L’applicazione Oroeco, nata dai ricercatori di Mit, Stanford e Berkeley, traccia passo passo l’impronta lasciata sul pianeta da un determinato oggetto, tenendo conto del costo ambientale, dalle materie prime alla distribuzione nei negozi
Il virtuosismo degli acquisti a chilometro zero e a basso impatto ambientale possono trasformarsi in una sana competizione virtuosa? Per i fondatori del progetto Oroeco sembra di sì e per questo motivo hanno posto tutte le basi per creare una grande rete di acquisto consapevole. Se “The Enough Project” ha stilato la classifica delle aziende che non usano materie prime insanguinate, frutto di scontri e guerre civili per il controllo delle miniere, in questo caso sotto la lente è finito l’impatto che ogni singolo acquisto può avere sull’ambiente. “Oroeco si fonda sulla premessa che dovrebbe essere facile, divertente e gratificante poter tener traccia dei nostri acquisti quotidiani, degli investimenti, dello stile di vita in base ai nostri valori fondamentali – raccontano i giovani del team Oroeco – Abbiamo iniziato come un gruppo di amici, frustrati dalla mancanza di informazioni che ci potessero aiutare ad ottenere piccoli miglioramenti a partire da grandi decisioni. Non volevamo essere attivisti o volontari a tempo pieno per una causa, volevamo solo poter migliorare le nostre vite attraverso i nostri acquisti e lo stile di vita assunto. E abbiamo voluto trovare un modo divertente per convincere i nostri amici, la famiglia, le grandi aziende a fare lo stesso”.
Il progetto nasce negli Stati Uniti grazie alla collaborazione di ricercatori del Mit, di Stanford e di Berkeley e poggia le sue basi sulla massima che “ogni singolo dollaro speso, può avere effetti positivi o negativi sull’ambiente”. Basandosi sui dati raccolti, l’utente che utilizzerà Oroeco potrà in qualche modo conoscere quanto il suo acquisto contribuisce all’inquinamento del pianeta. In un’economia globale che ci permette ogni giorno di acquistare oggetti provenienti da fabbriche sparse in tutto il mondo, a sua volta costruiti con materie prime che sono state raccolte e trasportate, è difficile riuscire a conoscere il reale impatto che un acquisto ha sull’ambiente. Partendo da questa premessa, l’applicazione cercherà di tracciare passo passo l’impronta lasciata sul pianeta da un determinato oggetto, tenendo conto dell’inquinamento prodotto per estrarre le materie prime, per lavorarle, per trasportarle, per assemblarle e infine per venderle sugli scaffali dei negozi. Un acquisto, piuttosto che un altro, può contribuire in modo consistente al rilascio in atmosfera di agenti inquinanti così come alla progressiva scomparsa di risorse nelle miniere. Oroeco è per ora solo un progetto in fase preliminare che, attraverso il sistema di collette comunitarie su internet, sta cercando i fondi necessari alla pubblicazione di una prima versione beta.
“Le ricadute ambientali condizionano sempre di più i nostri stili di vita”, è il commento di Fabio Dovana, presidente di Legambiente per il Piemonte e la Valle d’Aosta. “Ciò che acquistiamo, mangiamo ma anche come ci spostiamo e come viene prodotta l’energia che utilizziamo. I consumatori, ad esempio, prediligono sempre più i prodotti a filiera corta che spesso coniugano la sicurezza alimentare e la buona qualità ad un costo conveniente e un impatto ambientale più basso.
Non è facile però destreggiarsi tra le mille offerte e pubblicità che reclamizzano prodotti sostenibili che spesso di sostenibile hanno ben poco. Ben vengano quindi tutti gli strumenti che possono aiutare il consumatore a scegliere consapevolmente ciò che acquistano e lo aiutino a destreggiarsi al di là delle pubblicità che sempre più fanno leva su una più o meno vera attenzione per l’ambiente.
La tecnologia può dare un grosso aiuto in tutto questo”.
Una campagna molto simile a quella dei principi di Oroeco è condotta in Italia proprio da Legambiente: “Bastano piccoli gesti per risparmiare nel tempo chili e chili di anidride carbonica. – continua Dovana – Ad esempio spegnendo gli stand-by degli elettrodomestici di casa si possono risparmiare circa 150 kg di CO2 in un anno, con un guadagno anche per il portafogli di circa 60 euro. Usando abitualmente una brocca per l’acqua del rubinetto si risparmiano 24 kg di CO2 in un anno e 11 kg di plastica. Una famiglia di tre persone che beve solo acqua del rubinetto risparmia circa 280 euro all’anno”. Con l’obiettivo di abituare gli italiani ad una serie di buone abitudini in sintonia con l’ambiente è nata la comunità virtuale Stop The Fever rivolta a singoli cittadini, imprese, pubblica amministrazione e scuole. Il presidente di Legambiente per il Piemonte e la Valle d’Aosta spiega così il progetto tutto italiano: “Un luogo virtuale dove far vivere una città costruita sugli impegni per il clima di ognuno di noi. Una città dove poter essere attori concreti del cambiamento e misurare quanto le nostre scelte possono fare bene all’ambiente.
Benefici per l’ambiente, per le nostre tasche e per la nostra salute: non ci sono scuse per cambiare abitudini da subito e diventare cittadini responsabili”.
di Elio Cogno – Il Fatto Quotidiano
22 Dicembre 2024