Potočnik: «Abbiamo bisogno di smaterializzare, non di de-industrializzare»

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Potočnik: «Abbiamo bisogno di smaterializzare, non di de-industrializzare»

Potočnik: «Abbiamo bisogno di smaterializzare, non di de-industrializzare»
Il World Resources Forum a Davos: la crisi è dell’ambiente e delle risorse
Fare di più con meno: vantaggio competitivo del XXI secolo
Più di 400 delegati provenienti da tutto il mondo stanno partecipando al secondo World Resources Forum che si è aperto ieri a Davos, in Svizzera e che è stato inaugurato da un interessante ed impegnato discorso del commissario europeo all’ambiente Janez Potočnik che ha sottolineato che «Il mondo sta evolvendo in molti modi e come in ogni evoluzione dobbiamo evolverci ed adattarci con esso. L’era delle risorse abbondanti ed a buon mercato sta volgendo al termine. Materie prime, acqua, aria, biodiversità ed ecosistemi terrestri, acquatici e marini sono tutti sotto pressione. E questa pressione solo continuerà a crescere nei prossimi anni».
I dati snocciolati da Potočnik sono drammatici nella loro urgenza dimenticata in un mondo che fa i conti con una crisi che si continua a presentare come economica/finanziaria e che invece è sempre più ambientale e delle risorse, cioè della base che sostiene l’economia reale. Il commissario Ue ha ricordato che «La popolazione mondiale aumenta di circa 200.000 persone al giorno ed è probabile che raggiungerà i 9 miliardi entro il 2050. E molte di queste persone giustamente aspirano ad un più alto tenore di vita, lo stesso di cui noi godiamo oggi in Europa. Ciò significa che entro il 2050 la domanda di cibo, mangimi e fibre dovrebbe aumentare del 70%. Eppure il 60% dei nostri ecosistemi alla base di queste risorse sono già degradati. Dato che non abbiamo un altro pianeta, l’unica opzione che abbiamo è trovare il modo di vivere all’interno dei suoi limiti. Abbiamo bisogno di usare la nostra creatività e l’ingegno per utilizzare le risorse limitate in modo più efficiente».
Il XX secolo ha visto un fortissimo incremento, di 10 volte di più, dell’utilizzo dei combustibili fossili e dell’estrazione di risorse materiali, intanto la popolazione mondiale è cresciuta di “solo” 4 volte. Potočnik sottolinea che «La maggior parte di questo uso delle risorse è stato in Europa e Nord America. Nell’Ue, per esempio, oggi utilizziamo circa 16 tonnellate di materiali per persona ogni anno, di cui 6 tonnellate diventano rifiuti, poi la metà di questi viene sepolto in discarica. Con la popolazione mondiale di 1,5 miliardi di 100 anni fa, questo percorso di crescita è stato probabilmente un bene. Ci ha dato salute, benessere e ricchezza. Ma con una popolazione di 7 o 9 miliardi, non è più così. Non possiamo continuare così. Abbiamo bisogno di avviare un cambiamento radicale nel nostro modo di operare, nel modo di produrre e consumare, in sostanza, nel modo in cui viviamo».
Secondo il commissario Ue il cambiamento si basa sull’innovazione e rivolto ai delegati del World Resources Forum ha detto: «Voi, come innovatori e scienziati, avete un ruolo molto importante da svolgere nel dare forma e forma a questo processo e contribuire ad accelerare i progressi per affrontare questa grande sfida. Diventare una società efficiente delle risorse non è più una scelta, è inevitabile, è solo una questione di tempo. La nostra scelta è se prendere l’iniziativa, definire e modellare questa transizione, o attendere che siamo costretti a farlo, quando le nostre risorse critiche si sono esaurite e l’adattamento sarà difficile e costoso. Direi che la risposta è chiara … So che molti di voi dicono che solo essere più efficienti non sarà sufficiente, date le tendenze nell’utilizzo delle risorse globali. Sono d’accordo con voi! L’agenda dell’efficienza delle risorse per me riguarda il “‘real or absolute decoupling’. Si tratta di ridurre a livelli sostenibili l’utilizzo comprensivo delle risorse e l’impatto di tale uso da parte delle attività economiche. Si tratta di attuare l’aspirazione dello sviluppo sostenibile. Il problema fondamentale che abbiamo di fronte oggi in Europa è che, dopo secoli di crescita intensiva in risorse, siamo imprigionati in strutture inefficienti in risorse, Siamo “locked-in”».
Uscire fuori da questo “lock-in” richiede nuove tecnologie, e richiede innovazione: innovazione tecnologica, innovazione nei nostri sistemi e modelli di business ed innovazione nel nostro comportamento.
«Questo significa – continua Potočnik – incentivare e sostenere l’innovazione verso l’efficienza delle risorse. Siamo ben consapevoli di questo. Per questo motivo la strategia dell’innovazione in Europa, adottata lo scorso anno, è volta tutta ad ottenere i finanziamenti a sostegno all”innovazione, in linea con le sfide globali e sociali che abbiamo di fronte. Una di queste è proprio rendere la nostra economia e la società efficienti in risorse. Credo fermamente che ci sia un margine enorme per aumentare l’efficienza del nostro utilizzo delle risorse attraverso la ricerca e l’innovazione. La ricerca ci permette di capire meglio il nostro mondo complesso, fornendo le tecnologie che possono contribuire ad accelerare il passaggio decisivo, sociale e tecnologico, ad un’economia basata su un rapporto sostenibile tra natura e benessere umano, e può dare un importante contributo nella progettazione, attraverso la sua portata internazionale, i suoi obiettivi di sostenibilità, in modo positivo e partecipativo. Allo stesso modo, credo che l’innovazione possa dare un contributo altrettanto importante nel portare le tecnologie abilitanti al mercato e nei cambiamenti per migliorare il nostro modo di vivere, produrre e consumare. La domanda è ora: come si fa a fare questo in pratica?».
