Nel paese transalpino boom di vendite a gennaio: +258%. Secondo l’analista automotive Matthias Schmidt, fra le altre cose, ha portato a un importante abbassamento delle emissioni medie di CO2 del parco auto circolante in Francia. E ora l’obiettivo dei 95g/km di CO2 è raggiungibile
In Francia, nel corso del primo mese dell’anno, c’è stato un vero e proprio boom di vendite di auto elettriche: 10.952 nuovi veicoli a zero emissioni immatricolati, vale a dire il 258% in più rispetto allo stesso mese del 2019. A rivelarlo è lo European Electric Car Market Intelligence Report di gennaio 2020, rapporto sulle tendenze statistiche di mercato delle vendite di auto elettriche dell’Europa occidentale pubblicato mensilmente dall’analista del settore automotive Matthias Schmidt. Una tendenza molto interessante, anche a livello di riduzione delle emissioni complessive di CO2 del parco auto francese.molto interessante, anche a livello di riduzione delle emissioni complessive di CO2 del parco auto francese.
Con vendite al palo per quasi tutte le marche e nuove generazioni sempre meno interessate a possedere un’auto, le uniche soddisfazioni per un settore in grave crisi arrivano dalle vendite di auto elettriche. È così soprattutto nel paese transalpino, dove stando ai dati del CCFA (Comité des constructeurs français d’automobiles) il balzo di veicoli elettrici (BEV) immatricolati ha improvvisamente portato la quota degli stessi all’8,2% del parco auto circolante (134.230 veicoli), percentuale che sale all’11% se si considerano anche le auto ibride plug-in (PHEV). Il record mensile precedente non era nemmeno la metà dei numeri fatti registrare a gennaio 2020.
A beneficiare di questo balzo in avanti dell’elettrico non sono solo case costruttrici, ma anche il clima. A gennaio infatti le emissioni medie di CO2 delle nuove autovetture immatricolate sono scese a 96,0 g/km, dato che non include alcuna forma di credito ecologico, agevolazione pensata per i produttori che, a partire dal 2020, li possa aiutare a raggiungere i target di riduzione delle emissioni di CO2. Tanto che l’obiettivo dei 95 g/km di CO2, apparentemente impossibile da raggiungere fino a un mese fa, per come si sono messe le cose potrebbe essere la nuova barra di riferimento.
Gli incentivi all’acquisto per auto elettriche in Francia sono al momento di 6.000 euro per veicoli che costano meno di 45.000 euro. Questo, insieme alla nota predilezione dei francesi per i marchi di casa, ha portato il nuovo modello di Renault Zoe a essere l’auto elettrica più venduta oltralpe, con ben 5.331 esemplari venduti in un solo mese: +256% rispetto all’anno precedente, quasi la metà di tutte le vendite di BEV a gennaio 2020.
“Quanto avvenuto a gennaio in Francia è stato solo un piccolo assaggio di ciò che si vedrà nel corso del 2020, dato che gli obiettivi per ridurre le emissioni di CO2 del parco auto circolante sono diventati più ambiziosi – spiega Schmidt -. La Francia vedrà un grande impulso nelle vendite di auto elettriche principalmente per il fatto che lo scorso anno PSA non aveva quasi nessun modello plug-in e doveva introdurne un grande volume nel 2020, per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni.” I produttori francesi vendono gran parte dei loro veicoli nel mercato interno, motivo per cui la Francia continuerà a vedere una quota elevata di BEV in futuro, spiega l’esperto: “Inoltre, dato che il Malus (penalità per i veicoli con maggiori emissioni) è stato aumentato dal 1° gennaio di quest’anno, si prevede che la CO2 media diminuirà ulteriormente a causa di un mix inferiore di veicoli a più alte emissioni rispetto ai volumi riportati fino al mese di chiusura del 2019.”
Quella delle maggiori vendite dell’elettrico, che in parte compensano le perdite del settore automobilistico, è una tendenza comune a vari Paesi: dalla Gran Bretagna, dove oltre a voler bandire tutte le auto con motore a scoppio entro il 2035 si è registrato un aumento di vendite di BEV del 6%, a fronte di un calo generale del 7,3%, a Germania e Paesi Bassi, i cui parchi auto elettrici nel 2019 hanno fatto perdere alla Norvegia la leadership continentale in termini assoluti, arrivando rispettivamente a 63.557 veicoli elettrici (+70.1% rispetto all’anno precedente) e 62.114 (+158.0%). Numeri in aumento – seppur decisamente più modesti anche in Italia, dove secondo i dati diffusi dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti i veicoli elettrici sono passati dallo 0,2% di gennaio 2019 all’1,2% dello stesso mese di quest’anno, a fronte di un calo generale delle vendite del 5,8%.
Un trend destinato a durare per tutto l’anno, quello francese? “Credo che sarà così anche nel resto d’Europa, soprattutto nel Regno Unito che da aprile vedrà significative agevolazioni fiscali per i veicoli plug-in e in particolare per i veicoli elettrici puri, e dove per questo mi aspetto che Tesla concentri i propri sforzi nella prima metà dell’anno – puntualizza Schmidt -. Anche in Paesi che dipendono fortemente dall’industria automobilistica (Francia, Germania, Svezia) ci si sta impegnando per raggiungere gli obiettivi fissati per la riduzione delle emissioni medie di CO2 del parco auto. E credo che tutti li raggiungeranno.” Per quanto riguarda la Germania, però, “si è in attesa di un aumento ritardato dei sussidi e di una riduzione delle tasse per le auto elettriche”, e grazie ai modelli MEB di Volkswagen (Modulare Elektrifizierungsbaukasten, piattaforma modulare per auto elettriche sviluppata da VW per i marchi del suo Gruppo, ndr), di cui inizieranno le consegne la prossima estate, “la grande spinta tedesca arriverà probabilmente nella seconda metà dell’anno.”
In sostanza, i produttori hanno due possibilità, spiega l’analista berlinese: “Vendere veicoli elettrici con margini di profitto inferiori o nulli ed evitare di pagare multe e acquisire una buona reputazione verde, o continuare a vendere veicoli redditizi con emissioni più elevate e pagare multe. Oppure, come nel caso di FCA, pagando Tesla per consegnare le auto elettriche per conto loro e facendo in modo che la media di CO2 emessa possa essere condivisa. L’eccezione è Toyota, che può raggiungere obiettivi con pochissime plug-in pur continuando a vendere redditizi veicoli ibridi grazie alla sua strategia a lungo termine”.
Resta da capire se, al di là dei successi in termini di vendite, la mobilità elettrica potrà davvero aiutare i Paesi europei a ridurre le proprie emissioni complessive. “Penso che i veicoli elettrici parteciperanno alla strategia climatica europea, ma ovviamente anche altri settori devono fare la loro parte – sottolinea Matthias Schmidt -. L’industria automobilistica sarà sicuramente di grande aiuto, come vedremo tra un anno, quando i dati confermeranno i cali di emissioni di CO2 per tutto il 2020.”