Il 4 e 5 novembre si terranno a Città del Messico i negoziati preparatori per la Cop 16 dell’Unfccc di Cancun. Nella capitale messicana sono attese delegazioni ministeriali di una trentina di Paesi che dovrebbero gettare le basi per il successo della Cop 16 di Cancun che si terrà dal 29 novembre al 10 dicembre, un successo al quale ormai pochi credono, ma il Wwf non ha perso la speranza e pubblica un elenco di “prescrizioni politiche” che gli 11 Stati più influenti del mondo, Ue compresa, dovrebbero portare al tavolo dei negoziati sul clima dell’Onu. Il Wwf spiega che «I governi degli 11 Paesi analizzati hanno da giocare un ruolo fondamentale di leadership, arrivando con impegni concreti sulla base di provvedimenti legislativi e amministrativi a livello nazionale. Altri paesi possono contribuire sostenendo e incoraggiando iniziative del genere. I paesi industrializzati, dall’Unione Europea al Giappone, alla Russia e agli Stati Uniti dovrebbero arrivare a Cancún impegnandosi senza riserve ad assumere obiettivi di riduzione delle emissioni giuridicamente vincolanti che corrispondono alle indicazioni della comunità scientifica. Questi Paesi dovrebbero anche impegnarsi a porre in essere dei piani d’azione nazionali a lungo termine per il rapido sviluppo di un’economia a zero carbonio».
Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwf Italia, spiega che «Questi undici interlocutori non hanno fatto abbastanza a Copenaghen. Il Wwf sta fornendo la ricetta politica giusta per rimettere in salute i colloqui. Quello che succederà a Cancun sarà fondamentale per mettere insieme un accordo globale e ricostruire la fiducia dopo che il mondo non è riuscito a raggiungere un accordo a Copenaghen l’anno scorso. I governi hanno accettato di negoziare un equilibrato “pacchetto di Cancun”, la questione è ora che cosa questo pacchetto dovrebbe contenere. L’incontro di Cancun in sé potrebbe non portare a un nuovo accordo sul clima. Ma se i governi daranno prova di leadership c’è spazio per un po’ di ottimismo, gli elementi per rendere i negoziati di Cancun un successo ci sono. I leader mondiali devono cogliere questa opportunità per fare dei concreti passi in avanti su questioni cruciali e stabilire a Cancun i tempi per il raggiungimento di un accordo significativo sul clima legalmente vincolante nell’ambito dell’Unfccc entro la fine del 2011 in Sud Africa. Gli impegni sulla riduzione delle emissioni dichiarati a Copenhagen sono chiaramente troppo bassi e i governi – in particolare dai paesi sviluppati – devono riconoscerlo formalmente e avviare una revisione sul modo di colmare la lacuna della mitigazione».
Il Panda è convinto che «Il finanziamento per le nazioni più povere è condizione cruciale e abilitante di tutto il processo: oltre ai 30 miliardi di dollari impegnati per un finanziamento fino al 2012, i governi dei paesi sviluppati devono mostrare come onoreranno l’impegno di Copenaghen di 100 miliardi di dollari entro il 2020. Un prelievo imposto al settore del trasporto aereo e marittimo o una Tassa sulle Transazioni Finanziarie sono due opzioni promettenti. Tali impegni da parte delle nazioni industrializzate aiuteranno anche le economie emergenti a dimostrare a Cancun che sono in grado di impegnarsi portando azioni di mitigazione appropriate a livello nazionale (Nama). I governi devono inoltre concordare in che modo garantire che i negoziati di Cancun portino a un accordo giuridicamente vincolante nell’ambito dell’UNnfccc che entri in vigore entro il 2012. A Cancun una decisione deve essere presa anche sul processo di negoziazione futuro».
Secondo gli ambientalisti Cina, Russia, Ue ed altre nazioni sviluppate ed emergenti devono svolgere un ruolo importante per trovare una via d’uscita all’attuale stallo che sembra essersi agfgreavato dopo i Climate change talks di Tianjin, dove lo scontro è stato soprattutto sul futuro del Protocollo di Kyoto. Midulla è convinta che i governi devono «Concordare su un punto cruciale, cioè in che modo garantire che le azioni nazionali e i piani di finanziamento sono misurabili e verificabili (Mrv). Le recenti discussioni sulle Mrv sono in fase di stallo, in particolare tra Cina e Stati Uniti. I governi chiedono informazioni su quello che altri paesi hanno raggiunto, ma non corrispondono a queste richieste con analoghe responsabilità verso la comunità internazionale. I negoziati hanno bisogno di una scossa, ne va del futuro del Pianeta e dell’Umanità: concertarsi sugli ostacoli e non sul paziente, il Pianeta appunto, vorrebbe dire che le nostre sorti sono affidate a persone che non sanno svolgere il proprio compito».
Una scossa ai negoziati hanno provato a darla anche i dirigenti delle organizzazioni ambientaliste delle Redes regionales sobre cambio climático del Centroamerica riunite a Managua, la capitale del Nicaragua per l’iniziativa “Centroamérica Vulnerable-Unida por la Vida”.che «Esigono dalle autorità della regione che includano una propria proposta per contrastare gli effetti del cambiamento climatico». Le Redes hanno detto che invieranno ai loro governi un documento contenente raccomandazioni ed azioni per il summit Unfccc di Cancún.
Il vicepresidente del Centro Humboldt e membro dell’Alianza Nicaragüense ante el Cambio Climático (Anacc), Víctor Campos, ha spiegato che «Tra le proposte scaturite da questo forum, relazzato giovedi e venerdi scorsi, gli ambientalisti hanno raccomandato alle autorità centroamericane di includere nelle loro proposte un ammontare per la prevenzione, i rischi e l’educazione sul tema del cambiamento climatic.. Uno degli obiettivi è quello di preservare ambiente, suoli, acqua, boschi e tutte le risorse della regione». Ángel Ibarra, un ambientalista di El Salvador, ha detto ai gioornalisti: «Siamo una delle regioni che soffre di più il riscaldamento globale, perchè i meccanismi di mercato negli ultimi anni hanno aumentato dell’11% le emissioni che danneggiano la fascia dell’ozono. Gli efetti climatici in Centroamerica provengono dalle grandi imprese, non solo per la crisi economica, sociale ed alimentare».
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23 Novembre 2024