Le 4 priorità per fermare la febbre del pianeta a 1,5° C. Dal summit per il Cinquantennale del Club di Roma che si conclude oggi arrivano 4 pressanti richieste: «Eliminazione delle fonti fossili entro il 2050. Stop immediato a nuove ricerche di depositi di carbone. Fine dei sussidi a petrolio, carbone e gas e loro riutilizzo per lo sviluppo delle rinnovabili. Carbon pricing» e la consapevolezza che «La prima sfida tra le numerose che emergono sul fronte ambientale e sociale deve essere arginare il cambiamento climatico in corso.
Al Club di Roma sottolineano che «Nonostante la visione del Club rimanga – come nei primo famosissimo Rapporto I limiti dello sviluppo – orientata a una visione complessiva e sistemica, la necessità di affrontare velocemente e con tutti i mezzi la crescente febbre del Pianeta si delinea con forza ed è stata al centro della discussione di questa seconda giornata di dibattito».
Un dibattito che vede oltre 160 membri del Club di Roma riuniti per fare il punto sui trend ambientali, sociali ed economici, a partire da quello che è successo negli ultimi 50 anni: «Mezzo secolo di sfruttamento delle risorse naturali, di crescita esponenziale della popolazione e delle diseguaglianze, di finanziarizzazione dilagante. Mezzo secolo in cui il cambiamento climatico è diventato via via una realtà e una delle maggiori minacce alla sopravvivenza dell’umanità».
Le domande che si è posto il summit internazionale sono: «Può essere migliore il futuro? Cosa succederà nei prossimi 50 anni?» e Il Club di Roma risponde che «Il primo punto dell’agenda è sicuramente il cambiamento climatico: qui l’allarme è massimo». Le decine di esperti mondiali di sviluppo sostenibile, gli economisti, gli strateghi del clima riuniti – non casualmente – all’Istituto Patristicum Augustinianum, a pochi passi dal Vaticano, avvertono che «Tagliare le emissioni di CO2 del 50% nei prossimi 30 anni – la prospettiva assunta dall’Europa – non basterà. Se si segue la strada del dimezzamento dell’uso dei fossili da qui al 2050, il riscaldamento globale raggiungerà 2 gradi in più rispetto all’epoca preindustriale già nel 2060. Una crescita destinata ad arrivare nei 40 anni successivi, al 2100, a 2,5 gradi in più rispetto all’epoca preidustriale, un quadro in cui secondo le previsioni della scienza si entra in una fase di imprevedibile caos climatico. La soluzione è un’altra: eliminare I combustibili fossili entro metà del secolo».
Jorgen Randers, esperto di Strategia climatica della Norwegian Business School, che ha collaborato a tutti i rapporti del Club di Roma, a partire dal primo, il celeberrimo “Limits to growth”, sottolinea che «Fermare l’uso del carbone, del petrolio e del gas nei prossimi 32 anni è necessario per risolvere la crisi. Sarà difficile. Perché quello che deve essere fatto non è economicamente redditizio nell’immediato o nell’interesse a breve termine della popolazione. L’unica strada per mantenere la crescita della temperatura mondiale nel limite di 1,5 gradi è eliminare gradualmente l’uso di combustibili fossili dal 2020 al 2050».
L’autore dell’ultimo Rapporto del Club di Roma, Anders Wijkman, dell’Accademia svedese delle scienze, ha sintetizzato le proposte operative che il Club pone all’attenzione dei decisori politici: «Eliminazione di tutte le fonti fossili entro il 2050. Occorre fermare immediatamente le prospezioni per la ricerca di depositi geologici di carbone. Fine dei sussidi a petrolio, carbone e gas: queste centinaia di miliardi di dollari devono andare allo sviluppo delle rinnovabili. E poi occorre far partire il carbon pricing».
24 Dicembre 2024