Cancun. Rifiuti, riduzione dei gas serra e cambiamento climatico

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materialiLa Divisione tecnologia, industria ed economia del Programma Onu per l’ambiente (Unep) e l’International environmental technology centre Osaka/Shiga, hanno presentato alla Conferenza dell’Unfccc di Cancun il rapporto “Waste and Climate Change: Global Trends and Strategy Framework” che analizza il contributo che il settore dei rifiuti può dare alla lotta al cambiamento climatico e propone strategie per aumentarlo. L’Unep sottolinea che «La riduzione a livello mondiale delle emissioni nel settore dei rifiuti, tra cui il potente gas serra metano, potrebbe svolgere un ruolo nella lotta ai cambiamenti climatici». Secondo alcune stime, il settore della gestione dei rifiuti sta contribuendo al 3-5% de gas serra globali di origine antropica, pari circa alle attuali emissioni dei trasporti aerei e marittimi internazionali. Ma il rapporto dice che «Il settore dei rifiuti è in una posizione di forza per passare da essere una fonte di emissioni ad essere un grande risparmiatore di emissioni, in parte con la raccolta del metano dalle discariche come combustibile e per la produzione di energia elettrica. In tal modo il settore può svolgere un ruolo nel colmare il gap tra le emissioni che ci saranno nel 2020 e le emissioni che sono sotto la voce impegni vari associati dell’Accordo di Copenhagen del 2009».
L’Emissions gap report presentato alla vigilia del summit di Cancun, sottolinea che nella migliore delle ipotesi le emissioni dovrebbero calare di circa 49 miliardi di tonnellate (Gt) di C02 equivalente, se gli impegni di Copenaghen fossero pienamente attuati. Ma gli scienziati dei 25 centri di ricerca che hanno lavorato al rapporto pensano che le emissioni entro 10 anni diminuiranno in realtà solo di 44 Gt e quindi ci sarebbe una grande possibilità di non riuscire a mantenere l’aumento delle temperature medie al di sotto dei 2 gradi centigradi nel XXI secolo. Per colmare questo gap di 5 Gt di gas serra dovremmo dare il via immediatamente a tagli accelerati di emissioni di CO2 e questo potrebbe essere aiutato da una maggiore azione su una serie di inquinanti non-C02 che vanno dal black carbon, ai composti azotati, al metano.
Il rapporto elenca tre aree principali in cui possono essere ridotti i gas serra nel settore dei rifiuti: «Ridurre la quantità di materie prime utilizzate nella produzione attraverso la riduzione dei rifiuti e il recupero dei materiali tramite il riciclaggio (evitando le emissioni di gas serra provenienti dall’energia utilizzata per estrarre o produrre le materie prime); Produrre energia da rifiuti in sostituzione dell’energia da combustibili fossili attraverso lo stoccaggio del carbonio nelle discariche e l’applicazione del compost sui suoli»..
Però il rapporto sottolinea che resta molto lavoro da fare per valutare pienamente il potenziale contributo delle emissioni, e quindi i possibili risparmi di emissioni, nel settore dei rifiuti, «Perché in molti Paesi i dati possono essere parziali e i metodi di calcolo dell’inquinamento legati ai rifiuti variano secondo le nazioni. I livelli di incertezza possono essere alti anche al 10-30% per i Paesi sviluppati (con buoni data sets) e fino ad oltre il 60% per i Paesi in via di sviluppo che non dispongono di dati annuali».
Generalmente sono le emissioni di metano prodotte dalle discariche che rappresentano il maggiore impatto sul clima per il settore dei rifiuti, seguite dall’incenerimento dei rifiuti. Il rapporto spiega che «Il metano è prodotto nelle discariche quando forme microbiche cominciano ad attaccare la materia organica, come il cibo, la carta, il legno o i residui dei giardini. Durante il processo di decomposizione si produce una miscela abbastanza equilibrata di gas di biossido di carbonio e metano, ma le pratiche attuate in alcuni luoghi di infossamento e ricopertura dei rifiuti possono far risultare la produzione di una maggiore percentuale di metano. Quando viene emesso nell’atmosfera si pensa che abbia un potenziale di riscaldamento globale 25 volte più alto di quello dell’anidride carbonica per oltre 100 anni. Le discariche che hanno sistemi di recupero del gas in attività catturano il metano e lo trasformano in carburante e compost. I tassi di captazione variano da discarica a discarica (perché dipendono dal mix di materiali che ci vengono scaricati) ma le stime delle discariche controllate nei Paesi sviluppati hanno tassi di cattura al 50-80%».
