetti che occupa direttamente oltre alle migliaia dell’indotto. Attraverso un tavolo con tutti i soggetti istituzionali interessati con il contributo di ricercatori, tecnici e scienziati delle università e centri di ricerca, attraverso un percorso di democrazia partecipata decisionale che coinvolga le popolazioni, vogliamo, entro l’anno, arrivare a proporre la soluzione per un progetto pilota innovativo e sperimentale che si intreccerà con un altro progetto altrettanto innovativo e sperimentazione che prevede la realizzazione di un prototipo di rilevatore laser ottico per un monitoraggio continuo 24 su 24 delle emissioni in atmosfera di impianti potenzialmente inquinanti. Questo progetto, innovativo e sperimentale, può concorrere a risolvere annosi problemi nel trattamento di fanghi e scarti di pulper riducendo
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significativamente l’impatto ambientale sulle popolazioni, aumentando la competitività del distretto e
garantendo le popolazioni con una informazione continua e trasparente sulla sicurezza degli impianti e sulle quantità e qualità delle emissioni in atmosfera, perché tutti i dati saranno consultabili e resi pubblici tramite WEB .
IL PERCORSO CHE PORTA VERSO LA SOSTENIBILITA’ SI POGGIA SU DIVERSI PILASTRI
Oltre all’edilizia e al produrre e consumare ecosostenibile ci sono altri due campi strategici, quello della mobilità delle merci e delle persone e quello della costruzione di un nuovo sistema energetico che gradualmente riduca in modo significativo la nostra dipendenza dai combustibili fossili. Il campo delle energie rinnovabili, dal mini idrico, all’eolico, dal solare termico e fotovoltaico, alle pompe di calore geotermiche a bassa entalpia, agli impianti a biomasse, allo sviluppo di nuove tecnologie basate sull’idrogeno per immagazzinare l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili, alla promozione e sviluppo di una rete intelligente per distribuire energia prodotta dal sole in modo diffuso su migliaia di edifici e case secondo il modello della rete WEB. Un campo vasto dalle grandi potenzialità innovative, economiche ed occupazionali.
La metodologia da seguire, anche in questo campo della sostenibilità, è quella di procedere insieme in modo integrato e contestuale con le diverse azioni necessarie per avviare la fase graduale della transizione al nuovo sistema energetico.
Sviluppare e sostenere la ricerca tecnologica su tutte le tipologie di fonti rinnovabili, promuovere un trasferimento tecnologico efficace per sviluppare sui diversi territori della regione una filiera industriale di produzione e commercializzazione delle tecnologie innovative, coordinare una azione efficace di formazione. E’ necessario sviluppare una grande campagna formativa e informativa a livello territoriale coinvolgendo i 287 comuni toscani per metterli a conoscenza dei diversi sistemi di incentivi economici esistenti; dal 55% per le ristrutturazioni edilizie ecoefficienti, al conto energia fotovoltaico, a tutto il sistema di incentivi regionali. E’ inoltre, necessario attivare un sistema incentivante e disincentivante per spingere i diversi comuni, che ancora non l’hanno fatto, (e sono la maggioranza), ad adeguare i loro regolamenti edilizi per recepire le direttive e le normative regionali in materia di ecoefficienza degli edifici e per facilitare l’ istallazioni di impianti di energie rinnovabili.
Nel campo delle rinnovabili sono già molte le buone pratiche messe in campo su tutto il territorio regionale; a promozione del fotovoltaico segnalo la campagna, che come settore casa della Regione abbiamo realizzato a partire dal 2008, per trasformare i grandi condomini popolari in produttori di energia elettrica dal sole attraverso la bonifica dei vecchi tetti in eternit e la loro sostituzione con tetti integrati fotovoltaici. Utilizzando il “conto energia”, l’opera di bonifica è stata effettuata praticamente a costo zero. A livello regionale sono stati individuati circa 130 edifici, molti degli interventi sono già conclusi e, quando saranno completati tutti, produrranno circa 5,5 milioni di kilowattora annue risparmiando ben 3500 tonnellate di emissioni di anidride carbonica. Questa esperienza dimostra tuttavia, che nonostante le opportunità offerte dal conto energia, il supporto conoscitivo e organizzativo e la copertura delle spese tecniche da parte della Regione, tanti comuni non hanno risposto e tra questi diversi comuni capoluogo a riprova che c’è ancora tanta diffidenza, pigrizia e insensibilità diffusa e che c’è ancora molto da lavorare.
