E’ dal 1997 che il servizio idrico integrato non è più in mano al Comune, che lo aveva affidato a Montagna 2000, società partecipata di servizi che riunisce i comuni montani dell’Appennino parmense. Dal 2009 il primo cittadino Luigi Lucchi cerca di recedere dall’azienda. Ora il risultato in controtendenza rispetto alle altre realtà italiane
Nel 2013 i suoi 2200 cittadini avevano votato per ritornare all’acqua pubblica e ora il sindaco di Berceto, comune dell’Appennino parmense, ha realizzato quella volontà. Dal 29 gennaio 2016 la gestione del servizio idrico integrato è tornata ufficialmente nelle mani dell’amministrazione. E’ l’unico comune in tutta la provincia a fare questo passo proprio in un momento in cui in Italia le promesse di ripubblicizzazione si sono sgretolate perfino dove sembravano più ovvie. Come a Reggio Emilia, record di sì all’acqua pubblica nel referendum del 2011, dove però il balletto di promesse e assicurazioni è stato rimangiato nel giro di un anno dal governo Pd. Per non parlare di Roma, che ha già ingranato la retromarcia sulla gestione pubblica nonostante l’esito della storica consultazione.
A Berceto però il miracolo dell’acqua bene comune ora è realtà. Sono sette anni che il sindaco Luigi Lucchi lotta per questo risultato, che nel paese suona come una rivoluzione. E’ dal 1997 infatti che il servizio idrico integrato non è più in mano al Comune, che lo aveva affidato a Montagna 2000, società partecipata di servizi che riunisce i comuni montani dell’Appennino parmense. Dal 2009 però il primo cittadino ha cominciato la sua battaglia per recedere dalla multiutility e nel 2014 c’è riuscito. Lo aveva promesso ai suoi cittadini, che il 24 e 25 febbraio 2013 in un referendum ad hoc avevano espresso all’82 per cento il desiderio di uscire da Montagna 2000 insieme a quello di non partecipare all’unione o fusioni di comuni. Il risultato alla fine è arrivato grazie a una norma del collegato ambientale del 2 febbraio 2016, che permette ai Comuni anche con oltre mille abitanti e con determinati requisiti di gestire l’acqua direttamente. Berceto, che vanta fonti e sorgenti sul territorio, e bassi numeri di utenze e popolazione, rientra in questa categoria, e così è stato possibile ripubblicizzare, visto che già dal 2014 l’amministrazione non era più tra i soci di Montagna 2000, che ha continuato a fare da soggetto gestore fino al passaggio di consegne ufficiale. “Abbiamo fatto tutto secondo la legge. Se vogliono privatizzare di nuovo, dovranno destituirmi” ha detto a ilfattoquotidiano.it Lucchi, che per il suo percorso, in cui è stato supportato da esperti come Marcello Cecchetti, ha ricevuto anche i complimenti di padre Alex Zanotelli, uno degli storici promotori dell’acqua pubblica. “Aver ‘vinto’ su tutte queste norme e il tentativo in atto, anche da parte del Governo, di privatizzare la distribuzione dell’acqua, nonostante i referendum molto partecipati del giugno 2011 – aggiunge il sindaco – appare una nuova vittoria di Davide contro Golia intendendo Golia l’Unione Europea e il Governo Italiano”.
Da anni il primo cittadino denunciava i disservizi del passaggio alla multiutility, che avrebbe fatto lievitare i costi dell’acqua e della depurazione fino a un aumento complessivo del 350 per cento, senza miglioramenti rispetto alla gestione comunale. Oltre il danno, la beffa è che il Comune non si sarebbe mai visto rimborsare dal gestore esterno, come previsto dalla legge, i mutui accesi per gli investimenti su acquedotti e fognature, per un danno alle casse comunali pari a 2 milioni di euro. “Gli utenti di Berceto hanno sempre pagato l’acqua due volte: attraverso le bollette di Montagna 2000 e attraverso il bilancio del Comune, incapace di investire i soldi spesi in altre opere per la collettività” spiega Lucchi. Il giro di affari che ritornerà sotto il controllo all’amministrazione, tra bollette, personale e investimenti sarà pari a circa 550mila euro all’anno. “Il compito del Comune, soprattutto nei primi anni – conclude il primo cittadino – non sarà semplice, anche se deve essere perfetto per non mettere in discussione lo straordinario risultato raggiunto”. di Silvia Bia – Il Fatto Quotidiano
27 Dicembre 2024