La Riserva di Capo Peloro è un vero hotspot per contrastare la perdita di biodiversità che deriva essenzialmente, in maniera diretta o indiretta, da attività antropiche condotte in maniera non sostenibile per l’ambiente. La protezione della biodiversità implica, di conseguenza, la necessità di imporre limitazioni allo svolgimento di molte di queste attività antropiche.
Sui Laghi di Ganzirri, in compagnia di Arnaldo Aldo Oliva, appassionato e frequentatore professionista con le sue foto eccezionali dei migratori in sosta nell’area di Capo Peloro, Presidente della Associazione ornitologica Messinese, accompagnato dal V.Presidente Franco Alessi.
Il limitare con vincoli normativi tali attività produttive, che sono significative da un punto di vi sta economico, viene a gravare sulle comunità locali per la conservazione della biodiversità. Ciò costituisce motivo di conflitto a livello locale e causa attitudini negative, da parte delle medesime comunità, verso tali strumenti legislativi e verso la presenza stessa di importanti componenti di biodiversità. È possibile evitare che si creino situazioni di conflitto tra la conservazione della biodiversità e l’economia delle popolazioni che vivono nelle aree protette?
È possibile, nei molti casi in cui tali conflitti esistano già, risolvere questo dilemma che vede la conservazione della biodiversità ingiustamente considerata solo causa di perdita di reddito a livello locale?
E su questo Tema che si dovrebbe confrontare … magari con un dibattito pubblico! E rendere fruibili a Tutti con opportuni appostamenti la bellezza e la unicità dei luoghi e della avifauna che vi staziona.
I Laghetti di Ganzirri, si estendono per una superficie complessiva di 60 ettari, includendo dei laghi costieri di grande interesse naturalistico, oltre che paesaggistico, localizzati in prossimità di Capo Peloro, sullo Stretto di Messina. Il perimetro comprende aree che rivestono un’importanza strategica nell’economia dei flussi migratori dell’avifauna che si sposta nell’ambito del bacino del Mediterraneo. Infatti, i laghi di Faro e Ganzirri offrono rifugio ed opportunità trofiche alle specie in migrazione, in particolare agli Uccelli acquatici, e per alcune di esse rappresentano anche dei significativi siti di nidificazione. L’area è interessata inoltre da un ampio flusso migratorio di Fringillidi, sia in periodo primaverile che autunnale. Da non sottovalutare infine la particolare malacofauna di questi ambienti lacustri, che ospita popolazioni talora molto differenziate ed esclusive di questo particolarissimo ecosistema acquatico. I Laghi di Ganzirri e Faro si trovano all’estremità nord‐est della Sicilia nel territorio del Comune di Messina.Fanno parte di un piccolo sistema lagunare, che si è evoluto nel tempo, dando luogo oggi ai due laghi, collegati tra loro dal canale Margi. Il Lago di Faro è collegato con il Mar Tirreno mediante il canale degli Inglesi e con il Mare Ionio con il canale Faro, mentre il Lago di Ganzirri è collegato al Mare Ionio con i canali Catuso e Due Torri. Andrebbero riconosciuti dalla Convenzione di Ramsar, essendo frequentati da molte specie di uccelli migratori. Negli anni Ottanta una forte battaglia ambientalista, condotta anche da Legambiente, riuscì ad evitare che i due laghi fossero trasformati in porticcioli turistici, asserviti alla speculazione edilizia, che, nello stesso periodo, realizzava nel contesto piani di lottizzazione a villette. Alleato della battaglia ambientalista, che vedeva soprattutto nei laghi un luogo essenziale per l’avifauna e un biotopo caratterizzato da fenomeni biologici endemici e rari, è stato il movimento dei molluschicultori, i quali da sempre hanno coltivato i laghi. In seguito alle battaglie ambientaliste il sistema dei due laghi con i loro canali fa oggi parte della Riserva Naturale Orientata Laguna di Capo Peloro, della superficie complessiva di 98,36 ettari, istituita con Decreto Assessoriale del 21 giugno 2001 ed affidata in gestione alla Provincia Regionale di Messina. Gli specchi d’acqua e le sponde sono stati classificati zona “A”, mentre una parte della spiaggia di Capo Peloro è stata classificata zona “B”. Insistono sui laghi anche il SIC ITA030008: Capo Peloro – Laghi di Ganzirri; e la ZPS ITA 030042: Monti Peloritani – Dorsale Curcuraci – Antennamare e Area Marina dello Stretto di Messina.La molluschicoltura è consentita nel Lago di Faro, che ha origini tettoniche ed è il più profondo lago della Sicilia con una profondità massima di circa m 28. E’ famoso in campo scientifico internazionale per la peculiare presenza di una flora batterica solfoossidante, capace di attuare la