L'acqua in Toscana è la più cara d'Italia

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Una famiglia-tipo spende 369 euro, la media nazionale è 270 euro, in Lombardia non si superano i 178. E in un anno le bollette sono aumentate dell’11,8%, contro una media italiana del 6,7%
DSCF0838 (Small)Non fa bella figura la Toscana proprio in occasione della Giornata Mondiale dell’acqua, oggi. E alla vigilia della manifestazione nazionale, sabato prossimo a Roma, per il referendum : «Vota 2 sì per l’acqua bene comune». La nostra è la regione dove questo «bene comune» costa come l’oro: più che in tutta Italia dove l’acqua è già cara. La palma delle bollette esose va alla Toscana dove una normale famiglia di tre persone che consumi la ragionevole dose di 192 metri cubi di acqua si trova a spendere quasi 400 euro l’anno solo per bere e lavarsi. Per l’esattezza, 369. Mentre la spesa nazionale media è di 270 euro, dai 178 della Lombardia, ai 245 del Lazio o i 319 dell’Emilia, tanto per fare alcuni esempi.
I dati derivano dall’indagine svolta nel 2009 su tutto il territorio nazionale dall’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva sul servizio idrico integrato per uso domestico che somma in bolletta i canoni dell’acquedotto, la fognatura, la depurazione, più una quota fissa. Il risultato è il record toscano e la presenza, tra le dieci città con l’acqua a più alto prezzo, di otto che sono tutte qui: Firenze, Pistoia, Prato, Arezzo, Livorno, Grosseto, Siena e Pisa.
L’aumento delle bollette toscane in un solo anno è vertiginoso. La media arriva a un più 11,8% contro quello nazionale del 6,7%. In testa Massa Carrara con un più da capogiro: 20,7%. Segue Pisa con un aumento del 14,2%, ma non stanno bene neanche Firenze, Pistoia e Prato, tutte al più 11,4%. Le principali ragioni dell’ascesa dei prezzi alle stelle dipenderebbero, secondo Cittadinanzaattiva, sia dal cattivo stato degli acquedotti per cui la dispersione di acqua in Toscana è molto alta, sia «dall’assenza in Italia di un’autorità di regolamentazione che rischia di traghettare il settore da monopoli pubblici a privati».
Commenta Antonio Gaudioso, vicesegretario di Cittadinanzattiva: «I cittadini chiedono responsabilità riguardo l’uso e la gestione delle risorse idriche nella speranza di potersi presto esprimere sui due quesiti referendari». Gaudioso attribuisce «l’escalation senza freni delle tariffe dell’acqua in Italia soprattutto all’introduzione della gestione privata».
Quanto alle dispersioni di rete, la media toscana è del il 34%. La palma va a Grosseto con più della metà dell’intero patrimonio d’acqua che se ne va per conto suo, il 54%. Segue Pisa con il 39%, Arezzo con il 37%, Prato con il 36%, Livorno con il 35%. Un po’ sotto Firenze, ma sempre sprecona: al 27%, insieme a Lucca, di acqua sciupata. D’altra parte, secondo l’indagine di Cittadinanzattiva, gli italiani in genere sono scarsamente informati sul servizio cui avrebbero diritto, sui costi, sull’intera vicenda. Si accontentano di traghettare verso l’acqua minerale, bevuta da uno su due. Tanta è l’abitudine a evitare il rubinetto che di fronte al 44% dei toscani che invece lo considera il presidente del Cispel, Alfredo De Girolamo, si rallegra.
De Girolamo ricorda che la media di chi cinque anni fa beveva la cosiddetta acqua «del sindaco» si fermava solo al 26% e parla di «passi da gigante» ottenuti, secondo lui, tramite il miglioramento della rete che «ha fatto salire la qualità dell’acqua».
A proposito di qualità, Cittadinanzattiva fa sapere che nel nord e nel centro Italia l’ostilità al rubinetto deriva soprattutto dal fatto che i cittadini non ne apprezzano la qualità. De Girolamo ricorda anche i 150 fontanelli disseminati per la regione negli ultimi due anni dal servizio idrico. Il presidente del Cispel spiega che questo risultato ha portato un risparmio di 220 milioni di bottiglie di plastica e dunque di 16 mila tonnellate di petrolio e 23 milioni di anidride carbonica. De Girolamo conclude ricordando la Giornata Mondiale sull’acqua di oggi e esortando quel toscano su due che ancora sdegna il rubinetto a ripensarci. Ricordandogli che «Asl e gestori fanno 300 mila controlli l’anno».
di ILARIA CIUTI
(22 marzo 2011)
Da Repubblica