Inghilterra: stop al cibo in pattumiera, la rivoluzione delle date di scadenza
In Gran Bretagna nuove regole per evitare gli sprechi. La dicitura ‘vendere entro’ creava confusione. “Bisogna precisare che i prodotti sono commestibili anche dopo il giorno indicato”. In Gran ” dal nostro corrispondente
LONDRA – La data è scaduta, ma la scatoletta di cibo è ancora in frigo: che fare? Mangiarlo lo stesso, magari dopo avergli dato una annusatina, oppure gettarlo nella spazzatura? Questo dilemma, comune a milioni di famiglie nell’Occidente del consumismo, non si porrà più nel Regno Unito, dove il governo ha deciso di abolire l’avvertenza “sell by” (vendere entro – seguita da una data) che appare attualmente sulle confezioni di tutti i tipi di prodotti alimentari.
Il motivo è evitare o perlomeno limitare uno spreco colossale: gli esperti calcolano che 5 milioni di tonnellate di roba da mangiare, la cui data di vendita è scaduta ma che in realtà è ancora perfettamente commestibile, vengono buttate via ogni anno, per un valore di 12 miliardi di sterline (circa 14 miliardi di euro), soltanto in Gran Bretagna.
Lo sperpero così generato ha conseguenze sul budget delle famiglie, che spendono una media di 700 sterline l’anno (850 euro) per cibo che non viene utilizzato, e in senso più ampio sul bilancio della società: gli alimentari buttati via aumentano le dimensioni dei rifiuti da trasportare agli appositi depositi dell’immondizia ed eventualmente da eliminare, operazioni che costano denaro e causano inquinamento.
E disfarsi di prodotti ancora buoni, in un mondo incapace di sfamare tutta la sua popolazione, è un controsenso che mette sotto accusa l’intera catena alimentare. Del problema si parla da tempo, del resto, non solo a Londra ma in
tutta Europa e negli Stati Uniti: le iniziative per ridurre gli sprechi di cibo, facendo più attenzione su come, quanto e dove acquistarlo, si moltiplicano ovunque, Italia compresa.
“Vogliamo mettere fine alla confusione cui si trova davanti il consumatore, quando fa la spesa al supermercato o nei negozi”, ha affermato il ministro dell’Ambiente britannico Caroline Spelman, commentando il provvedimento. In Inghilterra l’incertezza è aumentata dal fatto che molti prodotti hanno due o più date: una riguarda la scadenza del periodo in cui la merce può essere esposta e venduta, una indica entro quale data andrebbe consumata (“use by”) e un’altra ancora entro quale data il prodotto sarebbe nelle condizioni migliori, ottimali (“best by”).
D’ora in avanti l’etichetta avrà solo la dicitura “best by” per gli alimentari in scatola o sottovetro, per gli snacks, le marmellate, i biscotti e altri prodotti simili, informando dunque che entro una certa data il prodotto è al suo meglio, ma che si può mangiare anche dopo la scadenza; mentre avrà solo la dicitura “use by” (da consumare entro) per i cibi che è effettivamente nocivo mangiare dopo una certa data, come i formaggi soffici, la carne fresca, il pesce, le uova.
La nuova misura è stata varata dal Department for Food, Environment and Rural Affairs dopo consultazioni con produttori, catene di distribuzione e associazioni di consumatori. Vari attivisti contro gli sprechi si battevano da anni per cambiare il sistema di datazione delle scadenze, che fu introdotto nel 1980.
ENRICO FRANCESCHINI Repubblica
26 Dicembre 2024