RICOSTRUIRE UN LIVELLO LOCALE DI ECONOMIA SOLIDALE SOSTENIBILE
Come Regione è necessario svolgere un’ azione a sostegno della ricostruzione di una economia solidale locale spazzata via dai processi di globalizzazione che oggi, in tante realtà, tenta di riorganizzarsi. Una microeconomia su scala locale che si sviluppa e convive con quella globale, attivando circuiti economici capaci di valorizzare le risorse territoriali secondo criteri di equità sociale e sostenibilità. Una economia strutturata su tante buone pratiche che rinasce dal basso, autocentrata sulle specificità dei diversi territori, che crea reti relazionali per mettere in comunicazione diretta cittadini consumatori e produttori locali
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attraverso una filiera corta di produzione, distribuzione, consumo di beni e servizi.
Una economia che promuove e favorisce il consumo in zona delle produzioni anche con lo scopo di ridurre l’impatto ambientale dei trasporti ed incentivare il consumo stagionale dei prodotti.
Sono nati e stanno nascendo in diverse province toscane veri e propri Distretti di Economia Solidale nati anche grazie al sostegno e agli incentivi regionali per la promozione della filiera corta. Queste azioni hanno grandi potenzialità e già hanno favorito il ritorno di molti giovani all’agricoltura, hanno permesso di risollevare dalla crisi aziende agricole ed artigianali e ne hanno fatte nascere di nuove. Anche attraverso questo percorso passa la sostenibilità perchè innesca processi culturali virtuosi e promuove un livello alto di partecipazione, responsabilizzazione e senso civico dei cittadini coinvolti, ricostruisce reti relazionali di comunità e rappresenta una risposta efficace ai processi di disgregazione sociale e di imbarbarimento culturale in corso.
CONCLUSIONI
Di fronte ad una crisi di questa portata c’è bisogno di una risposta straordinaria da organizzare in tempi ragionevolmente brevi. La tempestività delle misure anticrisi in questo caso e in questa situazione economico e sociale fa la differenza. Gli strumenti ordinari non sono sufficienti, bisogna pensare a strumenti straordinari adeguati alle necessità del momento storico che stiamo vivendo. Diverse di queste proposte necessitano di un adeguato intervento pubblico e gli strumenti ordinari dei Bandi a sostegno della ricerca hanno tempi troppo lunghi, spesso arrivano tardi quando ormai l’opportunità presentatasi ha scelto altre strade, magari quelle che portano ad altri paesi molto più attenti di noi a riconoscere l’importanza strategica della ricerca scientifica e a valorizzarla per coglierne a pieno tutte le opportunità e le ricadute positive sul proprio sistema economico produttivo ed occupazionale.
C’è necessità di prevedere percorsi o corsie preferenziali per sostenere direttamente iniziative di qualità che ci possono offrire soluzioni per soddisfare bisogni, esigenze ed emergenze economico sociali.
La Task Force regionale dovrebbe, a mio avviso, dotarsi di questa possibilità per dare maggiore efficacia alla propria azione per cominciare a lavorare sulle prospettive future del nostro sistema produttivo. Inoltre, dovrebbe iniziare a svolgere quella indispensabile azione di coordinamento per mettere in campo interventi e progetti intersettoriali, multidisciplinari e coordinati, necessari a farci raggiungere obiettivi ambiziosi di riqualificazione e riconversione del nostro modello di sviluppo per permettere alla Toscana di uscire, ancora viva e dinamica, da questa crisi.
Eugenio Baronti
Assessore Regione Toscana
25 Novembre 2024