Programmando un intervento decennale di efficientamento nel settore civile si potrebbe risparmiare il 10% del gas consumato in Italia ogni anno. Lo spiega ad Eco dalle Città Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club
Raddoppiare la produzione interna di gas dell’Italia nel giro di 10 anni, anche in assenza di nuovi giacimenti: non solo non sarebbe impossibile, ma si tratterebbe di una operazione molto vantaggiosa dal punto di vista ambientale, economico e occupazionale. In che modo? Migliorando l’efficienza energetica degli edifici italiani, a cominciare da quelli destinati ad uso abitativo. Eco dalle Città ha raggiunto al telefono Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, per chiedergli, in questi giorni di preoccupazione per l’approvvigionamento di gas naturale dalla Russia, quali benefici potrebbero derivare dall’efficientamento delle case degli italiani.
«Con una politica decennale che preveda un taglio annuo dei consumi energetici dell’1,5% nel settore civile – dichiara l’ingegnere – si potrebbe arrivare, tra 10 anni, a risparmiare circa 8 miliardi di metri cubi di gas all’anno, pari a oltre il 10% del consumo nazionale complessivo e, soprattutto, equivalenti alla produzione interna annua di gas». Non era un’iperbole, dunque: le nostre case, che dal punto di vista energetico sono degli autentici “colabrodo”, nascondono un vero e proprio giacimento paragonabile, per capacità, all’insieme delle risorse minerarie nazionali.
Ma quali sarebbero i costi di un’intervento del genere? «Difficile azzardare delle stime, perché la spesa varia molto a seconda del tipo di intervento che si decide di realizzare su un edificio – continua Silvestrini – ma si tratterebbe in ogni caso di investimenti su tecnologie locali, che, oltre a ridurre le importazioni di gas dalla Russia, danno posti di lavoro e sono anche coerenti con gli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni e aumento dell’efficienza energetica al 2020». il bilancio costi-benefici, insomma, sarebbe di certo in attivo, anche dal punto di vista strettamente economico e occupazionale.
Del resto, il comparto abitativo assorbe ogni anno più del 35% della domanda nazionale di energia (dati: Politecnico di Milano, Energy efficiency report, novembre 2011), e per quanto riguarda nello specifico i consumi di gas, la percentuale è ancora più alta. Secondo i dati ufficiali del ministero dello Sviluppo Economico, nel 2009 (l’ultimo anno per cui sono disponibili le informazioni) l’Italia ha consumato complessivamente 78 miliardi di metri cubi di gas, dei quali quasi 32, pari a circa il 41%, sono serviti per il settore residenziale e il terziario.
Secondo il primo rapporto nazionale sull’efficienza energetica dell’Enea, inoltre, nello stesso anno i consumi complessivi di gas per il solo comparto abitativo sono aumentati del 5% rispetto all’anno precedente, mentre nell’ultimo decennio (anni 2000-2009) le case italiane hanno ridotto il proprio fabbisogno energetico solo di 2,5 punti percentuali, a fronte di una media europea intorno al -11%. Tutti gli altri grandi paesi Ue, nello stesso periodo, hanno fatto meglio di noi, riducendo il consumo del settore residenziale di percentuali che oscillano tra il 16% del Regno Unito e il 4% della Spagna.
Le potenzialità del risparmio energetico nel comparto domestico, dunque, sono enormi. Sfruttarle al massimo, o almeno un po’ meglio di quanto abbiamo fatto finora, non basterebbe ad affrancarci dalla dipendenza dal gas russo e algerino, ma potrebbe consentirci di accumulare riserve maggiori per affrontare i picchi di consumo come quello di questi giorni, evitando il rischio di tagliare una parte, pur piccola, delle forniture aziendali. È l’eterna scelta tra la cicala e la formica, solo che in questo caso la cicala non rischia di morire di fame, ma di freddo.
di Silvana Santo EcodelleCittà
22 Novembre 2024