A Capannori record ecologico. Raccolta differenziata all’80%, con il porta a porta
Se Capannori fosse una canzone il suo titolo sarebbe “L´isola (ecologica) che non c´è”. Perché qui, appena superata la barriera di fumi e cemento delle gigantesche cartiere che si affacciano sull´autostrada per il mare, comincia un altro mondo.
Un mondo dove “ambiente” non è il suono di una parola ma la sostanza delle giornate, il ritmo nuovo imposto alle abitudini, ai vizi, ai gesti meccanici del quotidiano. Mangiare, sgomberare la tavola, riempire la pattumiera, portare fuori la spazzatura. I 47 mila abitanti del Comune più verde della Toscana hanno imparato a suddividere i rifiuti in quattro contenitori diversi e siccome lo fanno tutti, a casa e sul luogo di lavoro, insieme ogni giorno contribuiscono a migliorare il posto in cui vivono. La raccolta si fa col sistema del “porta a porta” dalle 22 alle 7 di mattina e, olè, i cassonetti sono semplicemente spariti dal paesaggio urbano.
Il sindaco Giorgio Del Ghingaro la definisce «la rivoluzione culturale più grande mai avvenuta a Capannori». E forse anche qualcosa di più: «Questa città non ha mai avuto una vera identità, fino a trent´anni fa la sede del Comune era in un palazzo di Lucca, un vero centro storico qui non esiste e il territorio è composto da quaranta frazioni, molte in campagna, lontane tra loro, isolate, disunite. Il “porta a porta” che per primi, quando tutti ci davano dei pazzi, siamo riusciti a far funzionare ha reso tutti quanti orgogliosi di Capannori, siamo diventati un caso nazionale, la trasmissione di RaiTre “Presadiretta” ha parlato di noi, ci ha invitati Santoro ad Annozero, la Gabanelli ci dedicherà una puntata a maggio». Tanta celebrità renderà orgoglioso il suo partito sindaco, il Pd: «Il Pd? E chi ha mai visto o sentito nessuno?», dice agitandosi sulla poltrona su cui siede da sette anni. «Credevano che avrei fallito e ora che si vedono i risultati mi ignorano lo stesso. Forse ci considerano troppo piccoli? Piccoli lo siamo, certo, ma quanto siamo cresciuti in questi anni di impegno collettivo, con le invenzioni che sono venute dopo come il pannolino lavabile che abbiamo regalato alle famiglie con neonati per un po´ di mesi in modo che diventasse un´abitudine. Con il latte alla spina che costa meno di quello che vendono al supermercato, con la “via dell´acqua” che ha resuscitato quindici sorgenti accanto alle quali abbiamo realizzato un sistema di depurazione a raggi ultravioletti che elimina i batteri. Ormai in discarica trasferiamo meno del 20 per cento dei rifiuti e nel 2020 ci proponiamo di eliminare anche questa parte e riuscire a riciclare tutto. Stiamo lavorando al progetto di un impianto di compostaggio, purtroppo la Provincia non ci ha ancora dato le autorizzazioni ma noi non ci perdiamo d´animo e andiamo avanti. I rifiuti possono trasformarsi da costo in ricchezza».
Capannori è un modello da “esportazione”, non a caso tutti i centri vicini, da Porcari a Villa Basilica ad Altopascio, Pescaglia e Montecarlo, hanno adottato il porta a porta. Il camioncino dell´Ascit, azienda locale dei rifiuti, passa la mattina presto di fronte alle case di undicimila famiglie e alle sedi di duemila imprese e svuota il cestino bianco della carta lasciato dai cittadini sul marciapiede (una volta la settimana), l´organico concentrato nel bidoncino marrone (due volte), plastica vetro e lattine nel contenitore blu (due volte) e tutto ciò che non è riciclabile che viene concentrato nel sacchetto trasparente. «Trasparente per poter essere esaminato», spiega l´assessore all´Ambiente Alessio Ciacci, 31 anni (la media della giunta è di 42), barbetta scientificamente incolta, orecchino alla Nichi Vendola, lunga esperienza di volontariato in Mani Tese e una laurea in Economia. «Il personale controlla che gli scarti siano quelli giusti. Quando trova qualcosa che non va lascia un cartellino giallo in caso di errore lieve ma quando lo sbaglio è macroscopico piazza il rosso e non porta via nulla», dice mostrando di condividere l´efficacia della sadica sanzione. Troppa severità, non le pare? «Questa è una cosa seria non uno spot. Ridurre il carico di immondizia in discarica fa guadagnare un po´ tutti: la tariffa da noi è ferma a sei anni fa, sono stati assunti 50 nuovi dipendenti e il Comune che nel 2004 spendeva 3 milioni e 100 mila euro per il conferimento in discarica nel 2010 ne ha spesi 1 e mezzo».
Ottanta per cento di differenziata, sembra il pianeta dei sogni. Ma come hanno fatto i cittadini ad imparare? «Abbiamo organizzato decine e decine di assemblee, pagavamo 6 euro l´ora chi andava ad insegnare ai vicini a suddividere la spazzatura. I cassonetti li abbiamo fatti sparire nel giro di quindici giorni, sembra incredibile ma anche gli anziani si sono abituati quasi subito». Il successo iniziale ha entusiasmato la giunta che ormai “vede verde” dappertutto. Nell´atrio del palazzo comunale c´è il bidone per gettare gli occhiali rotti, i toner delle stampanti sono ricaricabili, sul tetto dal 2007 abita una distesa di pannelli fotovoltaici, chi porta elettrodomestici rotti o vecchi mobili nell´isola ecologica organizzata dall´Ascit riceve un corposo sconto sulla bolletta, dalle mense scolastiche è stata bandita la plastica e anche le sagre (ribattezzate eco-sagre) utilizzano stoviglie normali che vengono lavate nelle lavastoviglie fornite dal Comune. Qualche negoziante ha fatto proprio il marchio ambientalista capannorese: nell´emporio Effecorta (che sta per filiera corta) si vendono esclusivamente prodotti del territorio sfusi, senza imballaggi né plastica: miele, vino, olio, birra, pasta, legumi secchi, spezie, detersivi, creme e balsami, persino mangime per animali. Pardon, eco-animali.
Simona Poli da Repubblica
23 Novembre 2024