L’appello di Adriano Celentano è arrivato forte e chiaro al popolo dei referendari, che ha manifestato a più riprese a Roma, sotto la sede Rai, sotto Montecitorio e sotto gli uffici dell’Enel. Alla tv pubblica i comitati che si battono “per l’acqua bene comune” e per fermare il nucleare chiedono “informazione”, affiancati in questa battaglia anche dalla Federazione Nazionale della Stampa. Per adesso i tg delle reti nazionali hanno trattato l’argomento solo per dar conto delle mosse dilatorie del governo, mentre la Commissione parlamentare di Vigilanza ancora non ha approvato il “regolamento” per dar conto dei temi referendari, e il rischio è che per informare i cittadini resti la stretta finestra tra il secondo turno delle amministrative fissato a fine giugno e la data del nuovo richiamo alle urne, il 12-13 giugno. Antonio Di Pietro ha scritto una lettera al presidente Rai Paolo Galimberti rammentando come “dal 4 aprile scorso, inizio ufficiale della campagna referendaria, la Rai, con la sola eccezione della puntata di Annozero andata in onda il 28 aprile, non ha ancora iniziato a diffondere sulle sue reti, radiofoniche e televisive, programmi di comunicazione politica sui quesiti referendari sui quali gli italiani saranno chiamati a votare il prossimo 12 e 13 giugno.
“Fino ad oggi sono stati sottratti ai cittadini italiani ben 25 giorni di campagna referendaria”. È un tema che il leader Idv ha voluto condividere anche con il ministro dell’Interno Roberto Maroni, segnalando anche “il rischio che gli elettori e le elettrici italiane residenti all’estero, non ricevano per tempo tutte le schede sulle quali esprimere il proprio voto”. Attivissimi anche i Verdi, che ieri presidiavano le piazze romane con sit-in di protesta. “Sono state sospese le libertà democratiche ad opera di Berlusconi che ha definito i cittadini italiani incapaci di esprimere un voto al referendum di giugno”, tuona Angelo Bonelli, leader del Sole che ride, ieri in sit-in prima a Montecitorio e poi alla sede Enel di viale Regina Margherita, a Roma. Contro quella che definisce “moratoria-truffa”, Bonelli rilancia un’idea che aveva espresso già il 20 aprile passato. Quella di creare, in caso di “scippo” del voto sul nucleare, una sorta di “referendum laterale” per portare comunque al voto gli italiani che si dicono contrari al nucleare. La voce del popolo referendario, confinata dagli schermi di stato, sta prendendo coscienza. Anche grazie all’ultimo urlo di Adriano Celentano.
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Le adesioni raccolte dal Fatto Quotidiano:
CARLO VERDONE – Non votiamo “contro” qualcuno
Io andrò ai seggi, ma a prescindere dal premier. Quando si decide di andare a esprimersi contro Berlusconi ci si vota di solito a una sconfitta. Io invece andrò a votare per avere l’acqua pubblica e tenere lontano il nucleare dall’Italia. Ma avete visto il Giappone? Territori contaminati per 30 mila anni. La gente deve andare a votare per questo, non perché c’è Berlusconi dall’altra parte. Certo se, come stanno facendo, provano a togliere ai cittadini la possibilità di esprimersi su queste materie, sarebbe proprio un brutto trucco. Anche tipico di una certa brutta Italia, che è la stessa Italia del “legittimo impedimento”. Ma perché se un comune cittadino viene chiamato dalla Guardia di Finanza ci deve correre, e se fa il presidente del Consiglio può dire di no? Il primo tra i cittadini deve dare l’esempio. Ma quello buono.
GIOBBE COVATTA – Tutti ai seggi anche per B.
Il referendum? Certo che vado a votare. E spero sia davvero un voto su Berlusconi . Perché se uno va a votare, una volta che ci togliessero i quesiti su acqua e nucleare, è chiaro che va per quello sul legittimo impedimento. E a chi serve questo legittimo impedimento se non a Berlusconi? A me, ad esempio, non è che serve. Però, se quello sul legittimo impedimento è un quesito “etico”, quelli su acqua e nucleare sono anche “pratici”. Perché è poco etico che ci sia un legittimo impedimento che salvi uno solo, ma diciamo che non ha una valenza sulla sopravvivenza dei miei nipoti (certo tutto può essere). Diciamo che i quesiti su acqua e nucleare li andrei a votare volentieri. Quello che è certo è che andrò ai seggi il 12 e 13 giugno.
