Alessandro Tambellini: “con quattordici anni di centrodestra Lucca ha perso occasioni storiche”
LUCCA, 26 luglio – Alessandro Tambellini capogruppo del PD in Consiglio comunale e candidato del suo partito a sindaco di Lucca nelle elezioni della prossima primavera ha accettato di rispondere a qualche nostra domanda.
Si avverte un grande bisogno di rinnovamento in entrambi gli schieramenti politici anche a livello locale, lei è stato scelto dal PD come candidato a sindaco di Lucca, crede che sia utile appellarsi ai cittadini e alle forze positive della città per chiedere partecipazione e impegno per affrontare i problemi irrisolti?
Non possiamo rimanere nell’ambito stretto della politica dei partiti, la coalizione che mi sosterrà avrà come punto di partenza i partiti, gli stessi che hanno portato alla vittoria nelle elezioni provinciali, ma non ci possiamo fermare lì. C’è bisogno di un’azione di grande respiro, apertura e coinvolgimento della società. Questo discorso non vale solo per Lucca, vale per l’Italia intera. Dobbiamo ritrovare il senso dello stare assieme, il senso dell’appartenenza, inteso come condivisione di un impegno comune da compiere insieme. Se non ritroviamo questo spirito non arriveremo a niente. Non vedo altro modo per affrontare i problemi e le difficoltà in cui si trova la nostra città e il nostro Paese senza un’idea forte che ci tenga insieme.
In questi giorni il PD è colpito dall’inchiesta milanese che ha coinvolto Filippo Penati. La politica italiana per molti cittadini è ormai ridotta a comitati e salotti di affari. Come si esce da questo circolo di sfiducia?
Si esce da questa situazione facendo in modo che la politica non sia una delega in bianco illimitata. Chi ha avuto un mandato di governo deve verificare in suo mandato periodicamente e soprattutto deve ricordare che non rappresenta solo i suoi elettori ma che ha una responsabilità verso tutti i cittadini e non può assolutamente perdere di vista la collettività nel suo insieme.
I costi della politica non si abbattono a discorsi o con azioni estemporanee una tantum. I costi della politica si riducono solo con una revisione impietosa. Abbiamo un sistema politico amministrativo pletorico che moltiplica i centri direzionali e i centri decisionali, che finisce per costare non solo in termini finanziari ma anche nel rallentamento di qualsiasi attività, mentre l’economia e la concorrenza globale ci chiedono di assumere scelte molto rapide. Dobbiamo rafforzare i sistema del confronto democratico e della condivisione delle scelte ma allo stesso tempo semplificare il sistema con criteri di funzionalità e sussidiarietà. Tutto l’inutile deve essere tolto di mezzo.
Che cosa troverà il prossimo sindaco di Lucca?
Il prossimo sindaco troverà un Comune con gravi difficoltà: una struttura interna lasciata a se stessa per anni; un bilancio molto faticoso; l’ urbanistica da rifondare completamente. Ma l’urbanistica non è una materia astratta, dovrà essere ridisegnata secondo un nuovo criterio di sviluppo di cui nessuno ha mai discusso in più di dieci anni. Senza un modello di sviluppo, che oggi non c’è, non si può fare una buona legge urbanistica. Il prossimo sindaco troverà inoltre molte situazioni rimaste sospese, infrastrutture e opere di urbanizzazione incomplete. Non so se riesco a fare capire la grande occasione che è andata perduta in questi quattordici anni di governo di centrodestra: abbiamo goduto di una situazione finanziaria straordinaria grazie e vendite immobiliari e recupero evasione con in più entrate eccezionali del regolamento urbanistico. Facendo una stima per difetto possiamo valutare le entrate del Comune in questi quattordici anni intorno ai 100 milioni di euro. Ma non c’è stata una strategia di interventi, Certamente quei soldi non bastavano ad affrontare il problema delle grandi infrastrutture di viabilità ma insieme con altri soggetti come le fondazioni poteva essere stato messo a posto il sistema degli edifici scolastici. Potevano risistemare il sistema dei parchi urbani. Poteva essere stata affrontata la scelta di dotare di infrastrutture primarie i quartieri della città, le barriere architettoniche per l’handicap oppure, sempre in questo ambito, aiutare le famiglie per l’inserimento scolastico. Potevamo scegliere restaurare l’acquedotto. Ma l’unica opera visibile di questi anni è il sottopasso di viale Castracani realizzato peraltro accendendo un mutuo.
C’è il problema di bilancio della cultura immobilizzato in massima parte sul Teatro del Giglio cosa si può fare per aiutare il comune a mantenere queste strutture. Che prospettive abbiamo per il futuro?
Anche sulla cultura la città deve lavorare con un orizzonte più ampio. Il problema è rendersi conto di cosa possiamo fare con quello che abbiamo e come inserire nostre queste strutture in contesti più ampi che consentono di farle sviluppare e renderle autonome. Sono stanco di vedere una volta l’anno un nome di richiamo; le nostre strutture devono essere messe in grado di produrre cultura con continuità. Bisogna essere più coraggiosi pensare a progetti innovativi.
