Commento al Referendum di Francesco Gesualdi del Centro Nuovo Modello di Sviluppo

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francuccioE’ stato il nostro slogan: “si scrive acqua, si pronuncia democrazia” e la democrazia ha detto sì nonostante tutti i tentativi del governo  di farlo fallire, questo referendum. Il popolo ha gridato in faccia a chi lo vuole schiavo, ignorante, limone da strizzare per arricchire i mercanti, che tutto ha un limite e  se c’è da scegliere fa la vita e il profitto, noi scegliamo la vita. Lo abbiamo detto molto chiaramente abolendo l’articolo che consente di fare profitto sull’acqua, ricordandoci che il nostro stesso corpo è costituito per il 70% di acqua e che privatizzando l’acqua si privatizza la vita.
Priorità alla vita, ma anche all’equità, ai diritti, ai beni comuni, questo è il messaggio che con questo referendum intendiamo mandare ai governi, sia quelli di centro destra che di centro sinistra, ricordandoci che da venti anni si passano la staffetta per imporci una privatizzazione che non vogliamo. Basta col progetto bipartisan che vuole imporci  il mercato e il profitto come signore e sovrano  a cui tutto deve piegarsi. Da oggi i partiti, tutti i partiti, devono ripassarsi la Costituzione,   mettendo a fuoco che all’articolo uno non sta scritto che la repubblica è fondata sul mercato, ma sul lavoro, un modo sintetico per affermare che prima vengono le persone, poi gli affari.
Da oggi tutto dovrà essere rivisto e si sbaglia di grosso chi pensa di poter continuare a imbrogliarci gettando la responsabilità dei nostri malanni sui poveri cristi che vengono a lavorare da noi per dieci euro al giorno o intontendoci con gioielli di latta mentre di sottobanco si accordano con gli affaristi per spolparci, impoverirci,  svendere il nostro patrimonio collettivo. Con questo referendum abbiamo dimostrato che l’effetto incantesimo delle televisioni berlusconiane, che vogliono farci vivere sognando la ricchezza di chi  ci deruba, ormai è al tramonto. L’ora del risveglio è suonata  grazie a chi ha saputo resistere al sonnifero ed ha usato tutte le sue forze per scuotere, denunciare, allertare.  Finalmente ci siamo sollevati, ci siamo stropicciati gli occhi ed abbiamo cominciato a capire che i nostri interessi di gente che vive di lavoro, non ce li difende nessuno: né i dirigenti di partito e tanto meno le società per azioni siano esse a capitale pubblico o privato. Abbiamo capito che i nostri interessi ce li dobbiamo difendere da soli tornando a partecipare, a ricostruire le comunità, a riprendere i servizi nelle nostre mani, a garantire i diritti per tutti, a rifondare la solidarietà collettiva. Per questo la vittoria dei referendum che pure ci riempe di gioia e di orgoglio, non è  punto di arrivo, ma di partenza. Deve essere l’inizio di un rinnovato impegno per spianare la strada a una nuova stagione in cui la democrazia torni a trionfare a dispetto di chi vuole distruggerla riempendosi la bocca di libertà. “Si scrive acqua, si pronuncia democrazia”, con questo referendum abbiamo dimostrato che la democrazia può ancora abitare nel nostro paese.