FRANKIE HI NRG – Condivido pienamente
Io ci andrò alle urne. Ho letto la lettera di Celentano e l’ho trovata condivisibile in tutto. Sublime lo stile che manifesta nel rivolgersi a “Silvia”, la coscienza di Berlusconi. E mi trovo perfettamente d’accordo anche con l’idea di rivolgersi a tutti, “studenti, comunisti, fascisti, leghisti…” e con quella di andare comunque, il 12 e 13 giugno, davanti ai seggi ad esprimere il nostro voto, a costo di coprire le strade di 40 milioni di bigliettini. Ancora una volta, Adriano Celentano ha dimostrato di essere un grande politico, e come tutti i grandi politici che sono in giro spero non si candidi mai. Adesso siamo con lui in questa battaglia. E speriamo almeno che se non Silvio, almeno Silvia ci ascolti.
MONICA GUERRITORE – Basta pigrizia ora tocca a voi
L’italiano ha il vizio di aspettare sempre l’ultimo minuto per tutto. Bene. Adesso è il momento di abbandonare la nostra pigrizia e fare una cosa semplice: dire la verità. Andare a mettere quella x e far capire a chi ci governa che non possiamo più restare in balìa di un uomo evidentemente instabile, in preda a comportamenti che vanno dalla barzelletta sconcia alla modifica costituzionale. Io spero soprattutto in Napolitano. È un uomo autorevole che sta assumendo su di sé il ruolo di guida per un Paese ormai allo sbando. Facciamogli capire che siamo al suo fianco nel proteggere la Costituzione. E soprattutto andiamo a votare. Voterei qualsiasi cosa, anche un quesito per stabilire se i gatti possano dormire sul letto o no. Ci serve una dose di democrazia.
FIORELLA MANNOIA – Guardare il Giappone
Certo che vado a votare. Bisogna sempre andare a votare, perché è un diritto conquistato con le lotte di chi ci ha preceduto. Alla luce di quello che è successo in Giappone, poi, non vedo perché i cittadini non possano correggere la rotta di chi non fa i loro interessi. Se in Giappone è successo quello che è successo cosa può accadere con questa Armata Brancaleone alle prese con l’atomo? Spero che la Cassazione fermi lo scippo dei quesiti da parte del governo, e spero che Napolitano, per quello che è nelle sue competenze, possa fare qualcosa. Ormai ogni dissenso che il popolo italiano prova è un segnale contro Berlusconi e il suo governo delle barzellette. Non è più questione di destra e di sinistra, ma di buon senso. Prima di ogni cosa, ormai, dobbiamo riuscire a sbarazzarci di tutto questo.
EMILIO SOLFRIZZI – Il pericolo è la disinformazione
Votare non è solo un diritto, ma un dovere. Ogni volta che ci si presenta l’occasione è un’opportunità per ribadire il senso della democrazia, che si conquista giorno per giorno. Sono molto curioso di capire qual è l’umore popolare. L’esito sembra incerto, ma non andare a votare lascerebbe aperta un’incomprensione. Sarebbe utile per tutti capire cosa vuole davvero la gente su materie di basilare importanza. Non è solo un’operazione contro il premier, non faccio mio in toto l’appello di Celentano, ma questo deve essere esercizio di democrazia. Più che altro non so quanto la gente sia informata, e questo mi spaventa. La gente è distratta da mille cose, chi non andrà a votare lo farà perché non sa cosa c’è davvero in ballo, o ne sa poco.
GIULIANO PISAPIA – Ripartiamo da Milano
Caro Adriano, ho letto la tua lettera pubblicata su Il Fatto e ho colto tutta la tua amarezza e la tua incazzatura. Certo, lo spettacolo al quale abbiamo appena assistito con il tentativo di sottrarre la questione del nucleare al giudizio dei cittadini, è un vero e proprio inaccettabile scippo di democrazia. Questo è comune sentire di molti cittadini. Ma se ho deciso di scriverti, non è solo per darti ragione e per accodarmi al tuo pessimismo profondo: è perché ho qualcosa di bello da dirti. Vedi, Adriano, a Milano sta accadendo un miracolo. Come sai, il 15 maggio i milanesi – i tuoi milanesi! – saranno chiamati a eleggere il nuovo sindaco della città. E come sai, io sono tra i candidati. A partire da giugno, ho girato la città in lungo e in largo e quello che ho toccato con mano è stata una rinascita progressiva delle energie. È come se la città si fosse risvegliata. Sono nati centinaia di comitati, i vicini si trovano nei bar sotto casa per parlare del bene comune e per inventare iniziative. Ecco, allora volevo dirti che il 12 giugno è certamente un appuntamento importante che vede e vedrà tutto il mio impegno. Ma per costruire un’onda alta anche a favore del 12 giugno e per cambiare tutto ciò che tu dici, c’è, prima, un’altra grande occasione: il 15 maggio. Cominciamo da Milano a far rinascere l’Italia.
