Gli eventi meteorologici di per sé estremi, quali siccità, piogge torrenziali, uragani, da qualche anno sono ancora più intensi e violenti, esacerbati dai cambiamenti climatici e da quel surriscaldamento degli oceani che come nel caso di Sandy causa tempeste di proporzioni enormi.
Ma il fatto che siano i cambiamenti climatici a scatenare le cosiddette bombe d’acqua, precipitazioni violente e abbondanti, non è un’attenuante, bensì un’aggravante per i morti e per i danni immensi causati da questi fenomeni naturali. Le dichiarazioni di Gian Vito Graziano, presidente dell’Ordine Nazionale dei Geologi, seguite all’alluvione di Genova e Roma dello scorso anno suonano quanto mai attuali oggi, all’indomani delle esondazioni ed alluvioni che hanno colpito la Toscana, l’Umbria ed il Lazio. Spiegava Graziano in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera:
Le “bombe d’acqua” sono un evento che si manifesta ultimamente con più frequenza. E viene attribuito ai cambiamenti climatici. Si discute sull’impatto che abbia avuto l’uomo nel favorirli. Ma sono un evento naturale. E in quanto tale c’è poco da farci. Però l’impatto disastroso che hanno sulla popolazione, quello è in gran parte se non totalmente colpa nostra che, passata l’onda emotiva delle catastrofi, facciamo sempre pochissimo.
I fiumi hanno una memoria storica, bisogna evitare di costruire laddove un tempo scorrevano i corsi d’acqua con la loro impetuosità dirompente. Molti edifici andrebbero abbattuti e bisognerebbe lavorare maggiormente sui piani di assetto idrogeologico e sulla pulizia dei fiumi.
Ogni volta che costruiamo, consumiamo un pezzetto di suolo, spiega Graziano. E questo fa sì che l’acqua piovana scorra in superficie senza essere riassorbita. In questi casi arrivano nelle fognature e nei fiumi e torrenti quantità d’acqua tali che non riescono a essere smaltite. I fiumi si riprendono lo spazio ed esondano. Servono misure compensative. Quando costruisco devo pensare: ma l’acqua dove la faccio andare? E lasciare uno spazio di suolo libero adeguato. Serve una legge urbanistica.
Secondo Nicola Casagli, membro della Commissione Grandi Rischi e docente di geologia applicata all’Università di Firenze la speculazione edilizia e la speculazione agricola sono due dei fronti cruciali su cui bisogna intervenire per arginare i danni dei disastri naturali:
Incoscienti sono coloro che hanno usato e usano il territorio per i loro interessi: abbandonando le coltivazioni tradizionali e spargendo cemento.
I muretti, le canalizzazioni curate hanno lasciato il posto ai vigneti più redditizi, l’agricoltura familiare è stata soppiantata da quella industriale che è meno attenta al territorio, fa notare Casagli. Inoltre:
si è costruito dentro canali, impluvi, aree di golena. Non mi era mai capitato nel resto d’Italia, l’ho dovuta vedere a Mulazzo, vicino a Aulla, una casa costruita sotto l’arco di un ponte che fermava le acque del fiume. In una regione che è stata ed è all’avanguardia per le norme sulla sicurezza del territorio dispiace che ci sia un consumo del suolo così esagerato e sconsiderato, non giustificato dall’aumento di popolazione che non c’è, ma solo dalla speculazione edilizia.
22 Novembre 2024