In mezzo a tante cose che ci stanno capitando addosso, fra guerre, estati torride e chicchi di grandine grosse come palloni da calcio, arriva anche lo “overshoot day” (il giorno del superamento). Ci dice che stiamo facendo qualcosa di sbagliato, anzi, di parecchio sbagliato. Però mi sa che se chiediamo al primo che passa cosa vuol dire esattamente “overshoot day” troveremo che il concetto non è proprio che sia chiarissimo nella percezione pubblica.
Allora, cos’è questo overshoot day? Su Wikipedia, trovate scritto che è “il giorno in cui gli esseri umani hanno consumato una quantità di risorse uguale a quella prodotta dal pianeta Terra in un intero anno.” Ma cosa vuol dire? Fra le altre cose, il concetto di “overshoot” non esiste nelle scienze economiche standard, dove si tende invece ad assumere che la domanda e l’offerta di un certo bene o risorsa tendono ad arrivare a un equilibrio.
La faccenda si capisce bene se andiamo a considerare degli esempi pratici, in particolare il caso dell’economia delle risorse ittiche. Vi può incuriosire sapere che il primo a descrivere questo argomento fu il matematico italiano Vito Volterra che negli anni 20 del Novecento si era trovato a essere il suocero di uno studioso della fauna ittica, Umberto D’Ancona. Quest’ultimo aveva studiato come la riduzione del numero dei pescatori, molti dei quali arruolati per la Prima guerra mondiale, aveva influenzato le popolazioni dei pesci dell’Adriatico. Dai dati del suo genero, Volterra aveva sviluppato un modello matematico che forse vi è capitato di incontrare se avete studiato biologia. E’ il modello detto di “Lotka-Volterra” che include il nome di Alfred Lotka, un ricercatore americano che aveva studiato argomenti simili.
L’umanità ha già consumato tutte le risorse del Pianeta per quest’anno: è l’Overshoot Day. Ma i modi per cambiare rotta ci sono: eccoli
Molto più tardi io e i miei collaboratori abbiamo dimostrato come il modello di Lotka-Volterra si possa usare ancora oggi per descrivere come le aziende ittiche tendano a sovrasfruttare le risorse di pesce, andando in overshoot e distruggendole (qui il link uno dei nostri articoli sull’argomento). Succede molto spesso, fin dal tempo della caccia alla balena nell’800, quando Melville scriveva il suo Moby Dick. I pescatori pescano tutto quello che possono, ma se si pescano più pesci di quanti ne nascono alla fine non ne rimangono più. E’ una cosa che mia suocera, buonanima, descriveva con il vecchio detto fiorentino “leva e non metti fa la spia”
Il modello di Lotka-Volterra è una di quelle cose apparentemente semplici che però ci fanno capire il funzionamento profondo di quei sistemi che chiamiamo “complessi”. Tanto per dirne una, equazioni simili (anche se più dettagliate) sono state usate per il modello dei “Limiti dello Sviluppo” proposto nel 1972 da un gruppo di ricercatori affiliato al Club di Roma. I risultati di quello studio ci illustrano in modo grafico come funziona l’overshoot su larga scala. Molto semplicemente, l’economia umana si comporta come un predatore in un ecosistema, oppure come una di quelle aziende di pesca che distruggono i banchi di pesce che sfruttano.
Il risultato è che per un certo periodo l’economia riesce comunque a campare sfruttando risorse che non si possono ricostituire. E’ un po’ come una persona che vive di rendita senza accorgersi che sta consumando un capitale che poi non potrà più ricostituire. Ed è quello che stiamo facendo come genere umano. A un certo punto le risorse rimanenti non riescono più a sostenere la crescita. Arriva allora un declino molto rapido che alle volte viene chiamato il “Dirupo di Seneca”.
Secondo i risultati dei “Limiti dello Sviluppo,” il punto in cui non saremmo più stati in grado di crescere in overshoot doveva arrivare all’incirca entro i primi due decenni del ventunesimo secolo. Forse ancora non ci siamo ancora esattamente, ma mi sa che ci siamo molto vicini. E questa è l’essenza del “giorno del superamento”, una data che ci ricorda quanto siamo lontani da una condizione di equilibrio con le risorse che il nostro pianeta può produrre. Ma, come sempre, queste ricorrenze arrivano una volta l’anno e sono presto dimenticate. E allora andiamo avanti così, ci penserà la realtà a rimettere le cose a posto. Ma non è detto che sarà una cosa piacevole.
Prof. Ugo Bardi-Il Fatto Quotidiano