Abbassate subito le bollette dell’acqua. È stato perentorio il ministro dell’ambiente, Corrado Clini. In una lettera al presidente di Federutility, Roberto Bazzano, in rappresentanza di tutte le aziende idriche italiane, il ministro gli ha chiesto di dare subito attuazione al taglio delle bollette imposto dal risultato del referendum sull’acqua del 12 e 13 giugno dello scorso anno.
Dopo 8 mesi, infatti, su pressione delle associazioni che hanno promosso i refrenedum e di quelle di tutela dei consumatori, Clini ha deciso di richiamare all’ordine le aziende che continuano, nonostante la vittoria dei «sì», a inserire nella bolletta la quota tariffaria destinata alla remunerazione degli investimenti fatti sulla rete idrica.
Dopo il referendum, o meglio, anche prima, come ricorda Clini, cioè dalla data della sentenza della Corte costituzionale 26/2011 (12 gennaio dello scorso anno), che ha ammesso il quesito referendario sull’acqua, le aziende hanno infatti fatto orecchie da mercante e hanno continuato a inserire la voce tariffaria nelle bollette.
Glielo hanno ricordato pochi giorni fa i rappresentanti del Forum italiano dei movimenti per l’acqua, che sono andati a trovarlo al ministero proprio per chiedegli ragione del mancato rispetto della decisione referendaria.
E per ricordargli che nel frattempo è partita una «campagna di disobbedienza civile», portata avanti dal comitato promotore dei referendum e da associazioni di tutela dei consumatori, come Codici, che sta spingendo molti utenti ad «autoridursi»le bollette, sottraendo dall’importo complessivo la voce «remunerazione del capitale intestito», con contestuale richiesta di rimborso della relativa quota per le fatture pagate dal 21 luglio 2011.
Il ministro Clini ha capito che la questione sta montando e ha deciso di scrivere alle ex municipalizzate dell’acqua sollecitando un intervento rapido sulle tariffe.
Con una lettera datata 24 febbraio, Clini ha detto alle aziende di non attendere il varo del Dpcm di attuazione dell’articolo 21 del decreto salva-Italia (dl 201/2011). Questo articolo, in attuazione del referendum, ha infatti previsto un nuovo sistema di valutazione per la remunerazione dei costi degli investimenti sulla rete idrica, che non sono più automatici come prima ma rimessi a una valutazione dell’Authority per l’energia e il gas.
«La nostra intenzione», ha scritto il ministro dell’ambiente spiegando alle aziende cosa ci sarà nel Dpcm, «considerando che la tariffa deve prevedere la sola copertura integrale dei costi del servizio, è di individuare obiettivi sui livelli di qualità del servizio e criteri di benchmark, con strumenti di premialità e di sanzione analoghi a quelli che l’autorità ha adottato in campo elettrico». Nel frattempo, però, «il provvedimento in materia tariffaria (la sentenza della Consulta, ndr) deve essere adottato anche nelle more dell’emanazione del Dpcm». Otto mesi per dare attuazione a un referendum, insomma, secondo il governo dei tecnici, sono veramente troppi.
di Roberto Miliacca
21 Novembre 2024