fotosintesi anossigenica, determinando il fenomeno dell’acqua rossa, osservabile nello strato compreso tra i 9 e i 14 m di profondità. In effetti il fenomeno, molto studiato, che fa del Lago di Faro un sito unico al mondo, riguarda la presenza di uno strato tra i 13 e i 14 m di profondità ricco di idrogeno solforato prodotto dai batteri solfo ossidanti, Al di sotto di tale strato si insediano batteri solfato riduttori, della specie Desulfovibrio desulfuricans, responsabili della decomposizione dei residui vegetali. La mancanza totale di ossigeno al di sotto dei 14 m determina l’assenza totale di vita animale. Il Lago di Ganzirri è invece poco profondo (profondità massima m. 6.50) ed è anche quello più insidiato dalla pressione antropica, essendo per gran parte limitrofo al territorio urbano. E’ stato oggetto di interventi di vigilanza e controllo che ne hanno ripristinato le condizioni ambientali, tuttavia la molluschicultura è rimasta sinora sospesa, benché attività tradizionale tipica, protetta dalla Riserva Naturale. Nel complesso l’attività di molluschicultura si articola nella coltivazione di cozze, fasulari e vongole. In particolare queste ultime si distinguono in cinque specie: Tapes decussatus o vongola verace, Cardium edule o cocciula rizza, Tapes Laetus o cocciula fimminedda, Venus gallina o luppino e Lucina lactea o cocciula padella.Molto interessante la fauna ittica. Nei laghi, infatti, sono state censite ben 46 specie diverse.Ancora più interessante l’aspetto dell’avifauna, poiché la zona umida è frequentata da migliaia di uccelli durante le migrazioni autunnale e primaverile. Molte specie trovano modo di riposarsi e rifocillarsi durante una pausa del lunghissimo viaggio migratorio. E’ molto semplice effettuare l’osservazione di tutte le specie di aironi europei, tra i quali la Garzetta (Egretta garzetta) e l’Airone cinerino (Ardea cinerea). E’ possibile vedere Cigni reali, Cormorani, Pellicani, Anatidi vari e alcuni rapaci come il Falco pescatore, il Falco di palude e l’Abanella minore. In tutto sono state censite 180 specie, tra cui il Martin pescatore nidificante. Nelle sponde sono state rinvenute numerose specie vegetali igrofile, alcune delle quali a rischio di estinzione. Dal punto di vista geologico il sistema lagunare si è evoluto all’interno di deposito alluvionale alla fine dell’ultima glaciazione del Quaternario (circa 10000 anni fa), dando luogo a un sistema dunale. Una peculiarità si presenta lungo la linea costiera, con la presenza di una formazione rocciosa conglomeratica di probabile origine tettonica, denominata “Beach rock”.La ricchezza di cibo favorisce il riposo ed una sosta a volte prolungata, e, abbiamo osservato che moltissimi volatili, Cormorani, Aironi cenerini ecc., hanno difficoltà ad ammarare proprio per la scarsezza di punti di appoggio. Sarebbe opportuno anche predisporre paletti di castagno o canne nelle parti affioranti per agevolare la loro sosta. Inoltre si potrebbero installare dei capanni per ospitare visitatori e turisti che lamentano questa mancanza. Questo potrebbe , in seguito, permettere di organizzare anche visite guidate con le scolaresche. La Riserva Naturale Orientata di Capo Peloro si trova lungo una rotta migratoria di interesse internazionale e questi pochi accorgimenti potrebbero renderla meglio fruibile e valorizzarla. Ecco la necessità di predisporre una rete ben congegnata di sentieri e di punti di osservazione come già si possono vedere in alcune aree protette della nostra penisola. Ad evitare un eccessivo impatto ambientale della pratica turistica, specie sull’area di Capo Peloro, potrebbe essere opportuno, ad esempio, attrezzare un itinerario di osservazione, non direttamente a bordo lago – che mal sopporterebbe sotto il profilo ambientale un simile intervento – ma sulla Collina sovrastante ed in Area di Proprietà Provinciale (c.d. Panoramica dello Stretto) dove, lungo un itinerario a balcone potrebbero essere attrezzati alcuni punti di osservazione dotati di cannocchiali o binocolo mediante cui sia possibile seguire il comportamento delle specie animali che frequentano l’area. Una proposta di un certo interesse per le rimanenti aree è costituita dalla predisposizione di sentieri autoguidati che consentano, opportunamente segnalati, di ricevere dalla percorrenza dell’area una serie di informazioni storiche, culturali e naturalistiche. Per sentiero autoguidato si intende la costituzione di una rete viaria pedonale attrezzata in modo da fornire a chi la percorre una serie di informazioni capaci di illustrare attraverso tabelle, cartelloni o pieghevoli le principali caratteristiche ambientali.
