Dopo un importante tour in Brasile su riciclo e rifiuti zero e alla vigilia del primo congresso mondiale delle Citta Rifitui Zero, Comunità Italiana, la rivista degli italiani in Brasile, intervista Alessio Ciacci sui temi della sostenibilità tra Italia e Brasile.
Dottor Ciacci, lei uno dei manager italiani che ha ottenuto i maggiori risultati, certificati da premi e riconoscimenti conseguiti anche a livello internazionale, per l’introduzione di pratiche virtuose ed innovative legate al ciclo dei rifiuti ed in particolare alla raccolta differenziata e al riciclo. Partiamo da un’analisi sulla situazione italiana: come è messo il nostro Paese in questo campo ?
Negli ultimi anni l’Italia ha fatto passi da gigante. Purtroppo il nostro paese si è fatto conoscere negli anni scorsi per le immagini dell’emergenza rifiuti di Napoli ma oggi l’immagine che l’Italia può esportare all’estero è di tutt’altro tipo. Oggi l’Italia è il secondo paese in Europa per livello di riciclo, con regioni del nord che hanno raggiunto e superato il 70% di raccolta differenziata e regioni del sud che sono ben al di sotto di questi livello ma con segnali di ripresa sempre più incoraggianti. L’Unione europea, con le direttive sull’economia circolare sta spingendo tutti gli stati membri a livelli di riciclo pari almeno al 65% entro il 2020, un obiettivo quasi a portata di mano per il nostro paese ma che sarà ben più complesso per gran parte degli altri paesi.
Ogni anno in Italia si producono circa 30 milioni di tonnellate di scarti.
In dieci anni la raccolta differenziata in Italia è raddoppiata. Secondo il “Rapporto Rifiuti urbani” redatto dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), si è passati dal 28,5% del 2006 al 52,5% del 2016. In valore assoluto, la raccolta differenziata si attesta a circa 15,8 milioni di tonnellate, con una crescita di 1,8 milioni di tonnellate (+12,8%) rispetto al 2015. Con riferimento alle diverse aree geografiche del Paese, vediamo dal Rapporto ISPRA che la raccolta differenziata si attesta nel Nord a circa 9,1 milioni di tonnellate (64,2%), Centro a 3,2 milioni di tonnellate (48,6%) ed al Sud a 3,5 milioni di tonnellate (37,6%). La più alta percentuale di raccolta differenziata si registra in Veneto (72,9%), seguito da Trentino Alto Adige ( 70,5%) e Lombardia ( 68,1%). Ultima della classifica la Sicilia con appena il 15,4 per cento.
Nel 2007 il Comune di Capannori, 42 mila abitanti in provincia di Lucca, è stato il primo comune italiano ad aderire alla strategia internazionale rifiuti zero. Prendendo ad esempio altre esperienze a livello internazionale come San Francisco ed altre città di tutto il mondo che hanno aderito a questa strategia. Obiettivo la costruzione di una politica di prevenzione e gestione della materia che potesse costruire un modello per gli altri comuni italiani che potesse portare alla progressiva eliminazione di discariche ed inceneritori. Molti allora ci dicevano che sarebbe stato impossibile. Ma i numero ci hanno dato ragione. Oggi i comuni che hanno aderito a questa strategia sono circa 250 per oltre 6 milioni di italiani coinvolti
2) Quali sono le principali innovazioni che lei ha apportato in questo settore e le best practice italiane che lei ha avuto modo di illustrare recentemente anche in Brasile ?
Oggi l’Italia oggi ha esempi eccezionali ed aziende pubbliche del settore che sono le migliori d’Europa. L’esempio da cui sono partito è il Comune di Capannori che in pochi anni ha ridotto la produzione complessiva di scarti, ha innalzato i livelli di raccolta differenziata oltre l’80% ed introdotto un sistema tariffario che premia le famiglie che producono meno rifiuti. Ma un altro esempio di vera eccellenza è il Consorzio Contarina che serve oltre 600 mila abitanti della Provincia di Treviso ed ha superato l’85% di raccolta differenziata. Ma ho portato l’esempio anche di molte città che seguendo i buoni esempi hanno costruito politiche che hanno portato posti di lavoro, risparmi, vantaggi ambientali, sociali e politici. Come la Città di Parma o quella di Barletta, ma anche aziende che gestiscono impianti di riciclo, essenziali per una gestione virtuosa del ciclo della materia e per una necessaria remunerazione economica del modello. In generale ho avuto modo di soffermarmi sul sistema di tariffazione puntuale che attraverso tecnologie inserite nel sacco o nel bidoncino del materiale non riciclabile è in grado, durante la fase di raccolta, di contabilizzare automaticamente ogni svuotamento e, come succede per l’acqua e l’energia, calibrare la tariffa in funzione dei comportamenti dell’utenza.
3) Quali sono invece i ritardi e le criticità che riguardano la situazione italiana ?
