Il procuratore di Torre Annunziata, Raffaele Marino, cilentano e amico di Angelo Vassallo, ricorda il coraggio del sindaco “ambientalista”. E commenta: I clan della Campania storicamente hanno già insediamenti in queste zone»
Al convegno di Acciaroli organizzato mercoledì dalla Cgil in ricordo di Angelo Vassallo abbiamo incontrato il procuratore aggiunto di Torre Annunziata Raffaele Marino, che ha chiarito subito il motivo della sua presenza. “Sono qui perché sono cilentano”, la sua è una dichiarazione d’amore per questo territorio più che un’indicazione anagrafica anche se ha casa da moltissimi anni a Castellabate. Accanto a ciò lo lega un’amicizia forte con il sindaco ucciso dieci giorni fa. Lo descrive così: “Un sognatore, uno che credeva di poter rivoltare il mondo”. Un ritratto sincero ed affettuoso che non tralascia i difetti: “Era sicuro di poter tenere a bada chiunque ma alcuni non si fanno tenere a bada”. E continua: “Il mio caro amico Angelo è stato ucciso per un no di troppo. Un no pronunciato contro persone che non accettano risposte negative. Ha trasformato il porto e il centro storico tenendo presente una stella polare: quella della legalità. Temo che la rinascita di Acciaroli abbia suscitato appetiti forti”. Nel suo discorso parla anche della difficoltà dei procuratori a fare le indagini: “È tutto molto difficile: basta pensare allo scudo fiscale che consente il rientro dei patrimoni italiani dall’estero”.
Qualcuno dice che non si tratta di camorra, perché l’omicidio di Vassallo ha suscitato troppo clamore.
Le indagini sono ancora in corso e sarà il procuratore a individuare i possibili responsabili. Questo sindaco era un simbolo e qualcuno ha voluto colpire il simbolo. Certo che è strana la distinzione tra criminalità piccola e grandi organizzazioni criminali. Sono collegate: l’ingresso delle grandi organizzazioni criminali in un territorio corrisponde all’entrata della microcriminalità.
Che cosa sta succedendo in Cilento?
In un panorama di degrado assoluto dell’economia, del lavoro che non c’è nella nostra regione questo è uno dei pochissimi territori in via di sviluppo, uno sviluppo forte che rende la camorra molto vigile. Perché è un posto dove si può investire, un posto dove si possono fare molti soldi.
Per fare le inchieste patrimoniali anche servono soldi…
Qui siamo ancora all’anno zero sotto questo profilo perché c’è poco presidio del territorio, c’è poca professionalità e pochi investimenti sulla legalità, sulle risorse investigative che invece sono necessarie bisogna formare del personale specializzato. Perché le inchieste patrimoniali non si improvvisano, una indagine seria ha bisogno di persone capaci, ha bisogno di mezzi che qui non ci sono onestamente. Nonostante l’impegno che il procuratorie di Salerno profonde quotidianamente su queste tematiche, magari si fa più attenzione a Salerno e meno al Cilento.
C’è una capacità strategica della camorra nel vedere quali siano i luoghi dove investire.
Sicuramente. Ci sono alcuni temi: c’è uno sviluppo edilizio importante, c’è uno sviluppo turistico importante che è legato ovviamente all’edilizia, qui inoltre sono stati attivati e ristrutturati vari porti, c’è l’interesse della popolazione ad attirare un turismo che si serva della nautica con l’indotto che porta. E questo non è indifferente a chi ha tanta disponibilità economica, tanta liquidità da immettere sul mercato.
Quali sono gli interessi, da dove provengono?
Ci sono vari interessi che si incrociano, innanzitutto quelli dei clan della Campania che storicamente hanno già insediamenti in queste zone. Mi riferisco all’hotel Castelsandra di Castellabate, mi riferisco aun’attività economica che aveva il clan Fabbrocino qui legata al settore alimentare, mi riferisco al fatto che addirittura Cutolo venne arrestato in queste zone. E mi riferiscoal fattoche il territorio salernitano, in particolare il porto di Salerno, costituisce un corcevia di traffici leciti eilleciti anche con la Calabria che è vicinissima. Mi riferisco a un’autostrada, la Salerno-Reggio Calabria, che è un’autostrada poco presidiata. Proprio nel porto di Salerno c’è stato un sequestro di droga enorme un anno fa: il carico doveva essere portato in Calabria nei container. Abbiamo già elementi seri per dire che qui ci sono insediamenti camorristici.
Che cosa possono fare gli amministratori locali?
Gli amministratori locali possono dire dei no, come ha fatto Angelo Vassallo. Ma soprattutto la gente deve dire dei no, non c’è miglior presidio della gente del posto che si cura del proprio territorio. Angelo Vassallo ha detto che lui era “leghista” e questo era il senso, lui voleva difendere il suo territorio e questo lo può fare solo chi è di qui, in prima persona. Poi ci sono le istituzioni che devono fare il loro dovere, ci sono le risorse che devono arrivare. Ma innanzitutto sono le persone di qui che devono capire questo. Dire semplicemente “qui la camorra non c’è” non serve.
di ELISABETTA GALGANI
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22 Novembre 2024