Entrambi i sistemi (tabelloni e cartelli in loco o depliant con punti di riferimento lungo il percorso) sono stati già ampiamente sperimentati all’estero, con ottimi risultati. L’area interessata consente di pensare, grazie alle sue caratteristiche intrinseche, alla possibilità di creazioni di itinerari tematici che privilegino di volta in volta la conoscenza delle caratteristiche storiche, naturalistiche, ambientali, geologiche, culturali, archeologico-industriali, artistiche, ecc. A tale scopo si potrebbero anche tracciare uno o più percorsi attrezzati per intervalli ginnici lungo la marcia, percorsi anche detti “percorsi vita”, secondo la definizione data in ambienti scolastici particolarmente sensibili al grande valore igienico-formativo contenuto nell’attività sportiva goduta nel verde naturale, piuttosto che forzata nel chiuso delle palestre o sulle piste artificiali degli impianti sportivi. Le splendide rive dei laghi, sono interessantissime sotto il punto di vista botanico. Intorno ai bacini lacustri e di palude, troviamo dei canneti di notevole estensione e cariceti dagli enormi ciuffi. Nelle parti di acquitrino possiamo trovare delle tife e ninfee bianche, vicino ai comuni giunchi e agli iris gialli e numerose altre specie di piante e fiori acquatici. La concentrazione di uccelli migratori sulle acque e a riva dei due laghi offre per buona parte dell’anno uno spettacolo eccezionale, dovuto soprattutto all’abbondanza degli animali: germani reali, folaghe, morette e moriglioni, fischioni e alzavole formano gruppi a volte numerosi. In conclusione quindi affinchè sia possibile, per un visitatore che lo voglia, apprezzare le suddette caratteristiche, affinché gli sia possibile cogliere situazioni ambientali particolarmente intense di vita, il volo del Nibbio bruno (Milvus migrans), del Falco pescatore (Pandion haliaetus) a caccia di pesce, i nidi di Germano reale (Anas platyrhynchos ) e dello Svasso maggiore e Svasso tuffetto (Tachybaptus dominicus), nonché della Folaga (Fulica atra) e del Cormorano (Phalacrocorax carbo), oltre agli Aironi cenerini (Ardea cinerea) e le Garzette (Egretta garzetta), affinché tutto ciò ed altro sia possibile, è necessario che lo stesso non turbi con la propria presenza l’Area in osservazione.(fonte Legambiente.it)
Cosa è la Convenzione relativa alle zone umide di importanza internazionale (Area Ramsar)
La Convenzione Internazionale relativa alle zone umide di importanza internazionale, soprattutto come habitat degli uccelli acquatici, meglio nota come Convenzione di Ramsar, è un atto firmato a Ramsar, in Iran, il 2 febbraio 1971 da un gruppo di paesi, istituzioni scientifiche ed organizzazioni internazionali partecipanti alla Conferenza internazionale sulle zone umide e gli uccelli acquatici, promossa dall’Ufficio Internazionale per le Ricerche sulle Zone Umide e sugli Uccelli Acquatici (IWRB – International Wetlands and Waterfowl Research Bureau), con la collaborazione dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN – International Union for the Nature Conservation) e del Consiglio Internazionale per la protezione degli uccelli (ICBP – International Council for bird Preservation).
Cosa sono i Mab Unesco?
Il Programma MAB (Man and the Biosphere) è stato avviato dall’UNESCO negli anni ’70 allo scopo di migliorare il rapporto tra uomo e ambiente e ridurre la perdita di biodiversità attraverso programmi di ricerca e capacity-building. Il programma ha portato al riconoscimento, da parte dell’UNESCO, delle Riserve della Biosfera , aree marine e/o terrestri che gli Stati membri s’impegnano a gestire nell’ottica della conservazione delle risorse e dello sviluppo sostenibile, nel pieno coinvolgimento delle comunità locali. Scopo della proclamazione delle Riserve è promuovere e dimostrare una relazione equilibrata fra la comunità umana e gli ecosistemi, creare siti privilegiati per la ricerca, la formazione e l’educazione ambientale, oltre che poli di sperimentazione di politiche mirate di sviluppo e pianificazione territoriale.
In tutto il mondo vi sono attualmente 621 Riserve, di cui 9 in Italia:
Valle del Ticino (Lombardia/Piemonte) 2002
Monviso (Piemonte) 2013
Miramare (Friuli Venezia Giulia) 1979
Selva Pisana (Toscana) 2004
Arcipelago Toscano (Toscana) 2003
Circeo (Lazio) 1977
Collemeluccio-Montedimezzo (Molise) 1977
Cilento e Vallo di Diano (Campania) 1997
Somma-Vesuvio e Miglio d’Oro (Campania) 1997
L’UNESCO ha promosso la creazione di un Network mondiale delle Riserve della Biosfera al fine di promuovere su scala internazionale lo scambio di studi, ricerche, strumenti di monitoraggio, percorsi educativi, formativi e partecipativi realizzati all’interno delle Riserve stesse.
di Francesco Cancellieri, Centro Educazione Ambientale Messina per greenreport
25 Dicembre 2024