In Italia vedo due tipi di problematiche. Da una parte l’eccessiva burocratizzazione per la costruzione di impianti che riciclano materia. Questo allunga molto i tempi di realizzazione ed aumenta molto i costi di investimento. Potrebbero essere previste delle procedure più snelle che differenzino le procedure a seconda delle tecnologie adottate, facilitando le filiere del riciclo. Ad esempio non si comprende il perché ci siano incentivi (giustissimi) per le energie rinnovabili e non ci siano anche per il riciclo della materia.
L’altra problematica riguarda il centro-sud perché in molte aree del nostro paese vince ancora l’ancoraggio al passato piuttosto che il dinamismo per la costruzione del futuro. Spero che possano vincersi quelle resistenze che ancora limitano l’efficienza e risultati di eccellenza in questo settore. In alcune regioni sembra ancora che la soluzione a questo problema siano le discariche. Questa politica è però quella di 50 anni fa. Oggi l’economia, l’ecologia, la legge….ci dicono che quella strada non ha più futuro. Saremmo responsabili verso i nostri figli se non lo comprendiamo.
4) Tornando alla sua visita in Brasile, lei è stato invitato a tenere 7 appuntamenti convegnistici, su raccolta differenziata e riciclo, dal Movimento internazionale rifiuti zero, dall’Università brasiliana, dalla Camera di Commercio e dal Parlamento brasiliano: dove si sono tenuti questi appuntamenti e che tipo di esperienza è stata ?
Sono stato veramente onorato di poter condividere il modello italiano delle raccolte differenziate e del riciclo con così tanti ed importanti interlocutori brasiliani.
Ho partecipato con piacere a questo appuntamenti convegnistici sia a Florianopolis, prima con l’Università e poi nel parlamento statale, ed in seguito ci siamo spostati a Brasilia. Nella capitale abbiamo avuto modo di confrontarci sia con il Governatore che con l’azienda comunale di gestione rifiuti. Ma l’evento più emozionante è stata la presentazione, a Brasilia, del Primo Congresso Mondiale di tutte le Città Rifiuti Zero che si svolgerà proprio nella capitale da 5 al 7 Giugno.
Ho riscontrato un enorme interesse su queste tematiche e tantissima voglia di fare. Spero di aver dato un contributo positivo per comprendere l’urgenza di questi temi e la loro cruciale importanza per la costruzione di un futuro sostenibile ma anche di un’economia più vicina alle persone.
5) Che impressione ha avuto, in linea generale, rispetto alla situazione socio-economica del Brasile ?
Ero stato in Brasile 20 anni fa, a 18 anni, in una esperienza missionaria all’interno di una favelas di Sao Luis. A distanza di tanti anni ho visto l’altra parte del Brasile ma ho anche notato molto più dinamismo e attenzione all’innovazione. Con piccoli passi e dalla costruzione di esempi positivi si possono contagiare grandi realtà e costruire cambiamenti importanti. Spero di aver lasciato dei semi in questi convegni, per far crescere la speranza, la forza e la volontà del cambiamento.
6) Ha avuto modo di farsi un’idea anche dell’andamento del ciclo dei rifiuti in Brasile? Al riguardo, dal suo punto di vista, quali sono i punti di forza e quali i ritardi e le criticità ?
La realtà del Brasile è davvero immensa e molto variegata. L’idea, sicuramente parziale che mi sono fatto in questo tour di una settimana, è di un uso eccessivo delle discariche. In questo modo purtroppo si sotterrano dei tesori che invece possono continuare a vivere solo con qualche accortezza in più, a partire dalle fasi di raccolta, separazione e stoccaggio. Una logistica che parte dalle nostre mani e dalla costruzione di un attento rapporto costruttivo con la cittadinanza. Non esistono barriere culturali, organizzative o politiche. Occorre partire sempre da una volontà politica che parta dalle istituzioni o dal basso ma che sappia comunicare con la popolazione.
7) In conclusione, in linea generale, come è possibile contemperare gli interessi legati ai profitti aziendali da un lato, e l’interesse della collettività alla salute e alla salvaguardia ambientale dell’altro ? Quale deve essere, a conti fatti, l’interesse prevalente ? E quanto incide l’atteggiamento delle popolazioni sul piano culturale ?
Ci sono alcuni percorsi progettuali dove si può adottare benissimo lo schema del “win win solution”, ovvero dove tutti vincono, perché gli interessi della collettività possono coincidere con quelli degli attori sociali ed economici, con miglioramenti economici, ecologici e comunitari. La raccolta differenziata ed il riciclo è uno di questi. In Italia sono sempre più le amministrazioni comunali che scelgono aziende pubbliche per costruire percorsi di questo tipo, ma ci sono anche buone esperienze realizzate da aziende private in collaborazione con il pubblico. L’importante è la definizione puntuale di obiettivi, metodi e step. Se si crea una buona squadra a livello locale con buone motivazioni e buone competenze non esistono difficoltà che siano ostacoli insormontabili. D’altra parte come scrive Galeano: “L’utopia è come l’orizzonte: cammino due passi, e si allontana di due passi. Cammino dieci passi, e si allontana di dieci passi. L’orizzonte è irraggiungibile. E allora, a cosa serve l’utopia? A questo: serve per continuare a camminare”.
21 Novembre 2024