Potočnik ha annunciato che oggi la Commissione europea rende nota la “Roadmap for a Resource Efficient Europe” ed ha spiegato che «La roadmap non è solo sulla produttività delle risorse, ma sulla riduzione degli impatti ambientali. L’obiettivo è quello di separare l’utilizzo delle risorse e l’impatto dalla crescita. Non si tratta solo di tecnologia, si tratta anche di cambiare i comportamenti, in modo da ridurre, riutilizzare e riciclare. E, non si tratta di fare in modo che l’Europa diventi un’economia di servizi: abbiamo bisogno di smaterializzare, non di de-industrializzazione. L’efficienza delle risorse è un concetto molto impegnativo e complesso che porta ad un cambiamento fondamentale della nostra produzione e del consumo. Non pretendiamo che la roadmap fornirà tutte le risposte necessarie, ma speriamo che segnerà l’inizio di un processo coerente, organizzato e irreversibile che porta ad un futuro efficiente delle risorse».
Ma come trasformare le nostre economie resource-intensive, per le quali, guardando al nostro provinciale ed asfittico dibattito sulla crisi italiana sembrano non esserci alternative al continuare un tipo di crescita che ha portato alla crisi ed alla stagnazione?
Potočnik a Davos ha avanzato alcune proposte che forse la politica e le imprese italiane farebbero bene ad annotarsi. Eccole:
1. Primo, viviamo in economie di mercato, e se vogliamo davvero cambiare comportamento dobbiamo utilizzare i segnali di mercato, che significa che dobbiamo ottenere il giusto prezzo. Abbiamo bisogno di prezzi che riflettono il valore reale delle risorse. Ecco perché chiediamo ai Paesi un cambiamento nella base imponibile dal lavoro alle risorse ed all’inquinamento.
2. Secondo, dobbiamo anche sbarazzarci dei sussidi che perpetuano consumi inefficienti e dannosi per l’ambiente. Non possiamo più permetterci di pagare due volte: prima per sovvenzionare un comportamento “sporco” e una seconda volta per riparare i danni.
3. Terzo, dobbiamo anche incoraggiare le aziende a sviluppare prodotti, servizi e processi sostenibili. Credo che il giusto prezzo potrà già incoraggiare un’innovazione del genere. Così, se le aziende non troveranno modi ingegnosi per migliorare la produttività del lavoro, avranno costi del lavoro in aumento e risorse non più a buon mercato. Dovranno essere più creative ed efficaci per accrescere la produttività delle risorse mentre i loro costi aumentano.
4. Ma dobbiamo anche sostenere attivamente l’eco-innovazione e l’eco-design attraverso politiche pubbliche, soprattutto quando dobbiamo affrontare i beni pubblici. Siamo in grado di stimolare la domanda di prodotti e servizi migliori, grazie ad una migliore etichettatura ed a standard migliori, attraverso appalti pubblici ecologici ed ulteriori informazioni sugli impatti del ciclo di vita dei prodotti.
5. La comunità della ricerca e le imprese hanno un ruolo importante da svolgere nell’aiutare a valutare le prestazioni ambientali della produzione e dei prodotti e nel gestire tali risorse in modo efficiente.
6. Quarto, dobbiamo concentrarsi su alloggi, trasporti e cibo. Circa l’80% dell’impatto dei nostri stili di vita, sulle risorse così come sui cambiamenti climatici, proviene da questi settori, inclusa l’energia che usiamo in questi settori.
Potočnik ha detto di vedere tutto questo come una sfida a livello mondiale «Per una trasformazione economica verso una società efficiente in risorse. I limiti delle risorse, per esempio in materia di acqua, energia e materie prime, on sarà solo un freno potenziale per lo sviluppo di molte economie, ma una minaccia per la stabilità e la pace. Tuttavia attraverso la valorizzazione adeguata del capitale naturale, questi Paesi potrebbero diminuire la pressione sulle risorse, promuovere l’innovazione e, per coloro che hanno risorse in abbondanza, seguire percorsi di sviluppo più vantaggiosi. La scarsità di risorse è un problema globale e richiede una risposta globale. La scala, la complessità e la natura trans-nazionale dei cambiamenti necessari chiarisce bene questo punto».
Secondo il commissario Ue il Rio+20 Summit del 2012 «Sarà il luogo ideale per concordare i passi necessari per iniziare una transizione globale verso una green economy, un’economia efficiente delle risorse. Dobbiamo salire tutti a bordo per essere in grado di ottenere risultati tangibili e duraturi. Dobbiamo anche dare al settore privato, la fiducia e la garanzia di investire in un percorso di crescita verso una società che possa fare di più con meno, una società che produca più prosperità e benessere dalla conoscenza, una società che viva entro i confini planetari. Essere un ambientalista oggi non può più voler dire essere “opting out” e vivere uno stile di vita alternativo. Si tratta di optare per impostazione che cambi tutti i nostri stili di vita.
Fare di più con meno diventa il vantaggio competitivo nel XXI secolo. Quindi gli ambientalisti e le aziende di oggi hanno una causa comune e devono lavorare insieme. E la politica ambientale per il futuro non deve essere solo proteggere l’ambiente dalle imprese, ma anche utilizzare il business per proteggere l’ambiente».
Greenreport