L’emergenza sanitaria Covid 19 ha posticipato nel 2020 l’Overshoot Day al 22 Agosto, più di tre settimane dopo rispetto al 2019. Cosa si può fare per affrontare il cambiamento climatico e migliorare l’equilibrio della nostra impronta ecologica nel rispetto delle risorse naturali rinnovabili del pianeta
Negli anni ci siamo abituati a vedere sempre anticipato di qualche giorno l‘Overshoot Day, ovvero la data in cui inizia il debito ecologico perché la domanda di risorse rinnovabili da parte dell’uomo supera quello che la Terra può rigenerare in quell’anno.
L’Overshoot Day è stato il 29 luglio nel 2019, il 1 agosto nel 2018, il 2 agosto nel 2017, nel 2016 l’8 agosto, nel 2000 a fine settembre, nel 1997 era l’8 ottobre.
La data viene calcolata ogni anno dall’organizzazione di ricerca internazionale Global Footprint Network che confronta l’impronta Ecologica totale con la capacità della Terra di rigenerare risorse naturali rinnovabili nell’anno di riferimento (biocapacità).
L’Impronta Ecologica misura il patrimonio ecologico di cui una data popolazione ha bisogno per produrre le risorse naturali che consuma (compresi i prodotti alimentari e le fibre vegetali, il bestiame e i prodotti ittici il legname e altri prodotti forestali, le infrastrutture urbane) e per assorbire i suoi rifiuti, in particolare le emissioni di carbonio. La biocapacità rappresenta la produttività del patrimonio ecologico di una nazione e la sua capacità di assorbire le emissioni.
Gli impatti della pandemia
L’emergenza sanitaria Covid 19 ha posticipato nel 2020 l’Overshoot Day che sarà il 22 Agosto (siamo in pratica tornati al dato del 2004), più di tre settimane dopo rispetto al 2019. In particolare grazie alle misure di contenimento attuate a livello globale, dal 1 gennaio di quest’anno c’è stata una diminuzione del 9,3% dell’Impronta Ecologica dell’umanità rispetto allo scorso anno. I due fattori principali che hanno contribuito all’inversione di tendenza sono la diminuzione della raccolta di legname e delle emissioni di CO2 da combustibili fossili.
E’ chiaro che, per quanto si tratti di una buona notizia, non ci sia molto da festeggiare: l’inversione di tendenza e la riduzione dell’impronta ecologica e dei consumi energetici sono dovute al lockdown causato dalla pandemia (particolarmente evidenti nel periodo aprile-maggio) e non al risultato di politiche lungimiranti da parte dei paesi, che assicurino l’equilibrio ecologico e il benessere delle popolazioni nel rispetto del budget ecologico del nostro pianeta.
Durante la pandemia l’impronta dovuta alle emissioni di carbonio è diminuita del 14.5%, quella legata al consumo di prodotti forestali è diminuita dell’8.4%; l’Impronta alimentare complessiva non è stata influenzata in misura particolare anche se in alcune zone sono aumentati gli sprechi alimentari e la malnutrizione.
A questo proposito Laurel Hanscom, CEO a Global Footprint Network sottolinea che l’epidemia coronavirus ci ha fatto capire una volta di più quanto il mondo sia interconnesso ma anche quanto siano profonde le disuguaglianze sociali, politiche, economiche e che è sempre più indispensabile “Mettere il concetto di rigenerazione delle risorse da parte del pianeta al centro dei nostri sforzi di ricostruzione e recupero, in modo da aiutare a correggere sia gli squilibri nella società umana che nel nostro rapporto con il pianeta”.
Per soddisfare il bisogno attuale di risorse ci servirebbero 1,6 pianeti perché utilizziamo il 60% in più di quanto si possa rinnovare, a causa di diversi fattori, tra cui la pesca intensiva, l’eccessivo sfruttamento delle foreste e emissioni di anidrite carbonica che le foreste non riescono ad assimilare, con il rischio di eventi meteorologici estremi. Dal 22 agosto fino alla fine dell’anno l’umanità “sovrasfrutterà” le risorse naturali, aumentando il proprio deficit ecologico con la Terra.
L’Overshoot Day cambia da paese a paese, l’Italia non è particolarmente virtuosa considerando che il 14 maggio avevamo già terminato le risorse naturali, in linea con lo scorso anno (15 maggio). Maglia nera al Qatar che già a febbraio aveva raggiunto la data di non ritorno.
Cosa si può fare per il futuro
La pandemia Covid 19 ci ha insegnato che le nostre abitudini e i nostri consumi possono radicalmente cambiare in poco tempo, nel rispetto dell’ambiente e delle risorse che la terra genera ogni anno. E’ necessario che governi, imprese e cittadini collaborino per raggiungere l’obiettivo comune di decarbonizzare l’economia nel rispetto dell’ambiente per affrontare il cambiamento climatico e migliorare l’equilibrio tra la nostra impronta ecologica e le risorse naturali rinnovabili del pianeta.
Global Footprint Network lancia la campagna #movethedate, per cercare di posticipare l’Overshoot Day, perché ognuno di noi può fare in modo di ridurre il proprio impatto sul pianeta.
Per migliorare la sostenibilità si può intervenire in diverse aree:
La progettazione e gestione delle città: Si prevede che l’ottanta per cento della popolazione mondiale vivrà in città entro il 2050. Le strategie di pianificazione urbana e di sviluppo urbano sono fondamentali per bilanciare l’offerta di capitale naturale e la domanda della popolazione
Energia: La decarbonizzazione dell’economia è la nostra migliore opportunità per affrontare il cambiamento climatico, e migliorare l’equilibrio tra la nostra Impronta Ecologica e le risorse naturali rinnovabili del pianeta
Cibo: il modo in cui lo produciamo, distribuiamo e consumiamo influenza la sostenibilità. Approvvigionare il cibo localmente ed evitare cibi altamente trasformati può abbassare l’Impronta Ecologica
Aiutare la natura a rigenerarsi: La qualità della vita dell’umanità dipende dalla salute delle risorse biologiche del nostro pianeta, tra cui il suolo fertile, l’acqua pulita e l’aria pulita necessarie per la prosperità dell’umanità.
Popolazione: Essere impegnati a far sì che tutti vivano una vita sicura in un mondo di risorse limitate richiede di affrontare la crescita demografica della popolazione e l’emancipazione delle donne.