Il settore è in buona salute, ha retto alla crisi meglio degli altri e ha davanti a sé buone prospettive di sviluppo. È questa, in breve, la diagnosi del comparto del riciclo tracciata dal rapporto “Il riciclo ecoefficiente. L’industria italiana del riciclo tra globalizzazione e sfide della crisi” curato da Duccio Bianchi dell’Istituto di ricerche Ambiente Italia, e promosso dal Gruppo di riciclo e recupero Kyoto Club e commissionato dal comparto del riciclo degli imballaggi (Cial, CNA, Comieco, Corepla, Rilegno, CONAI).
Il nostro Paese ha una forte filiera del riciclo e recupera 33 milioni di tonnellate di materie seconde, esclusi inerti e frazione organica. E la nostra industria del riciclo, in termini di quantità prodotte, è leader europea, poco dietro alla Germania. Il sistema dei consorzi di raccolta, spiega il presidente di Conai Roberto de Santis, «ha confermato la propria efficacia anche durante il recente periodo di crisi economica, quando è riuscito a raggiungere i propri obiettivi nonostante lo scenario critico nel mercato delle materie prime seconde e la contrazione degli imballaggi immessi al consumo». In generale, concorda Bianchi, «il sistema di raccolta e riciclo ha resistito alla recessione, e si è osservata una migliore tenuta della produzione secondaria, cioè con materiali riciclati, rispetto a quella primaria».
La raccolta – e in particolare la raccolta differenziata dei rifiuti urbani – ha continuato a crescere, anche in termini quantitativi, in tutti o quasi gli ambiti di raccolta post consumo (dalla carta alla plastica), mentre ha risentito negativamente della contrazione produttiva nei settori di raccolta pre-consumo (che hanno un peso particolarmente rilevante in vari settori, come l’alluminio e le materie ferrose).
Il mercato delle materie seconde si è ormai globalizzato, anche se con differenze tra un prodotto e l’altro: materie plastiche, carta, rottami ferrosi, alluminio e rame sono materie seconde caratterizzate da un mercato mondiale; legno, vetro e piombo, invece, da mercato continentale. Gli inerti hanno mercati nazionali e sub nazionali. «I paesi sviluppati – spiega Bianchi – sono principalmente esportatori di questi materiali, mentre i paesi emergenti, insieme a Italia e Spagna di solito li importano».
Per quanto riguarda gli effetti ambientali del riciclo, secondo lo studio in Italia ha permesso di evitare emissioni di CO2 pari a 53 milioni di tonnellate nel solo 2010. Questo rappresenta circa il 10% del totale delle emissioni di cui è responsabile il nostro Paese in un anno. Ma, si chiede il curatore dello studio, è sostenibile fare la raccolta differenziata in un luogo e poi muovere le merci per migliaia di chilometri? In realtà, sottolinea Bianchi, questi vantaggi si mantengono anche se il riciclo non avviene in Italia ma le materie seconde sono esportate all’estero. Il trasporto incide infatti in minima parte sul processo e le emissioni dovute alle esportazioni sono comprese tra l’8% e il 21% di quelle evitate attraverso il riciclo. a ricerca svela anche che i sistemi di raccolta differenziata spinta, come ad esempio il “porta a porta” sebbene determinino più emissioni dovute al maggior impiego di mezzi, permettono di aumentare e migliorare la qualità e quantità di materie riciclabili e quindi compensano quelle emissioni con i benefici ambientali del riciclo.
Cosa aspettarsi invece nei prossimi anni? I consumatori dei paesi emergenti, prevede il curatore del rapporto, genereranno più rifiuti, e questo farà diminuire la domanda di materie prime seconde sui mercati mondiali. Per cui, è necessario che l’Italia e l’Europa sviluppino la capacità di assorbimento delle materie prime seconde all’interno dei mercati nazionali e continentali.
Bianchi indica quattro linee guida per rafforzare l’industria italiana del riciclo: sostenere gli acquisti verdi delle pubbliche amministrazioni, competere con il recupero energetico, integrare il sistema per migliorare la qualità delle materie recuperate e puntare su ricerca e innovazione. Due punti, questi ultimi, che stanno molto a cuore ai Consorzi. Cial, Rilegno, Comieco e Corepla, parlando delle prospettive future, usano tutti due parole chiave: «ricerca» e «innovazione». Per il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, «la strada da percorrere è ancora lunga, dobbiamo ulteriormente rafforzare le leve per valorizzare il potenziale di recupero di materia e di energia, connesso al ciclo dei rifiuti, perché fa bene alla nostra economia e all’ambiente. Strumenti come il “Green Procurement” o la fiscalità verde possono sostenere quei materiali che non riescono ancora a trovare un mercato nel sistema industriale a valle del riciclo».