Mentre i segnali climatici sono sempre più allarmanti, il riscaldamento globale rischia di diventare irreversibile senza un accordo a livello internazionale. A Copenhagen non sono bastati l’interesse per la green economy e la nuova volontà politica dell’Amministrazione Usa. A Cancun il nuovo quadro politico statunitense uscito dalle elezioni di novembre consente un limitato margine di manovra ad Obama. La crisi economica, poi, distoglie l’attenzione dalla questione climatica, salvo i casi virtuosi dei governanti che hanno puntato su efficienza e rinnovabili per uscire dalle difficoltà. Dunque Cancun sarà un appuntamento rituale, come rischia di esserlo anche la Cop 17 a Durban, in Sud Africa nel 2011. E tutto ciò, pur in presenza di segnali sempre più allarmanti.
Il 2010 sarà uno degli anni più caldi da quando si misurano le temperature, forse il più caldo, e l’anomala ondata di calore in Russia come pure le eccezionali alluvioni nel Pakistan fanno presagire quale futuro spetta a noi e ai nostri figli. I modesti impegni assunti finora dai vari paesi riusciranno infatti a rallentare la crescita della temperatura in questo secolo, ma il mancato accordo tra gli attori comporterebbe comunque un aumento di 3-4 °C. E quindi un esito catastrofico e una trasformazione irreversibile del clima del pianeta. Quali sono i pochi punti fermi da cui partire? L’Europa, innanzitutto, che si è data i propri obbiettivi al 2020. Poi i meccanismi attivati, oggi l’Emissions Trading e domani magari una carbon tax, per favorire la decarbonizzazione del sistema energetico preparando il sistema industriale ad una competizione che si giocherà anche su questo versante. Infine la rapida crescita delle fonti rinnovabili con investimenti nella produzione elettrica che in molti paesi superano ormai quelli sulle centrali termoelettriche convenzionali (nucleare incluso).
Purtroppo queste novità, in assenza di un accordo globale che fissi delle traiettorie di riduzione delle emissioni legalmente vincolanti, rischiano di essere insufficienti rispetto alle urgenze climatiche. Occorre quindi lavorare per creare le condizioni per un consenso tra tutti i paesi, attivando nel frattempo percorsi virtuosi di riduzione delle emissioni in grado di auto-sostenersi e di espandersi. Di questo tratteranno i movimenti che si sono dati appuntamento a Cancun e di cui parleremo frequentemente sul blog nei prossimi giorni.
Mario Agostinelli agostinelli.mario@gmail.com
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23 Novembre 2024