Il rapporto cita uno studio che suggerisce un risparmio di 132-185 kg di emissioni equivalenti di CO2 per tonnellata di umido, rifiuti solidi urbani misti ben stoccati in discariche europee ben gestite. Un altro studio suggerisce che semplicemente portando gli scarti di cibo, dei giardini e la carta da centri di compostaggio o riciclaggio, riducendo così la quantità di materia organica nelle discariche, le emissioni potrebbe essere ridotto di 250 kg di CO2 equivalente per tonnellata di rifiuti solidi urbani.
Per esempio, la Germania tra il 1990 e il 2005 ha gradualmente vietato i rifiuti organici non trattati nelle discariche, questo entro il 2012 dovrebbe produrre un calo di emissioni di metano pari a 28,4 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti. In molti Paesi in via di sviluppo i rifiuti organici costituirebbero circa il 50% del totale e in un Paese in rapida crescita come la Cina, se non si interviene subito rappresenteranno nel 2030 più della metà dei rifiuti.
Secondo il rapporto «Il trattamento dei gas serra nel settore dei rifiuti deve essere considerato alla luce di altre implicazioni ambientali, sociali ed economiche delle strategie di gestione dei rifiuti, che differiscono da un luogo all’altro. Sebbene le medie annue di produzione pro capite di rifiuti nei Paesi in via di sviluppo sia stimate in un 10-20% di quelle dei Paesi sviluppati, questa cifra è in aumento in risposta alla crescita economica e demografica. Una delle sfide principali è quella di scindere la produzione di rifiuti dalla crescita economica. Alcuni dei Paesi più poveri del mondo hanno difficoltà a reperire i finanziamenti e la tecnologia per implementare programmi di gestione e di recupero dei rifiuti, anche se alcuni progetti sono in corso con una corsia preferenziale supportata dal Protocollo di Kyoto e del suo Clean development mechanism (Cdm)».
Una valutazione separata del Risoe centre danese dell’Enep, evidenzia che sono circa 320 (poco meno del 6%) i progetti Cdm in cantiere collegati ai gas delle discariche. Secondo gli esperti dell’ l’International environmental technology centre Osaka/Shiga, quella che vediamo, in termini di potenziale, è solo la “punta dell’iceberg”: «Ad esempio la Cina produce 254 milioni di tonnellate di rifiuti l’anno ma solo il 2,5% di tutti i progetti Cdm cinesi sono per le discariche. In India poco meno del 2% dei progetti Cdm sono discariche».
Il direttore esecutivo dell’Unep, Achim Steiner (Nella foto), ha detto che «Ogni strada, ogni occasione e ogni opzione per tagliare i gas serra deve essere messo in gioco se il mondo vuole combattere i cambiamenti climatici pericolosi e preparare il terreno per una transizione verso una green economy low-carbon, con un utilizzo efficiente delle risorse, che è urgente per il XXI secolo. Il settore dei rifiuti sta già agendo per ridurre al minimo l’impatto di gas serra potenzialmente potenti come il metano, ma questo è spesso fatto su una base country-by-country. I tempi sono maturi per fornire un livello di risposta molto più coordinato e globale, soprattutto in relazione allo sviluppo di economie. Questo offre molteplici vantaggi che vanno dalla riduzione delle emissioni di gas serra alla realizzazione di nuovi posti di lavoro verdi e ad un maggiore accesso ai progetti di progetti di produzione di energia elettrica dai rifiuti».
Katharina Kummer Peiry, la segretaria esecutiva della Basel Convention on the control of transboundary movements of hazardous wastes and their disposal, ha detto: «Accolgo con favore questo rapporto come base per affrontare i modi in cui la gestione dei rifiuti può contribuire a combattere il cambiamento climatico, una questione importante che è stata finora sottovalutata» ed ha concluso: «Attendo di unire le forze con tutti gli altri per rafforzare questo legame attraverso la gestione ecologicamente corretta dei rifiuti».
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