FRANCO BATTIATO – Non c’è niente da discutere
Non c’è da discutere. Sono contro il nucleare, contro la semiprivatizzazione dell’acqua e contro il legittimo impedimento. E trovo indecente il dibattito su questi temi, oggettivamente indiscutibili. E’ come se un cannibale avanzasse il diritto sulla sua condizione.
PIETRO SERMONTI – Lasciateci decidere
Dalla mia finestra sventola la bandiera pro acqua pubblica , appiccico adesivi sui referendum ovunque mi capiti e perseguito la gente perché vada alle urne. Sulle risorse pubbliche devono decidere i cittadini, semplice. Su questo signore che non vuole rispettare le regole, idem. Preciso: avrei lo stesso atteggiamento con chiunque, destra o sinistra conta zero quando c’è di mezzo il rispetto delle istituzioni. Quelle servono per il futuro, gli uomini politici passano e non devono devastare il patrimonio collettivo. Voglio continuare a parlare di tutto ciò. E poco m’importa se mi prendono per fanatico, o poco furbo. In ballo c’è la democrazia. Scusate se è poco.
BEATRICE LUZZI – Non sono popolari e lo sanno bene
Sono a Bologna per una manifestazione a favore dei referendum, poi andrò a Rimini per partecipare a un’altra iniziativa su questo tema. Credo sia legittimo impedire a Berlusconi di governare, non solo per quella serie coloratissima di reati che si porta dietro. Raccontano davanti a ogni telecamera di quanto siano popolari, di come il voto li legittimi per fare questo e quell’altro. Ma in verità sono i primi a temere le urne. Spendono 350 milioni di euro per separare i referendum dalle amministrative, poi provano a sabotarli facendo retromarcia su nucleare e acqua. Se davvero si compisse l’ennesimo atto illegale con lo scippo di questo voto, non andrei con un bigliettino, ma con dodici. Ne farei aeroplani di carta da portare ad Arcore.
LEO GULLOTTA – Non ne posso più di tutti loro
Come si fa a non essere d’accordo con la lettera di Celentano? Ve lo dico da cittadino: non ne posso più. Non sopporto più le offese dei giornali di destra che si permettono di dargli dell’imbecille. Non sopporto di vedere un ministro della Repubblica urlare, scalciare, abbandonare una conferenza per una domanda che non gli piace. L’Italia non può essere una Repubblica fondata su Scilipoti. Ma veramente credono che gli italiani siano stupidi? Adriano Celentano ha profondamente ragione anche su un altro punto: i cittadini si devono riunire, devono stare compatti, andare avanti come nel quadro del Terzo Stato. Andiamo a votare. È un nostro diritto e non possono levarcelo.
PIF – Mi impegno e vigilo assai
Da quando non fa più bunga bunga, il nostro è appannato. Dice la verità e non chiede rettifiche: cari italiani, vi ho fregato il referendum. Adesso il minimo è riprendercelo scheda per scheda il diritto alla democrazia. Perché ci sarei andato comunque a votare, ma adesso andrò molto più incazzato. E più Berlusconi gioca sul qualunquismo dell’italiano medio, più mi convinco a mettere la faccia su questa storia. Da giovane, a Palermo, ho vissuto un momento particolare. Le stragi di mafia del ‘92, la rinascita della città, i ragazzi per strada che volevano cambiare il mondo, o almeno la Sicilia. Poi sono arrivati Cuffaro e Cammarata. Quindi ora vigilo. Mi impegno, e vigilo moltissimo.
Da Il Fatto Quotidiano del 30 aprile e del 1 maggio 2011
24 Dicembre 2024