Il solare sui tetti vale tre centrali nucleari. Ma il governo è indifferente
Assosolare attacca frontalmente Romani, tacciato di essere indifferente all’imprenditoria del settore. “Sui tetti delle famiglie c’è un potenziale in grado di soddisfare il 6% del fabbisogno nazionale, ma il ministero non ci sente”
Assosolare non va per il sottile. Venerdì scorso l’Associazione Nazionale dell’Industria Solare Fotovoltaica ha attaccato frontalmente il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani, accusato di essere “indifferente” all’imprenditoria del settore. La bozza del quarto conto energia, quello che deciderà i nuovi incentivi per l’energia del sole, è in discussione ormai da un mese e gli operatori del fotovoltaico cominciano a perdere la pazienza. “Nel giro di un paio di settimane daremo certezze al settore”, aveva dichiarato Romani il 9 marzo. Dalla promessa del ministro sono passati più di trenta giorni e ancora non si sa nulla. “I tempi sono largamente scaduti”, ha dichiarato ieri Greenpeace Italia in una nota. “L’averli disattesi è la prova ultima dell’incompetenza del governo a dirigere un settore che dà lavoro a più di 100 mila persone”.
Il 5 aprile, nel corso dell’assemblea annuale, Assosolare ha definito una posizione unitaria degli operatori del settore: conferma del terzo conto energia per gli investimenti già avviati, riduzione morbida degli incentivi senza tetti annuali per i nuovi impianti, decremento del 5% delle tariffe per impianti superiori a 200 kWp (Chilowatt picco, l’unità di misura con cui si misura l’energia prodotta da sole e vento. Diversa da quella provenienta da fonti carbonfossili e nucleare) nel 2011 e nessun taglio per i piccoli impianti (sotto i 200 kWp). Dal 2012 riduzione dell’8% per impianti di piccola taglia e del 10% per quelli superiori ai 200 kWp. Una posizione che distingue nettamente il piccolo fotovoltaico, quello che viene installato sui tetti, dai grandi parchi solari a terra. Numeri chiari, analisi dettagliate che sono state inviate al ministro Romani, con la richiesta di un incontro conclusivo al Ministero dello Sviluppo Economico, ma non hanno ancora ricevuto una risposta. “La mancata risposta alle reiterate richieste di un incontro ci porta a constatare la volontà del ministro di interrompere ogni relazione e condivisione proprio nel momento della finalizzazione del testo”, ha dichiarato Gianni Chiaretta, presidente di Assosolare. “Se questo silenzio si dovesse tradurre nuovamente in un provvedimento a danno del settore, il ricorso a tutte le azioni di denuncia sarà inevitabile sia a livello nazionale che internazionale”.
Tra gli operatori maggiormente interessati dal nuovo conto energia ci sono le società che puntano sul solare “diffuso” con pannelli installati sui tetti delle abitazioni, che permettono alle famiglie di produrre autonomamente l’energia che consumano e di vendere alla rete i kW prodotti in eccesso. “Riteniamo utile che non si faccia di tutta l’erba un fascio”, ha dichiarato al fattoquotidiano.it Gianluca Lancellotti, amministratore delegato di ENER20, una società con sede a Milano che finanzia e installa pannelli fotovoltaici sulle case. “Dovrebbe essere possibile ridurre le speculazione dei grossi impianti senza per questo limitare lo sviluppo del neonato solare domestico, che ha un potenziale rivoluzionario”.
In effetti i dati elaborati da ENER20 parlano chiaro. Un piccolo pannello da 3 kWp produce mediamente 4.000 kWh all’anno. Se cinque milioni di famiglie italiane (su un totale di 22 milioni) installassero sul tetto di casa un pannello, si potrebbero produrre 20 miliardi di kWh per una potenza installata di 20.000 MW: il 30% circa del fabbisogno energetico complessivo delle famiglie (stimato intorno ai 67 miliardi di kWh) e il 6% del fabbisogno nazionale (pari a 317,6 miliardi di kWh). “Se pensiamo che le grandi centrali a gas hanno una potenza di 800 MW e i reattori nucleari di circa 1.600 MW, possiamo dire che sui tetti delle famiglie italiane c’è il potenziale equivalente di numerose centrali tradizionali o nucleari e di almeno tre reattori nucleari in termini di energia prodotta”, continua Lancellotti. “Nelle nostre case si può veramente compiere la terza rivoluzione industriale, con la trasformazione delle famiglie da centri di consumo a centri di produzione, eliminando le perdite di rete e dando stimolo all’occupazione locale con manodopera specializzata. Ci auguriamo che per questa rivoluzione il governo non voglia attendere oltre”.
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22 Dicembre 2024