Cosa deve fare il Comune per il tessuto economico e produttivo della città?
Il nostro territorio è stato storicamente caratterizzato da un tessuto produttivo di primo e secondo livello integrato con un ottimo terziario. Il modello lucchese può continuare. Dobbiamo mettere a disposizione delle imprese regole certe, infrastrutture utili che aiutino le imprese ad essere concorrenziali. Ma no possiamo ancora andare avanti consumando risorse, il territorio è oggettivamente limitato. Manteniamo ed supportiamo quello che c’è ma incentiviamo anche linee innovative. Dobbiamo attrarre aziende di terziario avanzato, abbiamo importanti aree da riqualificare e questa potrebbe essere l’occasione di supporto per uno sviluppo sostenibile per riequilibrare l’economia che per anni a Lucca è stata incentivata solo sovrasviluppando impropriamente il settore immobiliare con una bolla speculativa i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti. Lo sviluppo economico ha bisogno di armonia ed equilibrio fra i vari settori.
Il Partito Democratico la ha designata quale candidato a sindaco di Lucca. Teme che dai partiti del centro sinistra possano saltare fuori nuovi candidati o che si debba ricorrere alle primarie all’interno della coalizione?
Per ora non vedo altri candidati possibili nel centrosinistra ma la questione delle primarie a un certo punto dovrà essere chiusa se nessuno si farà avanti. Dovrà decidere la coalizione, la mia candidatura non è un operazione blindata. La mia candidatura è un operazione aperta che deve nascere dal rapporto leale e franco fra tutti coloro che intendono concorrere nello schieramento di centrosinistra alla prossima campagna elettorale. Liste civiche dovranno venire davvero dal basso, devono coinvolgere soggetti esterni alla politica partitica e condividere il programma che elaboreremo. La delega che mi verrà data sarà sul programma e non sarà una delega in bianco. Dal mio punto di vista il programma dovrà essere molto chiaro, costituito da punti qualificanti. Un programma realistico e non campato per aria. Dobbiamo essere in grado di fare quello che dichiariamo.
Qual’è il Comune e la Lucca del futuro?
Il Comune e il primo ente in rapporto con il cittadino, la grande rivoluzione e sfida del futuro sarà fare percepire l’amministrazione comunale non più come un’antagonista del cittadino ma come un alleato del cittadino. Chi entra in Comune non deve sentire di essere in un territorio ostile popolato da persone strambe, deve trovare un interlocutore per risolvere problemi ma anche un soggetto in grado di capire e sostenere progetti culturali ed imprenditoriali validi. Vorrei che Lucca da città del buon vivere passasse ad essere la città delle buone opportunità
Ci sono altre esperienze amministrative della Provincia i cui provvedimenti vorrebbe introdurre a Lucca
Senza dubbio vorrei applicare a Lucca il bilancio partecipativo fatto a Capannori dall’amministrazione di Giorgio Del Ghingaro, così pure la sua gestione ambientale e le altre cose buone di quella amministrazione messe a punto in questi anni. Il bilancio non si può più fare solo dentro il palazzo, occorre coinvolgere i cittadini. Certo ci sono scelte che devono rappresentare interessi generali e appartengono alla Giunta o al Consiglio ma i cittadini devono poter dire la loro e condividere o indirizzare parte delle scelte del documento di programmazione economica dell’ente. Questo è il modo di avere un amministrazione trasparente e non opaca verso i cittadini e di far sentire proprio l’ente che li rappresenta.
Come giudica la proposta di Ascom di devolvere alla Lucchese calcio parte degli introiti dei parcheggi?
Abbiamo valutato molto positivamente la proposta Maestrelli, è la prima volta che sentiamo da un’imprenditore una proposta basata su un vero progetto sportivo: vivai di ragazzi, valorizzazione dei giovani talenti. La proposta di Ascom – non valutata dal punto di vista della fattibilità giuridica – può rappresentare solo un inutile illusione. Verifichiamo se è davvero possibile poi valuteremo.
Lei è un candidato fuori dalla tradizione ‘aristocratica’ di Lucca, non teme che questo possa rappresentare un ostacolo alla sua corsa elettorale?
Sono molto attaccato alla mia città, ma se non riuscirò ad arrivare a fare il sindaco recupererò la mia libertà. Provengo da una famiglia contadina che da cinque generazioni abita nella stessa corte. Non ambisco a far nascere la ‘dinastia’ politica dei Tambellini. Quando ero piccolo ho avuto modo di vedere le colline intorno a Lucca tenute come giardini; ricordo il grano coltivato nei piccoli spazi liberi fra gli olivi, gli olivi potati tinti di ‘celeste’ con il solfato di rame. Sono ricordi idealizzati forse, ma proprio per quei ricordi di bellezza desidero fare qualcosa di buono per la mia città.
Iacopo Lazzareschi Cervelli
da LO sCHERMO
29 Dicembre 2024