Cresce il chilometro zero e la filiera del biologico diventa sempre più corta, con un ruolo importante dei GAS, i Gruppi d’Acquisto Solidale, tradizionalmente attenti ai prodotti del territorio. È questo l’elemento chiave che emerge guardando i dati del triennio 2009-2011 relativi ai diversi operatori del settore, contenuti in Tutto Bio 2012, l’annuario del biologico a cura di Achille Mingozzi e Rosa Maria Bertino del portale-banca dati BioBank, da poco in libreria. Un affresco puntuale del mondo biologico nazionale, che affianca l’analisi dei dati e il racconto degli aspetti più innovativi (quest’anno le fattorie didattiche e la biocosmesi) a una vera e propria guida pratica con 9.500 indirizzi tra aziende con vendita diretta (2.535), agriturismi (1.349), mercatini (213), gruppi di acquisto (861), ristoranti (267), negozi (1.212), siti di e-commerce (167), mense scolastiche (1.116) e altri operatori del settore.
In questo scenario, i soggetti più interessanti sono senza dubbio i GAS, «instancabili protagonisti della progettualità e della sperimentazione verso nuovi stili di vita. Nell’ultimo triennio sono cresciuti del 44%, e si avvicinano ai 900, con almeno altrettanti gruppi informali». In aumento anche la vendita diretta, l’aspetto più immediato del chilometro zero: le aziende con uno spaccio sono passate da 2.176 nel 2009 a 2.535 nel 2011, +16% in tre anni. «A trainare la crescita sono soprattutto quelli aperti da aziende agricole, ad un ritmo doppio rispetto a quelli aperti dagli agriturismi».
Trend molto positivo anche per le mense scolastiche con tutto il menù bio o una o più portate biologiche, passate da 837 nel 2009 a 1.116 nel 2011, con un + 33%. «Nonostante la crisi, sulla scelta del biologico nelle scuole non si torna indietro. Anzi, un nuovo impulso dovrebbe ora arrivare dall’adozione dei criteri ambientali minimi, da parte delle pubbliche amministrazioni, per l’acquisto di prodotti e servizi nel settore della ristorazione collettiva e nella fornitura di derrate alimentari. Lo prevede il decreto sugli “appalti verdi” pubblicato il 21 settembre 2011 sulla Gazzetta Ufficiale. E la cosa assume ancora più rilievo, dato che si tratta di un canale commerciale importante per le materie prime bio, con un giro d’affari stimato intorno ai 275 milioni di euro», spiega il rapporto.
Se si vanno poi a osservare i dati degli altri canali d’acquisto, negozi, supermercati ed e-commerce, si trovano anche qui percentuali di crescita significative. Nell’ultimo triennio, i siti che vendono on line sono aumentati del 27%, passando da 132 a 167. «In gran parte sono siti di aziende che propongono solo prodotti bio (54 siti), oppure molti prodotti bio (23) o alcuni prodotti bio (31). Crescono i siti dei negozi bio (31) e quelli di e-commerce vero e proprio (22), scendono i siti di e-commerce convenzionale con reparto bio (6)». I negozi e supermercati sono cresciuti del 7%, passando nell’ultimo triennio da 1.132 a 1.212. Rappresentano «un canale commerciale che continua ad essere basilare e primario per il settore, con un giro d’affari stimato intorno ai 700 milioni di euro, contro i 440 realizzati con le vendite di prodotti bio nella grande distribuzione». Tra il 2010 e il 2011 sono «quasi un centinaio le nuove aperture rilevate, poco meno di metà le chiusure. In pratica, per ogni negozio che chiude ne aprono due». Diminuiscono invece del 5% i mercatini, passati da 225 a 213: «In particolare, quelli organizzati in collaborazione con i Comuni risentono di un quadro di incertezza, ma spesso sono in difficoltà le associazioni che li promuovono o semplicemente l’iniziativa non ha suscitato l’interesse atteso. Ma resta una certa vivacità d’iniziativa, se è vero che sono 24 i mercatini che iniziano o riprendono la loro attività. Dei 213 mercatini bio, promossi da associazioni, comuni, pro-loco e consulenti, 22 sono mercatini della biodiversità tra vecchi semi, frutti antichi e animali perduti».
Per quanto riguarda le strutture ricettive e di ristorazione, le percentuali di crescita sono a due cifre. Dal 2009 al 2011, ristoranti, bar e tavole calde biologici sono aumentati del 17%. «Crescono le formule più veloci, più libere e meno costose, come caffetterie, bistrot, gastronomie, gelaterie e frutterie». Ma «la vera novità degli ultimi anni» è «l’ingresso del biologico in tante realtà convenzionali, per una scelta salutistica e ambientale o per la qualità e l’eccellenza delle materie prime». Nell’ultimo triennio, sono cresciuti del 10% anche gli agriturismi, passando da 1.222 a 1.349. Alle strutture classiche si sono via via aggiunte «aziende bio che offrono ospitalità nel segno della mutifunzionalità. Alla produzione agricola di base hanno infatti affiancato nel tempo la trasformazione delle proprie produzioni, la vendita dei prodotti freschi e trasformati nello spaccio aziendale, l’attività didattica con bambini e ragazzi delle scuole fino all’accoglienza turistica vera e propria con ristorazione e pernottamento».
E proprio alle fattorie didattiche biologiche è dedicato il focus di Tutto Bio 2012: «Sono posti dove si fa e dove si insegna, ma non solo: nelle aziende agricole che accolgono studenti e adulti desiderosi di esperienze a contatto con la terra, si impara in modo non convenzionale», scrive Fabio Gavelli nell’editoriale. Censite per la prima volta nel 2011, esse sono in tutto 487: «Si tratta di 131 aziende agricole con vendita diretta e di 356 agriturismi. Considerando che le fattorie didattiche accreditate sono oltre duemila, l’incidenza di quelle biologiche sul totale è di tutto rispetto: una su quattro».
Un approfondimento è dedicato anche alla biocosmesi, un settore in crescita, ma in cui per adesso non esiste un marchio di certificazione europeo. Inseriti nell’ultimo censimento, i prodotti italiani di cosmesi e detergenza biologica o ecologica certificata sono più di 4.000, realizzati da oltre 200 aziende che hanno scelto la strada della certificazione volontaria su ingredienti e processi produttivi.
Veronica Ulivieri
22 Novembre 2024