Queste parole si commentano da sole
Referendum sull’acqua: la società Geal denuncia il rischio di una stangata
LE FONTANE cittadine si asciugheranno. L’acqua, anche quella di Guamo, si pagherà a peso oro. Lo scenario apocalittico conseguente al voto del prossimo referendum è servito e veicolato fin dentro le scuole. A sostenerlo è il presidente di Geal Mauro Macera e Paolo Saccani, amministratore delegato e direttore generale dell’azienda a capitale misto pubblico (il Comune ha la maggioranza, Acea quasi al 29 per cento e Compagnie generale des eaux, gruppo Veolia, al 19 per cento) che fornisce di acqua le nostre case e attività. «C’è una grande mobilitazione, anche nelle scuole. Invece di analizzare gli aspetti tecnici la politica si semplifica e si riproduce soltanto in slogan. Che fanno presa ma disinformano. Ancora oggi — dicono i referenti di Geal — non si è riusciti a spiegare i riflessi veri di questo referendum. L’acqua non c’entra niente. E’, e rimane, bene pubblico tanto è vero che sul consumo in sé si deve corrispondere soltanto il canone al Comune. Qui si tratta di gestire un servizio che sta diventando di rilevanza industriale, ad alto contenuto tecnologico, per il quale servono competenze, capitale. In una parola, impresa. Se viene a mancare la remunerazione del capitale investito, come indicherebbe il secondo quesito del referendum, nei fatti si impedisce alla società di investire». A pagarne le conseguenze, in senso stretto del termine, sarebbe il cittadino. “Se Geal non ha possibilità di remunerare il capitale che investe gli istituti di credito non finanziano gli investimenti, anche quelli per le fognature. Il sistema si blocca e le tariffe, di forza, lievitano. E’ un meccanismo automatico”. Di questo si parlerà alla conferenza che si terrà martedì alle 18 alla Fondazione Ragghianti a S.Micheletto.
L.S. dalla Nazione del 29.05.2011
23 Dicembre 2024