Il servizio di Nido comunale “Il Grillo parlante”, a Capannori in provincia di Lucca, si è affermato e fatto conoscere come esempio di connubio virtuoso tra le reali esigenze educative e gli indirizzi politici per la prima infanzia; infatti i bisogni formativi e la sensibilità pedagogica espressi dal gruppo delle educatrici si sono intrecciate con la volontà politica dell’amministrazione per dare ai bambini più piccoli la concreta possibilità di crescere e crescere bene.
Nonostante molti anni di lavoro e l’acquisizione di una professionalità basata su studi, aggiornamenti ed esperienza, dopo aver conosciuto l’attività educativa dei nidi d’infanzia di Pistoia, abbiamo sentito di nuovo l’esigenza di rimetterci in discussione.
E’ così iniziato un percorso di formazione, dialogo e confronto con Gabri Magrini, educatrice nel nido “Lago Mago”, che collabora con l’Istituto di Psicologia del CNR di Roma ed ha inoltre partecipato in qualità di relatrice a diversi seminari e convegni.
In seguito ad una lunga riflessione avvenuta nel gruppo di lavoro, abbiamo deciso di seguire un nuovo percorso, considerando che scopo del nostro nido d’infanzia è quello di offrire alle famiglie un servizio di buona qualità in grado di favorire la crescita, il benessere e la formazione dei bambini e delle bambine tra i tre mesi ed i tre anni di età.
Per garantire un buon livello di qualità è opportuno che il nido sia un luogo di crescita attento e rispettoso dell’individualità di ognuno.
Educare vuol dire anche aiutare a riconoscere ed accettare l’altro, facendo in modo che il bambino si appropri delle sue potenzialità ed energie, accompagnato in una continua relazione, la quale non è mai “a senso unico” , ma vede coinvolti adulti e bambini in un processo continuo sempre pronto e aperto alla sorpresa, all’inatteso.
La qualità del nido d’infanzia dipende da molteplici fattori ed è un processo dinamico e continuo che coinvolge aspetti inerenti la sfera educativo-relazionale insieme ad altri di tipo organizzativo ed amministrativo.
Dall’esperienza esposta da Gabri Magrini durante un percorso formativo, siamo rimaste ben impressionate per come viene utilizzato il materiale di recupero, che offre ai bambini l’opportunità di creare ed apprendere sperimentando e giocando con materiale riciclato, oggetti non perfetti ed in disuso.
Partendo dal concetto che una cosa può essere tante cose, vengono proposti materiali da manipolare, trasformare, utilizzare, per sollecitare la curiosità, la voglia di fare ed il gusto di esprimere e creare, scoprendone aspetti e utilizzi diversi da quelli standardizzati, consentendo uno sguardo più originale ed un utilizzo singolare e creativo.
Con questi materiali quali, sotto-torta forati, fusi di plastica e di cartone, catenelle, tubi di forassite, cd, tappi di metallo e di plastica, tubi flessibili e di gomma, rocchetti, anelli di legno, bastoncini, bottigliette, nastri e cordicelle, modulari di legno, anelli di acciaio, rocche da filato, cilindri di varie forme e dimensioni, spirali da compressione, mascherine per diapositive, ganci, corde, molle grandi e piccole, retine da tappo da spumante, i bambini incastrano, impilano, infilano, costruiscono architetture, nuovi oggetti, divenendone attenti osservatori e scopritori assorti e riflessivi.
Abbiamo così introdotto materiale di recupero ed anche materiale naturale quali, cortecce, bastoncini, pigne, legnetti, conchiglie. Sono stati acquistati due tavoli per la manipolazione: in uno è stata messa la sabbia ed altro materiale naturale e nell’altro la creta. Nel frattempo abbiamo tolto quasi tutto il materiale di gioco predefinito di cui i bambini fanno già ampio uso a casa.
Abbiamo messo in una piccola stanza il tavolo luminoso dove si può sperimentare la trasparenza, la creatività di una costruzione che rimanda luci ed ombre con oggetti naturali e di recupero; si è costruito un ambiente dove la luce può essere indagata attraverso esplorazioni capaci di provocare meraviglia, curiosità e stimolare la creatività.
Nella stanza dei piccoli abbiamo collocato il materiale di recupero in uno spazio distante dal luogo in cui abitualmente i bambini si accolgono al loro ingresso.
