Il ritorno de “I limiti dello sviluppo”
Di Ugo Bardi
I principali risultati dello scenario “caso base” dello studio “I limiti dello sviluppo”, da un recente articolo del New Scientist di Debora McKenzie (disponibile dopo la registrazione)
Il ritorno di interesse per “I limiti dello sviluppo” continua. Dopo decenni di scherno ed insulti, il valore dello studio del 1972 e delle sue rivisitazioni successive viene sempre più riconosciuto. L’ultimo pezzo nella sequenza è l’articolo pubblicato da Debora McKenzie sul New Scientist del 10 gennaio 2012 ed intitolato “Boom and Doom, revisiting prophecies of collapse”, ovvero “su e giù: rivendendo le profezie di collasso” (si può leggere sul sito New Scientist dopo la registrazione).
Nel complesso, l’articolo di McKenzie è molto ben fatto e riassume tutti i punti principali della storia: come i Limiti non abbia mai compiuto gli errori di cui è stato accusato di aver commesso, in che modo lo studio sia stato demonizzato, e come i suoi scenari siano ancora pertinenti alla nostra situazione attuale. L’articolo è assai ben documentato e cita il parere della maggior parte dei ricercatori che hanno lavorato alla rivalutazione dello studio e dei suoi metodi, tra cui il mio libro, “The Limits to Growth Revisited”.
Un punto che è meno soddisfacente nell’articolo del New Scientist riguarda il rapporto degli scenari dei Limiti con le attuali scoperte della scienza del clima. Si dice che Limiti “sia stato troppo ottimista circa il futuro impatto dell’inquinamento”, ma penso che non sia così. Lo studio infatti conteneva almeno uno scenario in cui il collasso economico avveniva a causa del rapido aumento dell’inquinamento. Ma il punto principale è che i Limiti sia stato forse il primo studio in grado di identificare l’interazione tra l’inquinamento ed il sistema industriale che lo produce. Ciò che, nel 1972, gli autori dei Limiti hanno chiamato “inquinamento persistente” potrebbe oggi essere identificato con l’effetto forzante dei gas serra. Non è possibile, oggi, dire se l’economia crollerà a causa dell’esaurimento delle risorse o a causa del riscaldamento globale, ma che i termini del dilemma siano già stati chiariti nel 1972 va considerata un’intuizione notevole!
L’altro punto che connette “I limiti dello sviluppo” alla climatologia è il trattamento di demonizzazione che lo studio ha ricevuto dopo la sua pubblicazione. Questo punto è ben trattato nell’articolo di McKenzie. La campagna diffamatoria eretta contro Limiti ed i suoi autori è sorprendentemente simile a quella scatenata attualmente contro la scienza del clima e contro gli scienziati del clima. L’unica differenza è che i metodi usati contro la scienza al giorno d’oggi sono molto più aggressivi. Gli autori de “I limiti dello sviluppo” sono stati spesso messi in ridicolo ed insultati; a volte hanno anche ricevuto minacce di morte, ma il livello di abusi che gli scienziati del clima hanno ricevuto negli ultimi tempi è assai più elevato. Ciò avviene, forse, perché le conseguenze del riscaldamento globale sulla nostra società potrebbero essere molto più radicali e temibili di qualsiasi altra cosa che Limiti avesse previsto decenni fa.
Detto questo, è chiaro che possiamo imparare molto dalla storia de I Limiti dello Sviluppo e dalla sua demonizzazione. Purtroppo, una delle cose che impariamo dalla storia è che non impariamo quasi mai dalla storia.
23 Dicembre 2024