Spreco alimentare, la nuova legge può portare ad una nuova considerazione del cibo e di noi stessi
“Beati i poveri, di cose, frugali, fruganti…”. Si inizia così, all’incontro di Fa’ La Cosa Giusta, con una poesia recitata da Manuel Ferreira, della compagnia teatrale Alma Rosè. “Con meno cose, con meno spreco”. Questo dovrebbe essere l’uomo del futuro: più consapevole e attento alla qualità, non alla quantità. Che costruisca oggetti che durano di più, per evitare l’agevole modus vivendi del “Consuma e butta, tanto puoi ricomprare”.
Alla conferenza tenutasi sabato 19 marzo in Sala Falcone e Borsellino, alla fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili “Fa’ La Cosa Giusta”, hanno partecipato l’On. Maria Chiara Gadda, Deputata PD della provincia di Varese, Mauro Bruzzone di ANCC-Coop; Luciano Gualzetti, Vicedirettore CARITAS, Valter Molinaro di Coop Lombardia. L’argomento, ovviamente, è stato lo spreco alimentare, dato che la legge “Spreco Zero”, proposta dall’On. Gadda alla Camera, è stata approvata in prima lettura giovedì 17 marzo, con 277 sì, 106 astenuti e nessun contrario.
La finalità di questa legge è quella di ridurre gli sprechi alimentari e farmaceutici, attraverso il recupero e la donazione delle eccedenze ai fini di solidarietà sociale. Altri punti sono la riduzione dei rifiuti, la promozione di tecniche di riuso e riciclo, la promozione dell’attività di sensibilizzazione dei cittadini, a partire dalle scuole. A differenza della legge francese, che multa i supermercati e gli esercenti che sprecano, l’Italia incentiva il recupero per finalità sociale attraverso agevolazioni per chi dona. Ovviamente, senza abbassare la soglia della sicurezza igienico-sanitaria: in realtà, spesso questa garanzia italiana può risultare un ostacolo, per chi non ha i mezzi “giusti” per recuperare (come nel caso di molte associazioni no-profit che non dispongono di denaro a sufficienza per potersi permettere celle e camioncini refrigerati e idonei).
L’importante, tuttavia, è che piano piano ci si stia muovendo verso un cambiamento del modo di rapportarsi alla nostra società ed economia. Sprecare è sbagliato, anche se tanto spesso è più conveniente e ormai quasi naturale (data l’economia di sovrapproduzione nella quale siamo immersi!). In realtà, in Italia si recuperano già 500 mila tonnellate di alimenti commestibili ogni anno (grazie alla legge 155/2003, conosciuta come Legge del Buon Samaritano), ma questo non basta, considerando che buttiamo nella spazzatura circa 800 miliardi di euro di prodotti che non vengono consumati: il 42% dello spreco avviene da parte del consumatore; il 39% dai produttori, che scartano, soprattutto per motivazioni estetiche, ciò che sanno di non poter immettere sul mercato; il 5% nella distribuzione e il 14% nella ristorazione.
Perché si spreca? E’ una bella domanda… È un fattore endogeno, come dice Luciano Gualzetti, vicedirettore Caritas: il packaging si danneggia, il prodotto fresco è ammaccato, o non esteticamente appetibile, gli ordini sono errati, la data di scadenza è troppo vicina, ci sono residui di attività promozionale e di campionatura, ci sono stati eventi climatici sfavorevoli. Non sprecare, quindi, diventa una scelta volontaria, non economica. È una scelta etica e sensata: produciamo per 9 miliardi di persone, ma ci sono 800 milioni di malnutriti nel mondo. Se non possiamo ancora parlare di abbassamento dei livelli di produzione, possiamo comunque tentare di ridistribuire equamente ciò che comunque non compreremmo .
Mauro Bruzzone sostiene che in Coop lo spreco si previene, facendo seguire ai prodotti un percorso rapido e sicuro, che ne garantisca la freschezza. Si abbassano i prezzi piuttosto che incentivare le offerte speciali (ad esempio il 2X1, che favorisce lo spreco a livello del consumatore) ed è stato creato il programma “Buon Fine”, per consentire la ridistribuzione agli indigenti. Coop ha donato 22 milioni di euro di alimenti commestibili dalla nascita del progetto ad oggi. La gestione del cibo e l’amministrazione burocratica e fiscale, però, sono ancora un limite nel nostro sistema: è per questo che tante altre imprese rinunciano al dono.
Con la nuova legge “Spreco Zero”, le normative dovrebbero semplificarsi. Saranno inoltre inseriti per la prima volta i termini “Eccedenza” e “Spreco alimentare”, mai considerati fino ad ora e si chiarirà tra il significato di “data di scadenza” e “termine di conservazione”, che ancora generano confusione, soprattutto ai consumatori (“preferibilmente entro” si riferisce alla qualità ottimale del prodotto, non alla sicurezza alimentare). La legge si estende ai prodotti farmaceutici, ai beni confiscati deperibili e ai prodotti abbandonati nei campi dopo il raccolto. Inoltre, verranno destinati ulteriori fondi per incrementare le risorse per il tavolo indigenti (2 milioni di euro in più rispetto al 2015), per il Ministero dell’Agricoltura e i progetti innovativi che mirino alla sostenibilità. Si proporrà ai volontari del servizio civile di partecipare alla distribuzione delle derrate alimentari, verrà avviata una campagna d’informazione promossa dal ministero dell’Ambiente e si spingeranno i clienti dei ristoranti a richiedere le “doggy bags”, ancora poco utilizzate in Italia.
Queste novità sono un reale passo avanti nella valutazione del cibo, per ora puramente economica. Esse considerano la terra, il lavoro, i valori etici e morali, per creare consumatori e produttori più consapevoli, che mirino alla sostanza e non più solo all’apparenza. di Rebecca Zaccarini – Eco dalle città
24 Dicembre 2024