Questo ci ha fatto notare, in un primo tempo, lo spostamento del gruppo attirato dal nuovo materiale, che ha scatenato in questa fase iniziale una forte curiosità. I bambini più grandi e quindi più autonomi hanno prestato attenzione ad ogni oggetto. Con la sperimentazione quotidiana del materiale hanno preso sempre più dimestichezza, ed abbiamo osservato un’evoluzione del gioco, per esempio, con l’incastro fra i tubi e la scoperta del suono.
Ai più piccoli, è stata proposta una cesta con parte degli oggetti; essi sono stati sperimentati in maggior modo con la bocca per passare poi ad una fase successiva di conoscenza attraverso la manipolazione.
Nelle stanze dei bambini più grandi, oltre i 18 mesi, il materiale è stato posto in angoli che abbiamo scelto con cura per poter lasciare spazio anche ad ampie costruzioni, che potevano essere lasciate e poi riprese per far evolvere e continuare il gioco. Il materiale ha suscitato una buona risposta.
La varietà del materiale proposto ha stimolato i bambini a “creare” e “costruire” dimostrando così un’evoluzione continua del fare, dando anche un nome a quello che facevano, per es. “casa del lupo” ,“ il fiore”, “il castello”, ecc.
Questo materiale ci è subito piaciuto anche se abbiamo dovuto interiorizzarne l’uso e le sue associazioni; è stato necessario metterci in discussione, provare e soprattutto sperimentarlo direttamente; capire come presentarlo, come stimolare e sostenere il gioco dei bambini cercando di giocarci in prima persona.
Il corso di formazione con Gabri Magrini ci ha aiutato a sperimentare, a manifestare la nostra creatività e la nostra capacità di poter vedere gli oggetti ed anche le attività in modo diverso e nuovo, quindi più versatile, dinamico e fantasioso; ci ha aiutato a capire come presentare il materiale ai bambini: a portata di mano e in parte già predisposto per incentivarne l’uso.
E’ stato anche necessario rivedere il nostro modo di “stare”, come essere collaborative e non “direttive”.
Nel frattempo continuavamo a confrontarci, a scambiarci le esperienze ed abbiamo capito che non bastava introdurre il nuovo materiale, ma occorreva riorganizzare gli spazi e gli arredi. Lo spazio non è una categoria neutra rispetto alla crescita dei bambini, ma è un contenitore importante che influisce in modo positivo e fruttuoso se ben pensato e predisposto: una buona caratterizzazione degli spazi sostiene un’ adeguata azione educativa.
La predisposizione di un nuovo setting educante ha portato ad interrogarci sugli aspetti pedagogici, pensando e realizzando proposte ludiche in funzione delle esigenze dei bambini, dandone un senso ed una coerenza con l’intenzione di ri-vedere con occhi diversi il nido, osservando gli angoli, gli spazi e tutto il “consueto” con lo scopo di rileggerlo in funzione del benessere dei bambini, della loro autonomia, del rispetto per le piccole esigenze del quotidiano.
Per avere un ambiente dove grandi e piccoli si trattengono, vivono, convivono, abitano, è nata l’esigenza di compiere delle scelte e rinnovare alcuni spazi criticamente rivisti e ritenuti non idonei. E’ sorta la necessità di avere dei piani di appoggio e dei contenitori nei quali sistemare i diversi materiali, ovviamente collocati ad altezza dei bambini, in modo da consentire la scelta ed il recupero con autonomia da parte di tutti. Sono state acquistate varie ceste per stimolare nei bambini la curiosità, verso l’esplorazione, la scoperta e la riscoperta materiali nascosti nei cassetti e nelle ceste.
E’ importante che ogni oggetto abbia un proprio posto preciso e sia facilmente raggiungibile in ogni momento della giornata. L’ordine è utile per favorire la gestione delle cose da parte dei bambini, per rassicurarli e per favorire l’ordine mentale. Mettere in ordine giochi e materiali è un’occasione continua, per curare gli oggetti, mettere in relazione ogni oggetto al proprio posto e alla propria funzione, ma anche per compiere movimenti esatti ed educare la mente alla precisione e alla classificazione.
Particolare cura è stata dedicata alla collocazione dei libri in una zona non dispersiva, di movimento o di passaggio. E’ stato individuato un angolo all’interno della sezione dei grandi; abbiamo esposto i libri in modo tale che siano alla portata dei bambini, affinché ognuno possa sceglierli secondo i propri interessi e le proprie preferenze. Questo spazio è stato inoltre arricchito con un tappeto di colore neutro e sedute comode che lo rendono più accogliente per potersi trattenere in modo raccolto e confortevole.
