La richiesta principale è che il valore del cibo sia ricollocato al centro dell’attenzione politica, in quanto esso rappresenta un pilastro di diritti umani basilari quali la salute, l’educazione e il lavoro. Il cibo è anche un mezzo potente per riconsiderare il modo in cui gli esseri umani vivono sul pianeta e interagiscono con la natura. L’obiettivo è abbandonare un approccio predatorio a favore di uno che riconosca la limitatezza delle risorse naturali e che sia rispettoso di ogni forma di vita e della diversità
Da Redazione -14 Maggio 2024
Elezioni europee, il manifesto di Slow Food Italia
Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, sottolinea l’urgenza per l’Unione europea di adottare definitivamente un approccio al Green Deal, orientato verso un sistema alimentare sostenibile che nutra il pianeta e promuova la pace e la prosperità per tutti gli esseri viventi. L’associazione propone “un modello realizzabile, non un’utopia”, e in vista delle elezioni europee dell’8 e 9 giugno, presenta un manifesto intitolato “12 punti per l’Europa che vorremmo”. Il documento enfatizza “l’importanza di un’alimentazione che sia buona, pulita, equa e salutare per tutti, ponendo le basi per politiche alimentari prioritarie e invitando i futuri membri del Parlamento europeo a impegnarsi attivamente per la loro realizzazione. Senza il Green Deal, gli obiettivi dell’agenda 2030 restano irraggiungibili”. Ecco i passaggi principali:
Stop allo sfruttamento
“Il paradigma alimentare prevalente riflette le incongruenze dell’economia e della società odierna – dice Slow Food -, caratterizzata da una produzione alimentare globale eccessiva, dallo spreco di un terzo delle risorse e dalla fame che affligge uno su nove individui. Questo sistema si basa sull’oppressione e lo sfruttamento di lavoratori, animali, suolo e risorse naturali, perpetuando così un ciclo di sofferenza senza senso”.
Il manifesto dell’associazione, con i suoi 12 punti, “non si limita a elencare principi guida, ma offre agli attori politici una direzione chiara per le decisioni future”. Pertanto verrà presentato non solo ai leader e segretari dei partiti in lizza per le elezioni europee, ma anche alle autorità che gestiscono i territori a livello nazionale.
Slow Food Italia pone l’accento sulla “necessità di un impegno deciso per proteggere la biodiversità, considerata una risorsa vitale al pari dell’acqua e del suolo. Nel corso degli ultimi settant’anni, abbiamo perso il 75% delle varietà vegetali selezionate nell’arco di diecimila anni, varietà che erano perfettamente adattate ai loro ambienti naturali. Ora, a dominare il mercato globale sono varietà uniformi, frutto di ibridazioni in laboratorio e commercializzate da un ristretto numero di multinazionali che controllano semi, fertilizzanti, pesticidi, la genetica animale, la trasformazione e la distribuzione dei prodotti. Queste pratiche sostengono un modello industriale con gravi ripercussioni: l’agricoltura intensiva, gli allevamenti e la pesca su larga scala ne sono esempi lampanti. Il risultato è un mercato inondato di prodotti di bassa qualità a prezzi ridotti, ma con costi occulti elevati a causa del loro impatto negativo sulla salute e sull’ambiente”.
L’agroecologia, che valorizza e rigenera il suolo, il rispetto per la terra e gli animali, che non sono semplici strumenti di produzione, e l’educazione a scelte consapevoli e a un’alimentazione sana sono i pilastri del manifesto di Slow Food. “L’Europa che desideriamo è un’Europa che difenda autenticamente la sovranità alimentare, permettendo agli agricoltori, agli allevatori e ai pescatori che rispettano l’ambiente di lavorare senza dipendere dai sussidi per sopravvivere: attualmente, la maggior parte dei fondi europei va a pochi grandi attori del settore, e questo non è accettabile”, afferma Serena Milano, direttrice di Slow Food Italia. L’Europa ideale respinge gli OGM e i brevetti sul cibo, che è un diritto e non solo una merce. Questa Europa interrompe la tendenza verso il gigantismo, caratterizzata da monocolture estese, allevamenti industriali di grandi dimensioni, centri commerciali in espansione, piccole imprese che chiudono e paesi che si spopolano, e si orienta invece verso la biodiversità, sia agricola che culturale, e un’economia diffusa che valorizzi tutte le aree, comprese le zone montane, generando benessere.
Le leggi siano uguali per tutti
Ancora: “L’Europa che vorremmo è un’Europa che mette i suoi cittadini nelle condizioni migliori per compiere le scelte di acquisto: ad esempio, indicando in etichetta le tecniche di coltivazione, la tipologia di allevamento, i metodi di trasformazione. Perché è importante? Perché, ad esempio, oggi un consumatore non ha la possibilità di sapere se la carne che sta comprando provenga da un allevamento industriale oppure no: questo non deve più essere permesso, è una questione di trasparenza. E proprio in tema di trasparenza, Slow Food Italia chiede all’Europa di adottare clausole specchio per far sì che i cibi importati all’interno dell’Unione europea rispettino le stesse regole – più stringenti – osservate dai produttori europei”.
“Si tratta di norme che hanno importanti riflessi sulla salute dell’uomo, degli animali, delle piante, dell’ambiente: riguardano, ad esempio, le varietà geneticamente modificate, l’uso di pesticidi nei campi, la somministrazione di antibiotici e ormoni negli allevamenti. Limitazioni sacrosante, ma che incomprensibilmente oggi l’Ue applica soltanto ai produttori interni e non al cibo che viene importato. E così, ad esempio, nei Paesi comunitari arrivano soia Ogm, riso trattato con insetticidi e fungicidi da noi vietati da anni, carne bovina ottenuta da animali allevati senza il rispetto di alcuno standard di benessere e alimentati persino con farine di carne e ossa di ruminanti. Alimenti che, ogni giorno, finiscono nei nostri piatti”.