Il governo tedesco conferma la volontà di abbandonare l’atomo entro 10 anni. Di fronte ai governatori dei Länder, Angela Merkel ha presentato la strategia che permetterà al paese di liberarsi dall’energia nucleare: fondamentali saranno le rinnovabili, l’efficienza energetica e l’ammodernamento della rete.
Angela Merkel fa sul serio sull’abbandono del nucleare. Anche dopo gli annunci seguiti al disastro di Fukushima, in molti ancora dubitavano sulla “conversione” antinuclearista della cancelliera. Venerdì invece ha ribadito l’intenzione di far uscire al più presto la Germania dall’energia atomica e ha delineato la strategia per farlo. La Merkel conferma così il suo dietrofront sull’atomo e ritorna alla posizione presa dal governo Schröder, con la legge del 2002 che sanciva l’uscita totale dal nucleare entro il 2022. Legge che peraltro lei stessa aveva messo in discussione con la proposta dell’autunno scorso di prolungare la vita delle centrali.
“Penso che vogliamo tutti al più presto abbandonare l’energia nucleare e passare il prima possibile alle rinnovabili”, ha dichiarato la cancelliera di fronte ai governatori dei 16 Länder tedeschi e a due ministri del governo. Dal mese scorso, sull’onda dell’incidente giapponese, 7 tra le centrali più vetuste della Germania e quella più recente di Krümmel sono già state spente, senza essere rimpiazzate con una maggior produzione dalle altre. La Germania entro 10 anni, come ha spiegato la Merkel, dovrà fare a meno del contributo del nucleare, pari al 23% del fabbisogno elettrico. Per farlo punterà su rinnovabili, efficienza energetica, gas e un ammodernamento della rete elettrica.
Sei i punti del piano delineato. Primo, incrementare la produzione da rinnovabili, attualmente al 17% del fabbisogno elettrico e all’11% del fabbisogno totale (Qualenergia.it, Germania, dove le rinnovabili superano ogni previsione). C’è poi la questione dell’infrastruttura elettrica: obiettivo avere una rete capace di trasferire al sud del paese l’energia eolico prodotta in grande quantità al nord. La rete – e in particolare i sistemi per accumulare l’elettricità e redistribuirla in maniera efficiente – saranno anche al centro di un programma di ricerca e sviluppo, finanziato con 500 milioni di euro.
Il sistema elettrico in generale, poi, ha spiegato la Merkel, deve essere più flessibile: servono centrali dalla produzione modulabile capaci di coprire i momenti in cui la produzione di fonti come l’eolico è più bassa: il pensiero va soprattutto agli impianti a gas. Gli ultimi due punti, infine, parlano di efficienza energetica negli edifici – si punterà a ridurre i consumi del 20% in dieci anni – e sensibilizzazione dei cittadini, anche per scongiurare reazioni ‘NIMBY’ contro impianti eolici ed elettrodotti.
Secondo quanto dichiarato alla radio venerdì dal ministro dell’economia, Rainer Brüderle, il piano per uscire dall’atomo dovrebbe costare alla Germania da uno a due miliardi di euro all’anno. L’associazione delle grandi utility tedesche nei giorni scorsi si era pronunciata a favore del pensionamento dell’atomo entro il 2022, ma alcune aziende si sono dissociate: è il caso di E.ON, RWE, Vattenfall e EnBW. Queste hanno anche sospeso i pagamenti al fondo per promuovere le rinnovabili creato “in cambio” dell’estensione della vita delle centrali.
Ad ogni modo l’abbandono del nucleare annunciato ufficialmente dalla Merkel renderà le rinnovabili ancora più protagoniste in Germania. Da tempo la Bundesverband Erneuerbare Energie (BEE), l’associazione di categoria delle fonti pulite, sostiene che per il Paese non sarebbe difficile una definitiva uscita dal nucleare. Le fonti pulite, infatti, secondo la BEE, potrebbero fornire alla Germania fino al 47% della domanda elettrica al 2020. E poi per il 2050 un piano già è stato disegnato (vedi pdf)
Giulio Meneghello
25 Novembre 2024