Avere rinnovato gli ambienti dopo un attento studio non era ancora sufficiente e quindi abbiamo individuato un altro obiettivo da raggiungere: rivedere il luogo ed il momento del pranzo, partendo dal presupposto che ogni bambino porta al nido la sua storia personale, compresa la storia del suo rapporto con il cibo. Il nostro intento era quello di conciliare il senso di un buon pranzo in ambito familiare con il senso del pranzo al nido. E’ pertanto necessario guardare a questo momento con gli occhi dei bambini per i quali il cibo non è solo la risposta ad una esigenza fisiologica, ma,come le altre routine, è un appuntamento regolare che scandisce la giornata. E’ una ricorrenza quotidiana rassicurante, una situazione ricca di sensazioni, di manipolazioni, di scoperta, di conoscenze, di abilità in via di sviluppo, di scambi verbali e non verbali: è importante che il bambino possa essere il protagonista della sua esperienza. Il senso di un buon pranzo non è solo quello di mangiare, è quello di gustare questo momento, in tutti i suoi aspetti. Gustarsi il pranzo significa apprezzare sia il cibo sia la situazione che lo contorna. Far sì che l’educatrice accompagni i bambini condividendo con loro l’esperienza è il migliore modo per insegnare loro a godere di questo momento. Inoltre, spostare il senso del pranzo al nido dal “far mangiare i bambini” al “gustare il mangiare con i bambini” è anche una buona strategia per farli mangiare di più, avvicinarli a cibi nuovi e favorire la loro autonomia. Se le educatrici sono esse stesse occupate a mangiare, non capiterà di anticipare le iniziative dei bambini, sostituendosi a loro, imboccandoli o insistendo più del necessario.
Per avvicinarsi al cibo in maniera positiva risultano importanti anche l’ambiente e le modalità di presentazione del cibo. Per realizzare tutto ciò, il gruppo di lavoro ha individuato dei tempi e delle prassi più consone a questo momento, proponendo di far mangiare i bambini all’interno della propria stanza, per creare un ambiente meno rumoroso, e rivalutando in chiave educativa un’usanza che purtroppo oggi non è più scontata, ossia creare un’atmosfera più da trattoria che da “fast food”.
Per favorire una partecipazione attiva da parte dei bambini è stato necessario individuare alcuni accorgimenti pratici; infatti, più la tavola è ricca di stimoli, più i bambini vi saranno attratti. E’ necessario, dunque:
riproporre un ambiente familiare apparecchiando la tavola, con l’aiuto dei bambini, perché l’apparecchiatura è una cornice che aiuta a dare al mangiare il valore di un rito con l’arricchimento di oggetti da adoperare: non solo con piatto, bicchiere, cucchiaio e forchetta, ma anche con la tovaglia di stoffa, il tovagliolo di carta, i vassoi, le posate per servire, il cestino del pane, la brocca, i condimenti ed il porta frutta.
Presentare con maggiore cura il cibo, dividendolo su piccoli vassoi per sottogruppi di circa 6 bambini. In questo modo, con un po’ di aiuto, ognuno potrà servirsi da solo ed esercitare le proprie preferenze.
Offrire ai bambini utensili adeguati a loro e adatti al cibo proposto per potersi servire da soli favorendone l’autonomia, nonchè posate stondate da maneggiare facilmente.
Sparecchiare insieme ai bambini, come il riordino dopo ogni attività, se ben organizzato, diventa un momento ricco di piccole operazioni, di condivisione di attività da svolgere.
Questo è il quarto anno da quando abbiamo iniziato il nostro percorso ed il “clima” all’interno del nido è cambiato; le educatrici hanno trovato un’ ulteriore carica che stimola nel lavoro e nel confronto, un maggiore desiderio di condividere con i genitori l’importanza dell’utilizzo del materiale di recupero che risveglia la creatività dei bambini e degli adulti che vogliono conoscere e condividere questo percorso.
Quest’anno abbiamo proposto ai genitori dei laboratori (a loro riservati), in piccoli gruppi, dove possono conoscere e sperimentare le attività che vengono svolte all’interno del nido per attivare un percorso di continuità educativa nido-famiglia.
Bibliografia:
Elementi di psicologia – corso di psicologia generale, sociale e dell’età evolutiva.
ALESSANDRO STUDER e GIANNI ZONCA. Edizioni Sansoni per la scuola
L’adulto di fronte al bambino da 0 a 3 anni. A. LA PIERRE Sit Editrice
WINNICOTT D.W. Armando Editore
di Franca Nardi
f.nardi@comune.capannori.lu.it
21 Novembre 2024