Il 5 febbraio arriva a Lucca “Green effect”, il docufilm sugli impatti ambientali della moda

Il 5 febbraio arriva a Lucca “Green effect”, il docufilm sugli impatti ambientali della moda

Realizzato dall’associazione Ecofashion Italy, accende un faro sui crescenti rifiuti collegati al fast fashion e sulla necessità di gestirli con impianti di prossimità.

Aquasi tre anni dall’introduzione dell’obbligo nazionale di raccolta differenziata per i rifiuti tessili urbani, le imprese dell’economia circolare attive aspettano ancora il via libera definitivo al sistema di responsabilità estesa dei produttori (Epr) – proposto dalla Commissione Ue ormai nel luglio 2023 – pensato per sostenere economicamente la filiera, mentre il fast fashion detta ancora le regole del gioco.

In base ai dati messi in fila dal Wwf, l’Italia è infatti tra i Paesi europei che immettono sul mercato il maggior numero di prodotti tessili, con 23 kg per abitante ogni anno a fronte di una raccolta di soli 2,7 kg procapite, che corrispondono a circa 160 mila tonnellate (di cui 80mila raccolte al Nord, 33,5mila raccolte nel Centro Italia e 46,7mila al Sud).

È in questo contesto che il prossimo 5 febbraio verrà presentato, per la prima volta, il docufilm “Green effect. Fashion for profit” realizzato dall’associazione Ecofashion Italy, con un appuntamento (gratuito) in agenda a Lucca alle ore 10, alla chiesa di San Francesco.

Il docufilm verrà mostrato ai ragazzi delle scuole del territorio è stato realizzato grazie al sostegno e alla collaborazione con Retiambiente, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Cumulus Association, Fondazione Villa Bardini, Green Cross Italy e GreenMe come media partner.

La scelta di Lucca per la prima del docufilm non è casuale: in attesa degli sviluppi Epr sul tessile, nel territorio della provincia di Lucca è già attivo un importante circuito del riutilizzo che permette di avviare a iniziative di solidarietà o di riciclo grandi quantità di vestiario ma ancora gran parte di questo risulta finire a smaltimento. Per questi motivi Retiambiente – il gestore unico e interamente pubblico dei servizi d’igiene urbana lungo 100 Comuni della Toscana costiera – sta avviando la costruzione di un nuovo impianto che sarà destinato a migliorare le fasi della selezione e aumentare la quota di riciclo degli scarti tessili e dei rifiuti da prodotti assorbenti nell’area di Salanetti a Capannori (LU), nonostante le feroci critiche arrivate negli scorsi mesi dai comitati Nimby contrari alla realizzazione dell’impianto.