Appello/petizione della Federconsumatori Toscana per rendere operativi immediatamente i risultati della consultazione. Il dubbio è che spinta dall’emergenza economica, la maggioranza colga l’occasione per inficiare la volontà popolare
Federconsumatori: referendum acqua a rischio tradimento Firenze – L’emergenza economica rischia di far rientrare dalla finestra la privatizzazione dell’acqua, dopo che in cittadini italiani l’hanno cacciata dalla porta del referendum? E’ questa l’opinione di Federconsumatori, che oggi 5 novembre ha lanciato una petizione/appello, sottoscritta dall’intera presidenza regionale toscana,Giuseppe Minigrilli, Riccardo Nencini, Giuseppe Notaro e Guido Olmastroni, per difendere e mantenere viva la volontà della stragrande maggioranza dei cittadini espressa nel referendum di giugno.
“Un patrimonio – spiega una nota di Federconsumatori Toscana – che oltre alla volontà popolare ci ha consegnato una voglia di partecipazione sulle scelte di interesse pubblico che non può essere messa nel dimenticatoio, o peggio, come ha fatto il Governo con la manovra di settembre, tentare di vanificare quel pronunciamento!
Per queste ragioni chiediamo a tutti i cittadini, un impegno a rafforzare questa attenzione. Non abbassiamo la guardia!”.
L’appello prende in esame l’intervento legislativo della maggioranza che “riscrivendo l’art. 23 bis relativo alle procedure di affidamento e di gara dei servizi pubblici locali disattende quasi completamente l’esito referendario e rischia di costringere gli Enti Locali a svendere pur di far cassa, senza nemmeno comunque aver stabilito un quadro regolatorio coerente ed efficace”.
Un atteggiamento governativo di sostanziale disattesa delle volontà popolare avvalorato, secondo Federconsumatori Toscana, dal “ritardo con cui si sta procedendo alla costituzione dell’Agenzia nazionale di vigilanza sulle risorse idriche, varata nel maggio scorso senza alcuna seria discussione sulle competenze e i poteri, a cui comunque dovrebbe spettare il compito di ridefinire le componenti di costo della tariffa e predisporre il metodo di calcolo per la sua determinazione, nonché l’approvazione preventiva delle tariffe predisposte dalle autorità competenti e la vigilanza sull’applicazione delle stesse”.
Le conseguenze? Gli Ato, dichiarandosi incompetenti, continuano ad applicare le vecchie tariffe, compreso il tasso di remunerazione del capitale investito cancellato dall’esito referendario.
L’appello contiene la richiesta al Ministro dell’Ambiente affinchè adotti un provvedimento che consenta agli Ato una ridefinizione della tariffa che preveda l’eliminazione della remunerazione del capitale investito; agli Ato rivolge la sollecitazione di dare indicazioni ai soggetti gestori circa la fatturazione dei consumi in corso, considerata come “provvisoria” in attesa della necessaria rideterminazione; infine, si richiede a Sindaci e Regione di farsi portatori di iniziative pubbliche concrete e efficaci a livello nazionale. Ventitrè amministratori, parlamentari, docenti universitari e sindacalisti hanno già firmato.
24 Dicembre 2024