COPENHAGEN – Una grande, variegata e colorata folla di oltre 100 mila manifestanti ha attraversato ieri le strade di Copenhagen, arrivando al Bella Center, la sede della Conferenza sul clima delle Nazioni Unite. “System Change, not Climate Change”, “Enough is enough! Climate justice now!” erano degli slogan piu’utilizzati durante il corteo. Oltre 500 ong, associazioni e movimenti di 67 diversi paesi del mondo hanno sfilato chiedendo ai governanti riuniti nella conferenza per il clima un impegno vero per garantire la vita dei popoli sul pianeta terra. La presenza di poche centinaia di blackbloc sembra aver causato alcune violenze al termine del corteo che hanno poi portato all’arresto e il conseguente rilascio di alcune centinaia di persone. Ma questi isolati episodi non devono distrarre l’attenzione dei media e di tutto il mondo dalle questioni cruciali che il pianeta ci chiede di affrontare con urgenza. Sia nei numerosi seminari della Conferenza ONU, che del Klimaforum, il vertice sul clima organizzato dalla societa’ civile, e’ emersa con estrema chiarezza quanto siano sempre piu’ allarmanti i segnali dell’emergenza ambientale. Degli ultimi 12 anni, infatti, 11 figurano tra i 12 piu’caldi dal 1850, anno di inizio delle sue misurazioni. Gli aumenti dela temperatura sulla superficie terrestre, in continua crescita, mette significativamente a rischio molti sistemi natuali, la biodiversita’, la disponibilita’ di acqua dolce, e comporta innumerevoli tragiche conseguenze come l’innalzamento dei mari. Proprio ieri, durante la conferenza ONU Ian Fry,rappresentante della piccola isola del Pacifico di Tuvalu, che rischia di scomparirire sommersa dall’innalzamenti dei mari, ha affermato in un intervento durante il quale si e’ commosso «Il destino del mio Paese è nelle vostre mani», invocando un accordo che limiti maggiormente le emissioni nocive e blocchi l’innalzamento delle temperature globali. Durante le trattative ufficiali molti piccoli paesi del Sud del mondo avevano sottoscritto l’appello per bloccare l’innalzamento della temperatura ad 1,5 gradi centigradi e la concentrazione di gas serra in atmosfera a 350 parti per milione, invece dei 450 che invece vorrebbero gran parte dei paesi del nord e da alcuni grandi paesi ‘in via di sviluppo’. Nei prossimi giorni e’ previsto l’arrivo a Copenhagen dei grandi della terra, nei prossimi giorni si decidera’ l’impegno dei stati per la salvaguardia dell’ambiente. Un accordo con obiettivi poco ambiziosi, non vincolanti o troppo dilungati nel tempo rischia di compromettere il pianeta, la nostra casa comune, e creare milioni di rifugiati per il clima, peggiorare la carenza di acque potabili e mettere a rischio il diritto ad una vita sana alle future generazioni. Non lo vogliamo permettere: “System Change, not Climate Change”! Alessio Ciacci
Alessio Ciacci
22 Novembre 2024