A Capannori 50 occupati e Tarsu più bassa
All’inceneritore solo il 15% dell’immondizia: con i 2 milioni risparmiati si finanzia il porta-a-porta
GIANNI PARRINI
Sono pochi ma buoni. C’è chi ha l’ambizioso obiettivo “rifiuti zero”, chi è campione di riciclo, chi promuove “l’acqua del sindaco”, chi sfrutta le rinnovabili negli edifici pubblici o valorizza i prodotti locali attraverso la filiera corta. Fino ad arrivare a sfidare grandi aziende come accade ora con Lavazza a cui si chiede di riprogettare le capsule di caffè.
In Toscana sono diversi i Comuni che adottano misure di questo genere, ma su tutti spiccano Capannori, Anghiari, Follonica e Seravezza, che fanno parte dell’associazione “Comuni virtuosi”, una sorta di club che riunisce le amministrazioni più attive in una gestione del territorio rispettosa dell’ambiente e delle sue risorse. Il tutto tenendo d’occhio i bilanci. Insomma questi paladini di uno stile di vita ecosostenibile combattono i mali contemporanei senza tagliare i servizi ma cercando di far quadrare i conti con originalità e spirito di iniziativa, nonostante le risorse disponibili siano sempre meno.
Il Comune più impegnato nelle buone pratiche è probabilmente Capannori, che con i suoi 46mila abitanti è il più grande fra quelli presenti nell’associazione. «Nel 2005 siamo stati i primi in Toscana a far partire il servizio di raccolta porta a porta – spiega l’assessore Alessio Ciacci – Spesso si pensa che un servizio del genere abbia costi troppo elevati per Comuni di medie o grandi dimensioni, ma nel nostro caso è vero il contrario: intorno a questo sistema abbiamo creato 50 posti di lavoro, mantenendo basse le tariffe per i cittadini. Come abbiamo fatto? Semplice: oggi mandiamo all’inceneritore solo il 15% dei rifiuti, mentre un tempo toccavamo quota 70. I 2 milioni di euro all’anno risparmiati nella fase di smaltimento sono stati utilizzati per attivare un servizio di raccolta domiciliare capillare e quotidiano».
Tutti i giorni eccetto la domenica gli addetti del Comune passano a ritirare vari tipi di spazzatura: due volte a settimana l’organico, due il multimateriale e poi carta e lattine. Ed è così che la raccolta differenziata a Capannori è salita oltre l’82% e la produzione di rifiuti è diminuita del 20.
«Ma il nostro obiettivo è andare oltre – prosegue Ciacci – Vogliamo una società a rifiuti zero». Per raggiungere l’ambizioso traguardo l’amministrazione punta molto sul coinvolgimento dei privati e, stando ai fatti, sta ottenendo un certo successo. Un anno e mezzo fa, infatti, una cooperativa ha aperto Effecorta, il primo negozio totalmente votato alla sostenibilità ambientale ed economica, in cui si vendono prodotti di qualità di filiera corta (dagli alimentari ai cosmetici) privi di imballaggio. Il cliente va lì con una scatola, prende dai contenitori in vetro la pasta e i biscotti che vuole, paga e se ne torna a casa. «Ovvio che in questo modo si producano meno rifiuti», racconta Ciacci.
Fra i virtuosi c’è anche Seravezza, che si è guadagnato sul campo il titolo di “Comune riciclone”. Lo scorso luglio, infatti, il piccolo centro dell’Alta Versilia (13.000 abitanti) è risultato tra i primi in Italia nel riciclo dei rifiuti e primo in assoluto nel recupero di legname. «Il legno è un materiale importante nel nostro territorio – spiega il sindaco Ettore Neri – Gran parte della superficie comunale è boschiva e il legname viene utilizzato per l’imballo dei lapidei». A Seravezza nel 2009 sono state raccolte 353,27 tonnellate di materiale legnoso (27 chilogrammi pro capite) attraverso il servizio di raccolta (specie il porta a porta) messo in atto dall’amministrazione. Secondo i dati di Legambiente grazie alla differenziazione dei rifiuti le emissioni di CO2 prodotte a Seravezza nel 2009 sono calate di 105 chilogrammi per abitante. «Siamo passati dal 22% di pochi anni fa a circa il 75% di differenziata registrato negli ultimi mesi», conclude Neri.
Fra i paladini del risparmio e del rispetto dell’ambiente c’è anche il Comune di Follonica che ha messo in atto una serie di iniziative a tutela delle risorse del pianeta. I nomi parlano da soli: “L’acqua in caraffa”, “Acquisti verdi”, “Porta la sporta” e infine “Mare, amore e pulizia”, un progetto per la manutenzione degli arenili.
Nel quarto Comune virtuoso della Toscana, Anghiari, il tema principale è legato all’acqua: «La provincia di Arezzo è stata la prima in Italia in cui si è operata una privatizzazione di questo bene (in realtà la gestione è affidata a un ente misto pubblico-privato, ndr) – spiega il sindaco di Anghiari Danilo Bianchi – Noi ci battiamo perché tale risorsa torni a essere di tutti». L’amministrazione ha così approvato una modifica dello Statuto comunale in cui sancisce il principio della proprietà e gestione pubblica del servizio idrico integrato. Oltre a ciò, ha installato nei pressi di un giardino un distributore d’acqua potabile refrigerata al prezzo di 3 centesimi al litro.
«L’iniziativa ha avuto grande successo – prosegue il sindaco Bianchi – Un litro di minerale comprata al supermercato costa circa 30 centesimi: se consideriamo che ne distribuiamo oltre 1.500 litri d’acqua al giorno (in estate anche 2.000) in fondo all’anno una famiglia di quattro persone risparmia quasi 500 euro. E dato che uno si porta da casa la bottiglia da riempire è calato anche il numero di quelle di plastica da riciclare: sono 350mila in meno all’anno».